Stato d’emergenza verso la proroga dopo il 31 luglio, ecco a cosa servirà
Il premier Draghi è orientato a prorogare lo stato di emergenza in scadenza il 31 luglio. La Lega spinge per non rinnovare il provvedimento
di Andrea Gagliardi
I punti chiave
2' di lettura
Portare a termine la campagna vaccinale , una partita complessa che richiede poteri speciali per risolvere il nodo degli approvvigionamenti, inclusa la sostituzione di Astrazeneca per gli under 60 con Pfizer o Moderna. Arginare la diffusione della variante Delta, che ha fatto risalire i contagi in Gran Bretagna. Mettere ordine nel caos delle Regioni spesso in ordine sparso. Prepararsi alla somministrazione della terza dose, ormai giudicata inevitabile, a partire dal personale sanitario.
Sono le ragioni principali che spingono il premier Mario Draghi verso la proroga dello stato di emergenza per l’emergenza Covid, in scadenza il 31 luglio. Anche se il tema divide le forze politiche anche all’interno dell’Esecutivo, con la Lega che spinge per non rinnovare il provvedimento.
Stato di emergenza in scadenza il 31 luglio
Lo stato di emergenza è stato deliberato per la prima volta dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020 dal governo Conte. Di proroga in proroga si è arrivati fino al 31 luglio 2021. La durata dello stato di emergenza nazionale, come previsto dall’articolo 24 del decreto legislativo 1/2008, non può superare i 12 mesi ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi. Con lo stato di emergenza si possono attuare interventi speciali con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge, rispettando i principi generali dell’ordinamento giuridico.
I poteri dello stato d’emergenza
Con la dichiarazione dello stato di emergenza, prorogabile al massimo fino a gennaio 2022, vengono snellite le procedure di approvazione di leggi e decreti. Vengono anche disposte le misure sanitarie, come l’obbligo delle mascherine all’aperto o il distanziamento sociale, e incentivato il ricorso allo smart working per le aziende. Il governo, inoltre, può ricorrere ai Dpcm , decreti che non passano attraverso l’approvazione parlamentare. Anche se con l’esecutivo Draghi si è di fatto esaurita la stagione dei Dpcm. Il premier, a differenza del predecessore Giuseppe Conte, infatti, ha preferito intervenire attraverso decreti legge, soggetti alla conversione in legge del Parlamento.
Verso la conferma del commissario e del Cts
La proroga dello stato di emergenza consente anche di mantenere in funzione gli organismi creati per far fronte alla pandemia, a partire dal commissario straordinario e dal Comitato tecnico scientifico (Cts). Quest’ultimo è stato istituito il 5 febbraio 2020 con ordinanza del ministero della Salute e poi modificato, nella sua composizione, il 17 marzo 2021. Attualmente è composto da 11 membri, con il ruolo di coordinatore affidato al presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, e quello di portavoce a Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
Le norme sullo smart working
Allo stato di emergenza sono legati anche provvedimenti che riguardano la dad e alcune disposizioni lavorative nel caso di classi scolastiche in quarantena. Lo stato di emergenza ha consentito inoltre l’adozione nel settore privato dello smart working semplificato, cioè senza la necessità dell'accordo individuale tra azienda e lavoratore. Indipendentemente dalla proroga dello stato di emergenza, il sistema andrà avanti fino al 31 dicembre. La misura è stata infatti introdotta nella legge di conversione del Dl Riaperture 52/2021 all’esame del Senato dopo il via libera della Camera. Dopo si tornerà a siglare gli accordi individuali.
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