Stranieri, il Covid taglia l’Irpef a 8,2 miliardi (il 5% del totale)
I contribuenti nati all’estero sono 4,17 milioni: dopo 10 anni di incremento il loro numero è diminuito dell’1,8% nel 2020. L’anno della pandemia fa calare gli importi dichiarati
di Valentina Melis
3' di lettura
I contribuenti stranieri in Italia sono 4,17 milioni, nel 2021 hanno dichiarato redditi per 57,5 miliardi e hanno versato 8,2 miliardi Irpef. In pratica, rappresentano il 10,1% dei contribuenti e versano il 5% dell’Irpef totale (che in base alle dichiarazioni 2021 vale 159,3 miliardi). È questo l’apporto degli immigrati alla fiscalità nazionale, ricostruito dalla Fondazione Leone Moressa per Il Sole 24 Ore del Lunedì in base a dati forniti ad hoc dal dipartimento Finanze del ministero dell’Economia.
Passo indietro dopo 10 anni di crescita
L’impatto della pandemia di Covid-19 si fa sentire anche sul numero di contribuenti nati all’estero: come dimostra la serie storica (vedi sotto), dopo 10 anni di crescita, il loro numero diminuisce dell’1,8 per cento nel 2020. Nell’anno della pandemia il calo c’è stato anche per i contribuenti italiani (41,2 milioni,-0,8% rispetto all’anno precedente). Calano anche il volume dei redditi dichiarati dagli stranieri (-4,3%) e quello dell’Irpef versata (-8,5%). Sono in aumento, invece, le rimesse, ovvero i risparmi inviati ai Paesi d’origine.
Il confronto con gli italiani
Tra i contribuenti nati all’estero, il 48,7% dichiara un reddito annuo fino a 10mila euro (in questa fascia si colloca il 29,5% degli italiani); il 39,8% dichiara tra 10mila e 25 mila euro (percentuale in linea con gli italiani); il 9,7% dichiara fra 25mila e 50mila euro; solo l’1,8% si piazza sopra 50mila euro.
«Il differenziale di reddito fra nati in Italia e nati all’estero rimane piuttosto elevato», fanno notare i ricercatori della Fondazione Leone Moressa. «Mediamente - continuano - i contribuenti nati all’estero hanno dichiarato 14.360 euro, 8 mila euro in meno rispetto alla media dei contribuenti italiani». Il divario di reddito medio sale oltre i 10 mila euro in quattro regioni (Emilia Romagna, Lazio, Trentino-Alto Adige, Liguria). L’Irpef media versata dagli stranieri è di 3.270 euro (quella versata dagli italiani supera i 5mila euro).
Nel territorio
Oltre la metà dei contribuenti nati all’estero si concentra in quattro regioni: Lombardia (884.648), Emilia Romagna (459.226), Veneto (452.351) e Lazio (427.251).
L’incidenza dei contribuenti stranieri è maggiore nelle Regioni del Centro e del Nord. A Prato, ad esempio, sono stranieri 23 contribuenti su 100. Gli stranieri che dichiarano un reddito più elevato (oltre 16mila euro) sono in Lombardia e Friuli Venezia Giulia. I più poveri invece sono in Calabria, con meno di 9mila euro annui.
La platea complessiva
I Paesi più rappresentati, fra i contribuenti stranieri, sono Romania, Albania, Marocco e Cina. La componente femminile si attesta in media al 44,6%, con picchi molto più alti fra i Paesi dell’Est Europa: la percentuale di donne è del 74,4% per l’Ucraina, del 72,1% per la Polonia, del 60,4% per la Moldavia.
Naturalmente, la fotografia delle statistiche fiscali non restituisce interamente il valore delle attività economiche degli immigrati, se si pensa che ci sono interi settori - come quello domestico - con un’incidenza di quasi il 60% di lavoro nero (o grigio, cioè con meno ore dichiarate all’Inps di quelle effettivamente lavorate). «Circa un terzo delle famiglie immigrate - fa notare Laura Zanfrini, responsabile del settore Economia e lavoro della Fondazione Ismu - vive di solo lavoro irregolare, e molte sono le situazioni di lavoro grigio, quindi il volume dei redditi dichiarati sconta un’ampia evasione».
I dati sulle rimesse degli stranieri, disponibili anche per il 2021, rivelano un aumento del flusso dei risparmi verso l’estero. Oltre all’incremento degli invii tramite canali tracciabili, spinto dalle difficoltà di spostar fisicamente denaro negli anni della pandemia, può esserci anche una funzione “anti-congiunturale”, ovvero gli immigrati fanno il possibile per sostenere i familiari nei Paesi d’origine nelle fasi più critiche.
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