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Starfield: perché il gioco più atteso dell’anno è il simulatore spaziale?

Non si sa ancora quando sarà pubblicato, ma da cinque anni infiamma le fantasie di milioni di videogiocatori

di Emilio Cozzi

Starfield: Official Gameplay Reveal - Xbox & Bethesda Games Showcase 2022

2' di lettura

Non si sa ancora quando sarà pubblicato, ma da cinque anni infiamma le fantasie di milioni di videogiocatori: si intitola Starfield e promette, in un giorno imprecisato del 2023, di far vivere l’esplorazione spaziale come mai prima, almeno con un joypad in mano. Il suo annuncio risale al 2018, quando all’E3 di Los Angeles suscitò applausi a scena aperta trattandosi della prima nuova proprietà intellettuale, dopo 25 anni, di Bethesda Games Studio, i creatori di franchise da antologia videoludica come Doom, Skyrim e Wolfenstein. Non solo: a causa di due rinvii, Starfield dovrebbe essere il primo gioco di Bethesda in esclusiva per piattaforme Microsoft dopo l’acquisizione, da parte del colosso di Redmond, del gruppo ZeniMax (holding proprietaria di Bethesda) per 7,5 miliardi di dollari, avvenuta nel 2020.

I motivi per cui Starfield è il videogame più chiacchierato del momento superano, però, i confini del business: con dieci minuti di gameplay, la sua anteprima ha monopolizzato lo showcase di Microsoft e Bethesda un paio di giorni fa. Merito di una veste grafica prodiga di meraviglie – difficile distinguerlo da un blockbuster cinematografico – e di un rigoroso approccio da gioco di ruolo, caratteristica che sommata all’ambientazione spaziale e alla ampia possibilità di configurarne personaggi, equipaggiamenti e mezzi – costruendo astronavi, o avamposti - potrebbe tradursi nel più profondo simulatore di vita extra-terrestre a memoria di gamer.

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Starfield: Official Teaser Trailer

«Il gioco più ampio e ambizioso» di Bethesda – così dicono loro - permetterà di muoversi in prima e terza persona dentro e fuori astronavi personalizzabili, implementerà le sequenze di combattimento con la fisica gravitazionale dei mille esopianeti previsti, consentirà di visitare colonie e accumulare risorse rintracciate all’esterno del Sistema Solare, dove nella finzione narrativa Starfield rintraccia l’avanguardia della nostra specie (nel 2330). È in quest’ultimo aspetto – oltre che nelle schermaglie decisamente terrestri - che Starfield dimostra quanto il gaming, oggi, sia profetico: che l’espansione, anche commerciale, delle attività umane sia oltre il cielo lo confermano la crescita della space economy e l’orda di space billionaires guidata da Elon Musk e Jeff Bezos. Che poi quest’ultimo, esattamente come il creatore dell’anime culto giapponese Gundam, per apparecchiare la futura dislocazione dell’Uomo nelle orbite basse si sia ispirato all’opera di un fisico degli anni Settanta – il Gerard O’Neill di Colonie umane nello spazio – dovrebbe ribadire una vecchia abitudine della fantascienza: tradursi, prima o poi, in realtà. In un frangente, Starfield ha mostrato i rottami del rover Nasa Opportunity, lanciato su Marte nel 2003: è già memoria del futuro.


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