Stati generali, strappo Confindustria-Governo con botta e risposta sulle accise
Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha denunciato ritardi nelle procedure per la liquidità e rivendicato la restituzione alle imprese delle accise energia
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Si apre questa mattina, alle 9, la quinta giornata degli Stati Generali a Villa Pamphilj con gli incontri con il settore produttivo. Governo e Confindustria provano a ricucire lo strappo diplomatico che si è consumato nelle relazioni tra lo Stato e le rappresentanze dell’impresa. Mercoledì il presidente Carlo Bonomi ha denunciato ritardi nelle procedure per la liquidità, rimarcando che finora la cassa integrazione è stata anticipata dalle imprese.
Il premier Conte ha spiegato di non avere pregiudizi, ammettendo ritardi ed errori su liquidità e cig, ma ha sottolineato di non poter rispondere di carenze strutturali vecchie di 20 anni.
E sulle accise energia, alla richiesta di Bonomi di restituire 3,4 miliardi “pagati impropriamente” dalle imprese, come da sentenza della Cassazione, Conte ha replicato: «Oggi voliamo alto, questa partita dare-avere verrà risolta dai nostri uffici».
Al termine della quarta giornata di incontri a Villa Pamphilj, il premier Giuseppe Conte ha sottolineato che «il piano di rilancio - che sarà presentato la prossima settimana - è stato molto apprezzato», dichiarando la disponibilità ad accettare idee e valutando che il clima è proficuo. Conte ha assicurato che nei confronti del mondo industriale non esiste alcun genere di “pregiudizio” e in serata anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi ha usato termini più concilianti, anche se, nella sostanza, mantenendo il punto: tra governo e imprese, ha detto, «i rapporti sono stati e sono buoni, credo di poter affermare che c’è stima reciproca. Ma abbiamo il dovere - ha sottolineato - di fare critiche, anche costruttive su temi economici. E Confindustria ha il dovere di fare proposte, cosa che abbiamo sempre fatto».
Anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha cercato di riportare la dialettica nei binari del dialogo. Nel Paese c’è “coesione e maturità” in un “momento così difficile” e “al di là di tante inevitabili polemiche e discussioni che ci sono e che a volte appaiono sopra le righe”.
Lo scontro sulle accise
Se il riferimento è agli industriali, la risposta è arrivata a stretto giro da Bonomi: i toni non sono sopra le righe ma non è una tregua, anzi. Nella concretezza del pressing sul Governo la posizione di viale dell’Astronomia è ancora più netta, durissima. Bonomi non la prende alla larga: «Chiedo immediato rispetto per la sentenza della Magistratura che impone la restituzione di 3,4 miliardi di accise sull’energia, impropriamente pagate dalle imprese e trattenute dallo Stato nonostante la sentenza della Corte di Cassazione che ne impone la restituzione».
Il premier tranquillizza: «La sentenza è di fine 2019, un contenzioso Stato-imprese: i nostri uffici ci lavoreranno» e poi rivolge alle imprese l’invito a volare alto. Anche Gualtieri prova a glissare: «Confindustria sa benissimo che lo Stato farà la sua parte. C’è una questione tecnica».
I debiti dello Stato verso le imprese
Ma Bonomi va oltre: se i rapporti tra Governo e industriali vanno ritarati, «ora si onorino i contratti e i debiti verso le imprese». E ancora: «L’impegno contro una nuova dolorosa recessione può avere successo solo se non nascondiamo colpe ed errori commessi da tutti negli ultimi 25 anni».
Anche qui la replica di Conte è sul filo: «Facciamo ammenda per eventuali carenze che si stanno dimostrando e abbiamo l’umiltà di ammettere ritardi ed errori. Fermo restando che certo non possiamo essere chiamati a rispondere di carenze strutturali che il sistema Italia si porta dietro da circa 20 anni».
Le preoccupazioni sulla gestione dell’emergenza coronavirus
Per Carlo Bonomi l’incontro agli Stati generali diventa anche l’occasione per ribadire critiche e preoccupazioni degli industriali sulle misure messe in campo per sostenere un mondo produttivo travolto dall’emergenza Covid-19, chiede «una democrazia moderna con istituzioni efficienti e funzionanti, cioè con una Pubblica amministrazione “buona”» . E attacca anche sui crediti Iva alle imprese : «Non possiamo operare restando in attesa per oltre sessanta mesi». Ma Conte distribuisce le responsabilità. «Se da tanti anni in termini di Pil o produttività il Paese è al di sotto della media europea, evidentemente ci sono problemi strutturali che si trascinano. Però la questione non prevede di piangersi addosso».
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