statistiche

Srm: dal Terzo settore il 5% del Pil italiano

Il comparto vale 80 miliardi e produce 1,14 milioni di posti di lavoro

di Vera Viola

(AdobeStock)

2' di lettura

Il Terzo Settore si conferma sempre più vitale e dinamico, con un valore economico stimato in circa 80 miliardi di euro, pari al 5% del PIL. Ma è necessaria una valutazione che va oltre la dimensione prettamente economica e considera anche le modalità attraverso cui il comparto agisce, tra cui la dimensione relazionale e la diffusione di valori. Questa la fotografia del Terzo settore in Italia, scattata da Srm, il centro di studi e ricerche sull'economia del Mezzogiorno, di Intesa Ssanpaolo.

Per Srm le entrate di bilancio del terzo settore testimoniano la dinamicità. «Il totale delle entrate delle istituzioni non profit attive è pari a 70 miliardi – si legge nello studio – di cui solo il 12% afferisce al Mezzogiorno (8,4 miliardi di euro). Sia le entrate che le uscite sono in crescita nel 2015 rispetto al 2011, rispettivamente del 10,1% e del 6,9%. Il 77,6% delle entrate si concentra in cinque settori di attività: sanità (17,1%), cultura, sport e ricreazione (16,9%), assistenza sociale e protezione civile (16,7%), altre attività (15,8%), istruzione e ricerca (11,1%).
Dai privati la gran parte dei finanziamenti
Nell’85,5% delle istituzioni non profit italiane la fonte di finanziamento principale è di provenienza privata, mentre nel 14,5% dei casi è prevalentemente pubblica (quota che cresce leggermente rispetto al valore rilevato nel 2011, pari al 13.9%).
Lavoratori coinvolti
Anche in termini di risorse umane impiegate, la labour intensity del settore è rilevante. Nelle società nonprofit operano circa 1,14 milioni di lavoratori retribuiti, di cui 845mila addetti dipendenti e circa 294 mila lavoratori esterni. Accanto ai lavoratori retribuiti ci sono 5,5 milioni di volontari, tra cui la quota degli uomini è pari a quasi il 60%, superando quella delle donne, mentre la componente femminile risulta maggioritaria tra i lavoratori retribuiti. In particolare, in riferimento ai lavoratori dipendenti si rilevano 606 mila lavoratrici rispetto ai 239 mila colleghi maschi, con un rapporto di 2 donne ogni uomo.
I beneficiari
Ovviamente il significato dell'azione delle istituzioni operanti nel mondo del Terzo Settore assume la sua massima rilevanza quando si misura la numerosità dei beneficiari (in particolare quelli in situazioni di disagio). Nell'ultima rilevazione censuaria dell'Istat sulle non profit sono segnalati i destinatari di servizi con “specifico disagio” vale a dire quelle fasce di utenza che, per ragioni diverse (malattia, disabilità, immigrazione, disagio psichico…), manifestano bisogni di assistenza, cura, educazione che vengono poi soddisfatti dalle diverse non profit. Essi assommano in totale a 26,3 milioni, oltre 1/3 della popolazione italiana, enfatizzando pertanto il carattere più autenticamente sociale e dando la netta sensazione di un big player (il Terzo Settore nel suo insieme) del welfare sociale: secondo rispetto al sistema pubblico, con settori a posizioni invertite, come le cure domiciliari o l'educazione pre-scolare.

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