Staviski, il grande truffatore: e la Francia scese in strada
di David Bidussa
2' di lettura
Gli scandali giudiziari, il fallimento finanziario di Serge Stavisky, come di altri speculatori con appoggi politici all'interno del governo di centro, il prolungarsi della crisi economica che in Francia significa non solo recessione, ma anche stagnazione, e che tocca il suo punto più basso tra novembre 1933 e aprile 1934, sono tutti elementi che all'inizio del 1934 danno forza alle formazioni dell'estrema destra francese di stimolare la mobilitazione antigovernativa e il malcontento. Il 6 febbraio 1934 le varie formazioni della destra francese indicono una manifestazione a Parigi per dare sfogo alla rabbia e “marciare” contro il Parlamento corrotto nel giorno dell'insediamento del nuovo governo.
Una folla valutata in 50mila manifestanti (cui non sono estranei anche alcuni settori di manifestanti comunisti) tenta di marciare contro i palazzi del potere e arriva fino a 200 metri dal Parlamento con l'intenzione di assaltarlo. La reazione è durissima: la polizia spara sui dimostranti causando 16 morti e quasi 700 feriti (una descrizione di quegli scontri di piazza con un occhio di simpatia ai manifestanti è data da Pierre Drieu La Rochelle nel suo romanzo Gilles)
La risposta, sei giorni dopo (il 12 febbraio 1934) sarà la Francia in strada (mezzo milione di persone solo a Parigi) a sostenere la democrazia e a chiedere la messa fuorilegge delle leghe di estrema destra.
In quella settimana è soprattutto la provincia francese ad essere la protagonista della risposta. Mentre a Parigi le leghe di destra sono ancora padrone della strada, è infatti la provincia a prendere l'iniziativa della risposta democratica. Spontaneamente, già la sera del 6 e poi ancora nei giorni successivi, a Lilla, Nizza, Grenoble, Marsiglia, Nancy, Nantes, Nevers, Saint Nazare Lorient, Nimes, Tolosa, Cherbourg, Valence, Rouen, militanti di sinistra, di partiti politici spesso in reciproco confitto decidono che quello non è più il tempo del litigio o dello scontro, ma quello dell'unità d'azione contro i nemici della democrazia.
Si apre un tempo in cui il confronto tra destre e sinistre è destinato a segnare tutto il resto del decennio a fasi alterne: favorevole alle sinistre fino all'estate del1936 con il trionfo del fronte popolare e l'ascesa al governo di Léon Blum, sempre più spostato a destra a partire dal giugno 1937, con un sentimento di crescente simpatia nei confronti della Germania di Hitler. Sentimento che segna la parabola della crisi del Paese, e che giunge al suo epilogo il 23 giugno 1940, il giorno in cui la Francia si arrende alla Germania nazista.
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