Stanze in condivisione, le chiedono più i lavoratori che gli studenti
Lo rileva un’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Idealista. Se, sul lato della domanda, la chiede il 35% degli studenti e il 36% dei lavoratori,emerge che la composizione mista dei coinquilini è la più frequente, rappresentando il 44% del campione. Nelle grandi città l’affitto per chi studia è più alto di quello richiesto a chi ha un’occupazione
di Laura Cavestri
I punti chiave
3' di lettura
Nel mondo degli affitti di stanze in case in condivisione, per la prima volta, sono più i lavoratori che gli studenti a chiedere questo tipo di sistemazione. Lo rileva un’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Idealista. Se, sul lato della domanda, la chiede il 35% degli studenti e il 36% dei lavoratori, l’analisi rivela anche che la composizione mista dei coinquilini è la più frequente, rappresentando il 44% del campione.
La media italiana vede i prezzi medi per gli studenti fissati a 380 euro, mentre per i lavoratori si attestano a 370 euro mensili.
«I dati – ha affermato Vincenzo De Tommaso, responsabile dell’Ufficio Studi di Idealista –confermano una realtà che vediamo da anni, ovvero la complessità dell’accesso all’abitazione di molti lavoratori, che li ha spinti verso appartamenti condivisi, raggiungendo il 50% della domanda di questo tipo di soluzioni. Allo stesso modo, in un contesto di tassi in aumento che rendono difficile l’acquisto, è molto probabile che questa tendenza aumenti nel medio termine e che la domanda di appartamenti condivisi da parte degli occupati superi di gran lunga il 50%, generando ulteriori tensioni sui prezzi».
L’offerta città per città
Nelle grandi città, la percentuale di stanze in affitto destinate agli studenti è addirittura inferiore alla media nazionale del 28%, con un’offerta che scende al 26% a Roma e addirittura al 24% a Milano.
All’opposto, l’offerta per studenti risulta più elevata a Bologna e Messina (entrambe con il 44%), quindi Genova (42%), Torino (40%) e Napoli (38 per cento). In questi centri c’è una netta maggioranza di camere per studenti. Cagliari, invece, è la città con la più alta percentuale di camere per lavoratori, poiché a loro è destinata il 46% dell’offerta. Seguono Firenze (38%), Bologna (37%), Roma (37%), quindi Bari e Palermo rispettivamente con il 35% e il 30% dell’offerta rivolta esclusivamente ai lavoratori. In tutti gli altri capoluoghi il peso delle stanze per i lavoratori è inferiore al 30 per cento.
La domanda città per città
Se la domanda di stanze in case in condivisione è oramai bilanciata tra studenti e lavoratori, questa resta preponderante da parte della popolazione studentesca in capoluoghi come Venezia (57%) Torino e Genova (40 per cento). Milano si attesta al 34%, Roma solo al 27 per cento. All’opposto Cagliari (17%), Firenze (22%) e Palermo (24%) sono le tre città dell’analisi con meno domanda da parte degli studenti.
La richiesta di stanze da parte dei giovani lavoratori supera quella studentesca in cinque città: Bologna (38%), Milano, Palermo e Messina (35%) e Firenze (27 per cento). Reggio Calabria è in totale equilibrio, con il 28% della domanda proveniente da studenti e il 28% da lavoratori. I restati otto centri vedono una maggioranza di richieste provenienti dagli studenti, con Venezia caso limite, dove praticamente non esiste un mercato di stanze per lavoratori.
Prezzi
Le differenze più significative emergono nelle singole città. A Bologna, ad esempio, le stanze destinate agli studenti risultano essere più costose del 15% rispetto a quelle offerte ai lavoratori, con una media di 550 euro per gli studenti e 470 euro per i lavoratori. Roma e Genova e seguono con sovrapprezzi rispettivamente del 7% e del 3% per gli studenti.
In alcune città come Milano, Messina e Napoli, non vi è alcuna differenza di prezzo tra le case destinate agli studenti e quelle per i lavoratori. Al contrario, in sette città, tra cui Catania, Bari (-9%), Cagliari, Reggio Calabria (-11%), Palermo (-12%), Torino (-20%) e Firenze (-26%), gli appartamenti in affitto per studenti risultano addirittura più convenienti rispetto a quelli destinati ai lavoratori. A Venezia, la scarsità di annunci per lavoratori non ha permesso, invece, di fare una comparazione tra i due filtri.
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