Stipendi trasparenti e meditazione Ecco la software house senza capi
Mondora è una Bcorp dove le decisioni vengono condivise con il gruppo
di Enza Moscaritolo
4' di lettura
Un’organizzazione piatta, “teal”, senza capi né gerarchie, dove si lavora in gruppi e per obiettivi. Un’azienda dove gli stipendi sono trasparenti e dove, se qualcuno sbaglia, ci celebra l’errore con un failure party e una bottiglia di spumante. Al venerdì, poi, è prevista una sessione di meditazione, anche da remoto, perché l’ufficio non è un luogo da presidiare, ma dove incontrare i colleghi per confrontarsi di persona, solo quando necessario. Ci sono poi i laboratori di filosofia e la psicologa che approfondisce strumenti di comunicazione assertiva. Per i neo assunti non c’è un training formale ma tutti i membri del team aiutano il nuovo arrivato ad ambientarsi. C’è poi Cycle2Work che è un progetto che premia i colleghi che si recano al lavoro in bicicletta o a piedi: su una piattaforma ciascun lavoratore verifica quanti rimborsi ha guadagnato recandosi in bici al lavoro e un chatbot che interagisce con le app Strava e BlueMeteo, aiutando a pianificare mensilmente i viaggi.
È questa la realtà quotidiana di chi lavora in mondora srl sb (in minuscolo), una software house fondata nel 2002 da Michele e Francesco Mondora, con sede operativa a Berbenno di Valtellina e legale a Milano, specializzata nella fornitura di servizi It per le aziende. È una Bcorp e un’azienda Benefit (nel 2019 insignita per la quarta volta consecutiva del premio Best for the World, riservato alle Bcorp con le migliori performance in Europa e nel mondo) che prova a coniugare profitto e umanizzazione del lavoro, con un’attenzione all’innovazione – sia tecnologica che di processo – e all’ambiente. Lo fa, ad esempio, assumendo un agricoltore, che coltiva il terreno di proprietà dell’azienda, ogni 20 persone che lavorano in mondora: questi ultimi, poi, possono destinare alcune ore lavorative a quest'attività.
Inoltre, per ogni nuovo assunto, mondora acquista una forma di formaggio Storico Ribelle – il Bitto Storico – per sostenere quest’industria locale. Nel progetto che prende il nome di Hire Bitto, ogni forma viene decorata e lasciata invecchiare in una casera, e dopo tre anni, il valore del formaggio è incrementato e può essere messo all’asta: i guadagni vengono reinvestiti in altro formaggio o in un altro progetto benefit. I risultati premiano mondora: ha chiuso il 2018 con un fatturato di 4,3 milioni di euro e la previsione di chiusura del 2019 è di 4,7 milioni di euro. Qui non ci sono capi. Le decisioni vengono condivise con il gruppo di lavoro che supporta ogni singola scelta. Per entrare a lavorare in mondora bisogna pensare a quale contributo dare all’azienda e ai colleghi: «Il processo di hiring è tutto nostro – spiega Francesco Mondora - non abbiamo un ufficio del personale; i lavoratori vengono assunti dai loro colleghi. I candidati devono presentare un progetto con il quale spiegano come intendono impegnarsi per produrre un impatto utile a migliorare il pianeta attraverso mondora, raggiungendo un risultato misurabile. Alla parola “dipendente” preferiamo “collega” - aggiunge - e chiediamo a ciascuno di essere autonomo, responsabile e adulto. Ci piace dire che siamo una human centered company: l’essere umano non può essere considerato un mero strumento di produzione, ma va incoraggiato a sviluppare il proprio talento».
A Mondora si lavora in agile e in open source, si usa il metodo scrum. Salari e bilanci sono trasparenti. «La trasparenza è importante perché genera un processo di consapevolezza di ciò che si guadagna all’interno dell’organizzazione – prosegue - ma agli incentivi personali di salario preferiamo il concetto di premialità. L’incremento di salario viene deciso dal gruppo che premia il singolo collega per l’impegno e i risultati raggiunti. Il bonus, invece, arriva solo in caso di un’ottima performance, grazie ad un extra del cliente erogato al gruppo che decide come utilizzarlo, sempre, però, perseguendo una finalità mutualistica».
La scelta di mondora è chiara anche in fatto di clienti, introducendo gli accordi di interdipendenza che vincolano il contraente a compiere un’azione virtuosa, in cambio del tradizionale “sconto”. «E' importante sapere quale impatto producono i nostri clienti – commenta Michele Mondora - per noi lo sconto è quella cifra cui siamo disposti a rinunciare, una sorta di scommessa che facciamo con il cliente per un mondo migliore. Abbiamo costruito un sistema live di metriche misurabili dove possiamo stabilire con certezza, ad esempio, quanta carta il cliente virtuoso è riuscito a risparmiare». «La logica di interdipendenza è inserita in qualsiasi accordo con i clienti, è una clausola negoziata esattamente come fosse uno sconto – aggiunge Francesco - se tale impegno non sarà rispettato, quella cifra ci verrà restituita e sarà utilizzata in maniera chiara e trasparente per un progetto analogo». È in lavorazione una piattaforma per misurare quotidianamente l’impatto generato, sia positivo sia negativo, e dovrebbe essere pronta entro giugno 2020.
L’azienda valtellinese è stata acquisita in due tranche (il 51% nel 2016 e il 49% nel 2018) dal gruppo TeamSystem che conta 1.800 dipendenti e produce soluzioni digitali per aziende, finendo per “contagiare” anche la casa madre. «Abbiamo attivato dei sistemi di misurazione del benessere e della soddisfazione del personale, dal punto di vista professionale, psicofisico e motivazionale, con rilevazioni settimanali – spiega Daniele Lombardo, portavoce TeamSystem – e nel settore ricerca e sviluppo stiamo lavorando ad un’impostazione non gerarchizzata. Contiamo, infine, di sviluppare con i nostri clienti accordi con l’obiettivo di generare impatti positivi».
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