Ue: stop al petrolio russo entro 6 mesi. No di Ungheria e Slovacchia. Isolata la finanza di Mosca
Von der Leyen: «elimineremo gradualmente le forniture russe di petrolio greggio entro sei mesi e dei prodotti raffinati entro fine anno»
di Beda Romano
2' di lettura
BRUXELLES – Il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia in piena guerra ucraina si sta rivelando assai controverso. Presentate in Parlamento dalla Commissione europea, le misure hanno provocato non poche critiche. Nodo del contendere l’embargo sul petrolio russo, particolarmente difficile da attuare per alcuni paesi dell’Est che hanno già chiesto concessioni particolari. Tra le misure in discussione tra i Ventisette anche sanzioni contro il Patriarca ortodosso di Mosca Kirill.
Il no dell’Ungheria e della Slovacchia
«Nella sua forma attuale, il pacchetto di sanzioni di Bruxelles non può essere sostenuto, non possiamo responsabilmente votarlo», ha detto il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó su Facebook a metà giornata.
«L’Ungheria potrebbe essere d’accordo con queste misure solo se le importazioni di petrolio greggio attraverso gli oleodotti fossero esentate dalle restrizioni. La sicurezza energetica dell’Ungheria verrebbe allora mantenuta. Altrimenti non è possibile».
Poche ore prima a Strasburgo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva descritto ai deputati la proposta comunitaria fatta ai Ventisette: «Prevede un embargo graduale del petrolio russo proveniente via mare e via oleodotto, greggio e raffinato. Vogliamo però che l'embargo sia graduale (…) Ecco perché vogliamo eliminare poco alla volta le forniture russe: di petrolio greggio entro sei mesi e dei prodotti raffinati entro fine anno».
Secondo le informazioni raccolte qui Bruxelles, lo stesso pacchetto prevede per la Slovacchia e l'Ungheria di allungare la moratoria fino alla fine del 2023. I due paesi hanno però spiegato che ciò non era sufficiente. Vorrebbero almeno due anni di moratoria.
Altri paesi rumoreggiano per lo stesso motivo, a cominciare dalla Repubblica Ceca. Questi paesi non hanno accesso al mare e sono dipendenti dal petrolio russo, che li rifornisce grazie a un oleodotto costruito ai tempi dell'Unione Sovietica.
Su altri fronti, alla Grecia non piace il divieto di trasportare petrolio russo su navi battenti bandiera europea, mentre Cipro critica la scelta di vietare lavoro di consulenza con la Russia.
Unità in pericolo
L'unità dei Ventisette è in pericolo, tanto l'energia è settore delicato. Non è chiaro se le posizioni nazionali più combattive sono riconducibili a forme di tatticismo o se i governi sono pronti a mandare in soffitta l'unità tra i paesi membri.
Le riunioni diplomatiche proseguiranno tra il 5 e il 6 maggio.Come circolato nei giorni scorsi, il pacchetto prevede inoltre l'esclusione da Swift, il sistema di messaggeria finanziaria, di tre istituti di credito, tra cui Sberbank, che controlla in Russia un terzo degli attivi bancari.
Verrà vietata anche la trasmissione di tre emittenti pubbliche russe: «Non potranno più distribuire i loro contenuti nella Ue, in qualsiasi forma, via cavo, via satellite, su internet o tramite applicazioni per smartphone», ha aggiunto Ursula von der Leyen, ritenendole «strumenti di propaganda».
«Vogliamo anche allungare la lista delle persone a cui è vietato il viaggio in Europa, inserendovi ufficiali militari di alto rango e altri individui che hanno commesso crimini di guerra a Bucha e che sono responsabili dell’inumano assedio della città di Mariupol», ha detto sempre la presidente della Commissione europea a Strasburgo. Tra le persone colpite anche il Patriarca Kirill, che in questi mesi ha sostenuto le scelte militari del presidente Vladimir Putin.
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