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Sciopero a Melfi: Fim, Uilm, Fismic e Ugl uniti contro Stellantis

Per la prima volta dopo la spaccatura sul contratto collettivo aziendale uno sciopero coinvolge i firmatari - Fim, Uilm, Fismic e Ugl - e la Fiom

di Filomena Greco

Stellantis, Urso: "Invertire la rotta, obiettivo produrre 1 milione di auto"

3' di lettura

A Melfi è la giornata dello sciopero di otto ore indetto da tutte le sigle sindacali, comprese Fim e Uilm dalla Fiom-Cgil, con Fismic e Ugl, per tutto il settore dell’auto in Basilicata. La produzione è ferma nello stabilimento di Stellantis per la protesta organizzata dalle sigle dei metalmeccanici, che ha coinvolto anche le fabbriche dell’indotto di tutto il territorio. Secondo i sindacati l’adesione è stata altissima al primo turno, tra il 90 e il 100% dei lavoratori mentre l’azienda parla di una quota pari al 25% e di una produzione ferma per mancanza di componenti.

Si tratta del primo sciopero, che ha coinvolto direttamente Stellantis, a cui hanno aderito tutte le sigle sindacali, al netto delle manifestazioni nazionali dei metalmeccanici, dopo la spaccatura - Fim, Uilm, Ugl e Fismic da un lato, Fiom dall’altro - sul contratto collettivo aziendale, mai sottoscritto dalla Fiom-Cgil. Quest’ultimo infatti prevede, in caso di conflitto con l’azienda, di attivare una procedura di raffreddamento. Lo sciopero invece resta in piedi per proteste di tipo territoriale come nel caso dell’auto in Basilicata, nella provincia di Potenza.

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Protesta contro l’incertezza del settore

«Nel mirino della protesta dei sindacati ci sono il governo, la Regione Basilicata e Stellantis» sottolinea la nota sottoscritta dai sindacati venerdì scorso per annunciare la protesta che coinvolge i lavoratori del settore automotive della provincia di Potenza, dello stabilimento Stellantis di Melfi, dell’indotto e della logistica. Obiettivo è «protestare contro la situazione di incertezza che si trascina ormai da diverso tempo e non più sostenibile per i lavoratori»: questo ribadiscono i rappresentanti di Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl metalmeccanici.

In contemporanea, anche la Fiom Cgil ha indetto uno sciopero di otto ore per «le mancate risposte dell’azienda sull’organizzazione del lavoro, su sicurezza e carichi di lavoro. La situazione è diventata insostenibile anche a seguito delle scelte scellerate dell’azienda di continuare con gli incentivi all’esodo e le trasferte senza che ve ne siano le condizioni» come sottolineato dalla segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita.

Le richieste al governo

Secondo i sindacati firmatari, che a luglio scorso hanno sottoscritto un accordo sulla futura organizzazione dello stabilimento in vista dell’avvio dei nuovi modelli, «gli accordi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali non possono essere oggetto di continui rinvii. Il governo deve fare di più e creare le condizioni per assicurare investimenti capaci di assicurare un futuro occupazionale sicuro e duraturo».

Ad accomunare le due proteste c’è la preoccupazione per la tenuta dei volumi produttivi a Melfi e per i ritardi dell’azienda negli investimenti sulla nuova piattaforma. Da Stellantis, ribadiscono Fim e Uilm, con Fismic e Ugl, «non è arrivata ancora nessuna risposta sul nome dei quattro modelli e sulla quinta autovettura da produrre nello stabilimento di San Nicola di Melfi, né sulla quantità di produzione necessaria per la salvaguardia dell’occupazione. Il tempo dei rinvii è finito. I lavoratori meritano risposte immediate da parte dell’azienda».

Situazione complicata

La situazione nel principale stabilimento del Gruppo in Italia è complicata da mesi per colpa dei volumi in calo, del complesso processo di transizione che porterà la fabbrica a ospitare la nuova piattaforma del Gruppo Stla Medium e per le grandi preoccupazioni dell’intero indotto, rilanciate anche da Confindustria Basilicata, sullo scarso coinvolgimento delle imprese nelle nuove commesse per i futuri modelli elettrici.

I sindacati chiedono un incontro «sul merito circa la realizzazione di un patto con un progetto regionale sull’auto che deve essere in grado di tutelare il lavoro e i lavoratori» e chiedono al governatore Bardi di «tramutare i proclami in fatti». Intanto è attivo un presidio davanti ai cancelli della fabbrica.

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