Storia e storie d’Italia nel racconto di un’esteta del viaggio a due ruote
Il cicloviaggiatore Manlio Pisu ha percorso tutta la Penisola con la bicicletta scoprendo alla giusta velocità il patrimonio nascosto del Belpaese. I suoi reportage per Il Sole 24 Ore adesso sono diventati un libro, che è un’invito a salire in sella
di Pierangelo Soldavini
3' di lettura
Quando organizzate un viaggio in macchina, fissate una meta con eventuali tappe intermedie e scegliete la strada migliore, di solito quella più veloce. Perché in questo caso il viaggio è sostanzialmente un trasferimento, uno spostamento tra due punti che quasi sempre attraversa interi territori senza neanche accorgersene, ignorandoli quasi del tutto: l’importante è arrivare. Magari poi da lì ci si muove nelle vicinanze, ma tutto finisce lì.
“L’importante nel viaggio non è la meta, ma il viaggio stesso”, ho trovato scritto anni fa in un bar scalcagnato sperso tra le montagne del Ladakh indiano, evidentemente ispirato a qualche saggio di filosofia orientale. Ma se cambiamo mezzo di trasporto è più facile rivalutare il valore del viaggio di per se stesso.
La bicicletta rappresenta il mezzo ideale per un turismo che di solito si definisce lento, ma che in realtà viaggia alla velocità giusta per scoprire i territori, le loro bellezze, le loro ricchezze nascoste, quel patrimonio fatto di storia, arte, cultura, cucina e accoglienza che altrimenti non incontreremmo. D’altra parte l’Italia è così. Lasciamo anche perdere che sia il Paese più bello del mondo, come abbiamo riscoperto all’indomani del lockdown, quando uscire dal nostro Paese era complicato. Ma senz’altro abbiamo riscoperto quel patrimonio che troppo spesso avevamo snobbato per mete più esotiche o modaiole e che ha saputo aspettare i nostri tempi.
“Un viaggio in bici è tante cose insieme. È un’immersione profonda nel territorio che andiamo a visitare. È fatica, divertimento, adrenalina, avventura, contemplazione, cultura. È ricarica e rigenerazione. È un mezzo di riconciliazione con il mondo. È amicizia. È sballo. È gioco. È euforia”. Così scrive Manlio Pisu, giornalista di razza, uomo di grande cultura, cicloviaggiatore per passione e convinzione, all’inizio di “Stendhal in bicicletta”. Sì, è tante cose insieme, tante quante sono quelle che possiamo scoprire pedalando. Lui di chilometri con le due ruote ne ha macinati a migliaia - chissà se ha tenuto il conto - in Italia e all’estero, coprendo ciclovie battute e strutturate o andando alla scoperta di tracciati arditi e per pedalatori non comuni. I più belli li ha raccontati sul sito del Sole 24 Ore, con reportage ora raccolti in questo libro.
Proprio partendo dal presupposto che un viaggio in bici è tante cose insieme, i suoi racconti non si limitano al percorso in senso stretto ma allargano la visione restituendo l’insieme di quell’immersione nel territorio fatta anche di storia e di storie, di arte, di persone, di tagliatelle all’uovo - l’unico doping ammesso -, di paesaggi, di bellezze naturali, di relazioni.
“Il cicloviaggio è ciclismo lento, ciclismo contemplativo, quello che vorrebbe dilatare all’infinito il tempo di una discesa panoramica, perché́ quella discesa è godimento allo stato puro, che regala attimi di felicità”, sostiene Pisu nel suo ruolo di “ciclonarratore”. Lo verifichiamo ogni volta che scopriamo un territorio: in Italia ogni luogo ha una storia, una leggenda, una sua unicità, personaggi e mestieri caratteristici. Da novello “Stendhal in bicicletta” Pisu ci restituisce in maniera brillante emozioni e relazioni che solo grazie a una velocità giusta si possono cogliere: “L’Italia è un immenso paesaggio storico, segnato e modellato dalla mano dell’uomo nel corso dei millenni. Non c’è chilometro quadrato del nostro Paese che non possa raccontare una storia plurimillenaria”. Una storia che, inutile nasconderselo, è fatta anche di brutture e di abusi, dì incapacità di valorizzare quel patrimonio unico e, anzi, di dimenticarlo e rovinarlo. Anche l’indignazione fa parte delle emozioni del cicloviaggio, anzi può anche trasformarsi in invito all’azione per correggere quelle storture.
Allora l’invito esplicito dell’autore è quello di mettersi alla prova. La bicicletta è davvero alla portata di tutti, tanto più ora che quella a pedalata assistita fornisce un’alternativa anche per chi non si sente all’altezza, aprendo l’esperienza del cicloviaggio, del saliscendi di qualsiasi territorio italiano, a chi non avrebbe mai pensato di farcela. Mantenendo comunque l’essenza della sfida delle due ruote, fatta di una fatica che non deve necessariamente diventare una barriera all’utilizzo, ma che può essere calibrata sulle forze di ciascuno.
Da questo punto di vista la bicicletta è sempre più quella macchina perfetta descritta da un insospettabile come Enzo Ferrari. Il racconto di Pisu è un invito efficace a passare dal divano alla sella, perché “non è mai troppo tardi” per scoprire le due ruote.
“Stendhal in bicicletta. Itinerari cicloturistici d’autore e bike economy” di Manlio Pisu, Il Sole 24 Ore, 2023, 16,90 euro, ebook 9,90
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