Storie e segreti della birra nel nuovo museo Belgian Beer World
A Bruxelles un museo interattivo dedicato al prodotto belga più famoso nel mondo. Inaugurato lo scorso settembre, promette di aggiungersi ai già numerosi punti d’interesse della capitale
di Maurizio Maestrelli
3' di lettura
L’Unesco non ha stupito nessuno quando, nel 2016, ha proclamato la birra belga Patrimonio immateriale dell’Umanità. La piccola nazione europea stretta tra Francia e Olanda è da sempre infatti considerata una specie di “terra promessa” per gli amanti della bevanda di malto e luppolo. Non è tanto il consumo pro capite, decisamente più elevato di quello italiano ma di certo minore dei recordmen cechi, o il numero di birrifici, quanto la tradizione e la molteplicità degli stili che in Belgio sono nati o si sono affermati nel corso dei secoli. Dalle dissetanti saison prodotte in Vallonia alle oud bruin delle Fiandre senza dimenticare i lambic e le geuze, birre quasi ancestrali a fermentazione spontanea che nascono tra Bruxelles e il territorio conosciuto come Payottenland.
Quindi non stupisce neppure che nella capitale abbia da poco più di un mese aperto i battenti il Belgian Beer World, ovvero il museo interattivo dedicato proprio alla birra, alla sua storia, agli ingredienti e ai diversi metodi di produzione. La sede che lo ospita è l’ex centro finanziario del Paese, ovvero la Borsa che qui si trovava fino al 2015, un palazzo costruito tra il 1868 e il 1873 che non passa inosservato sia per la sua vicinanza alla Grand Place sia per la sua facciata in stile tempio greco e per le sculture che lo arricchiscono. Rimasto vuoto per diversi anni, oggi l’edificio è visitabile proprio grazie alla presenza del Belgian Beer World, che promette di diventare presto un’attrazione per i turisti che vogliono approfondire, appunto, il ruolo della birra nella storia e nella vita sociale dei belgi.
Dal ruolo dei monasteri (il Belgio è ancora la nazione che ospita il maggior numero di birrifici trappisti, ovvero quei birrifici che si trovano nella proprietà e sotto il controllo dei monaci), ai diversi profumi che altrettante varietà di luppolo offrono alla percezione e alla varietà e all’uso delle spezie che in Belgio hanno dato vita ad esempio alle witbier , fino a diverse infografiche, collezioni di bicchieri e di memorabilia e possibilità di andare alla scoperta della propria birra preferita interagendo con un impianto di spillatura. Al termine del giro si sale sulla magnifica terrazza della ex Borsa, dalla quale si gode di un panorama a 360 gradi sulla città e si approfitta del bar per passare dalla teoria alla pratica. Bar, inutile dirlo, fornitissimo di etichette birrarie tutte made in Belgio.
Se l’obiettivo del Belgian Beer World è quello di dare una prima infarinatura a chi fosse ancora convinto che la birra è solo una bevanda chiara, poco alcolica e un po’ amara, Bruxelles è poi campo di gioco ideale per approfondire ulteriormente l’argomento. La città ospita un nutrito numero di vecchi café storici, chiamati anche estaminet, come À la Mort Subite, À la Bécasse o Au Bon Vieux Temps, e vanta anche un museo-birrificio come Cantillon, storico produttore di lambic e geuze, molto amato dagli appassionati di questo particolare stile di birra, il cui impianto di produzione è ancora quello originale del 1900. Insomma, se il Belgian Beer World appare quasi come un atto dovuto nei confronti di una nazione che si presenta come una vera e propria cornucopia della birra mondiale, è bene sapere che varcarne l’ingresso è solo la prima tappa di un percorso alla scoperta di un universo che può portare davvero lontano.
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