Consapevolezza e unicità nelle storie dei campioni

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Stefano Raimondi

(REUTERS)

Dall'incidente in scooter al record di medaglie (7) della spedizione azzurra

Dacci oggi la nostra medaglia quotidiana. Nessuno dei 113 atleti italiani ha vinto quanto Stefano Raimondi, 23 anni di Soave (Verona), al debutto paralimpico: un oro, quattro argenti e due bronzi. Solo un altro atleta, l'ucraino Maksym Krypak, gli ha tenuto il passo. Stefano inizia la sua collezione di medaglie con la più preziosa, l'oro nei 100 rana SB9. Basta il suo post su Instagram per capire la luce e il buio: «Entravo per la prima volta in acqua a cinque anni e oggi, nonostante tutto, sono sull'Olimpo!». Il nonostante tutto è l'incidente in scooter che nel 2013 gli ha lasciato lesioni permanenti a una gamba e una nuova vita: «Questa disciplina è stata per me un'occasione di rinascita, perché proprio attraverso lo sport sono tornato a camminare». Stefano nuota una rana prepotente e ha fatto il vuoto dietro a sé, seminando i russi Isaev e Bartasinskii. Dominio assoluto, poi, con l'oro al collo, la voce si incrina e vince la commozione nel dire grazie a famiglia, staff, società sportiva, ex allenatore e fidanzata (Giulia Terzi, ndr, anche lei pluri-medagliata). Dopo questo viaggio fatto di nove gare e sette medaglie, ci regalerà ancora sorprese: al Centro federale di Verona ha condiviso allenamenti e fatiche, scherzi e allegria con vista su Tokyo con Thomas Ceccon - un argento e un bronzo ai Giochi 2020 - e la loro quotidianità in acqua è diventata un docu-film per raccontarci come il talento liquido diventa vincente. E dire che tutto questo azzurro era iniziato da una gran paura, quella della mamma di Stefano per l'acqua. L'aveva buttato in acqua fin da bambino per evitargli il terrore del blu e lui riemerge dalle acque, statuario e felice come un Michael Phelps in salsa tricolore.

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