Stop al contante: due strade per incentivare l’utilizzo del Pos
Tra le misure allo studio l’introduzione della penalità per chi non accetta pagamenti tracciabili dopo lo stop dello scorso anno da parte del Consiglio di Stato al regolamento che prevedeva la sanzione di 30 euro. Si studia anche un taglio delle commissioni
di Marco Mobili e Giovanni Parente
3' di lettura
Aaa cercasi sanzione per l’obbligo del Pos. L’intenzione di rafforzare i pagamenti tracciabili passa anche dal tentativo di introdurre una sanzione per chi non accetta strumenti di moneta elettronica.
Un possibile intervento nel quadro delle ipotesi sul tavolo in vista della prossima legge di Bilancio che, come già anticipato dal Sole 24 Ore , si accompagnerebbero a un’eliminazione delle commissioni a carico di commercianti, esercenti e autonomi sotto determinate soglie.
Che la strada sia quella di puntare sempre di più su strumenti di pagamento tracciabile emerge anche dalle parole del viceministro dell’Economia, Laura Castelli (M5S), che a SkyTg24 ha detto di essere «molto d'accordo con Confindustria sull'incentivo» ai pagamenti elettronici: «Si può fare meglio del credito d'imposta, si può permettere un recupero mensile dell'incentivo, il processo tecnologico lo permette.
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La sanzione finora inapplicabile
Una spinta potrebbe arrivare anche dalla previsione di una sanzione per il mancato rispetto dell’obbligo di dotarsi di Pos a carico di commercianti, esercenti e autonomi. L’obbligo finora è rimasto spuntato. Poco più di un anno fa il Consiglio di Stato ha, infatti, bocciato lo schema di regolamento del ministero dello Sviluppo economico di concerto con l'Economia che cercava di introdurre una sanzione facendo riferimento all’articolo 693 del Codice penale in base al quale chiunque rifiuta di ricevere, per il loro valore, monete aventi corso legale nello Stato, è punito con la sanzione amministrativa fino a trenta euro.
In quell’occasione, i giudici amministrativi sottolinearono che la sanzione va «ricercata all'interno dell'ordinamento giuridico che disciplina le attività commerciali e professionali. In altri termini, nel caso in esame potrebbe trovare applicazione una già esistente norma di chiusura, prevista dal vigente quadro giuridico di riferimento, che sanzioni un inadempimento di carattere residuale».
Un assist che il nuovo Governo potrebbe cogliere al balzo, magari facendo riferimento alla sanzione con una modifica alla norma primaria e poi lasciando a un decreto attuativo aspetti un po’ più di dettaglio.
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Il taglio delle commissioni
Sul binario parallelo correrebbe anche il taglio delle commissioni, ossia dei costi a carico di chi accetta pagamenti con strumenti elettronici. L’obiettivo è sottoscrivere con Abi un protocollo a cui dovrebbero aderire sempre su base volontaria i principali circuiti di pagamento e di emittenti carte di debito/credito in modo da dare un taglio alle commissioni per pagamenti sotto determinate soglie. C’è anche già un assenso di massima da parte del mondo bancario. Si tratterà di trovare una quadra sulla soglia, anche se si è ragionato dai 5 ai 25 euro.
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Pos diffusi ma poco utilizzati rispetto al resto d’Europa
Una (doppia) strada per incentivare l’utilizzo del Pos. In realtà l’Italia è lo Stato dell’Unione europeo con il più alto numero di terminali installati , addirittura si è passati dai quasi 2,5 milioni del 2017 ai circa 3,2 milioni di apparecchi per consentire il pagamento con moneta elettronica. Un primato che, però, non trova riscontro nel concreto utilizzo. Nel nostro Paese si effettuano solo 1.235 operazioni per terminale (dato 2018 ma nel 2017 la cifra era 1.373) : un valore lontanissimo dall’Olanda (in media 16.598 impieghi di carte e bancomat nel 2017 per terminale) ma distante anche, tra gli altri, da Regno Unito (7.217), Francia (6.902), Germania (3.069) così come da Portogallo (3.574) e Spagna (2.354). Solo la Grecia fa peggio di noi (tra i Paesi per cui esiste il dato) con 927 operazioni per terminale nel 2017.
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