Più disparità tra italiani e immigrati, una famiglia straniera su 4 in povertà assoluta
L'incidenza media dei cittadini extracomunitari sulle misure adottate si attesta sul 9-10%, ad eccezione del bonus autonomi, dei congedi parentali e del bonus babysitter, in cui si ferma al 3-4%
di Andrea Carli
I punti chiave
- Maggiori disparità tra italiani e stranieri
- Le carenze della strategia vaccinale
- Più di una famiglia straniera su 4 risulta povera in termini assoluti
- L’età media degli assistiti è di 40 anni per gli uomini e 42 per le donne
- Comincia a diminuire anche la popolazione di origine straniera
- A Roma il 10% dei cittadini stranieri residenti in Italia
5' di lettura
Analizzando le diverse soluzioni da punto di vista dei cittadini stranieri, è una bocciatura sostanziale degli interventi messi in campo a sostegno delle fasce della popolazione travolte dalla crisi economica scaturita dalle misure restrittive anti coronavirus. È questo, in estrema sintesi, lo scenario che viene fuori dalla lettura del XXX Rapporto immigrazione, dal titolo “Verso un noi sempre più grande”, redatto da Caritas e Migrantes e presentato giovedì 14 ottobre a Roma. Le soluzioni adottate, in particolare, hanno aumentato ulteriormente le già considerevoli disparità tra cittadini italiani e stranieri. «Gli interventi messi in atto per fronteggiare la pandemia si sono caratterizzati per elevato livello di frammentazione - sottolinea l’indagine -, complessità amministrativa, deboli azioni di supporto all'accesso, che non hanno fatto altro che compromettere la capacità di raggiungimento della popolazione straniera, diventando un'ulteriore fonte di divaricazione fra la popolazione italiana e quella straniera».
L’indagine analizza in particolare l'impatto che il virus e le misure adottate per il suo contenimento e per la ripresa delle attività economico-sociali hanno avuto sui cittadini stranieri che vivono in Italia, in riferimento ad importanti indicatori quali, fra gli altri, le tendenze demografiche e i movimenti migratori, la tenuta occupazionale, i percorsi scolastici dei minori e la tutela della salute. Nel Rapporto si ricorda che per fronteggiare l'emergenza epidemiologica Covid-19 sono state introdotte, con il “Decreto Cura Italia” e successivamente prorogate con il “Decreto Rilancio”, il “Decreto Agosto” e il “Decreto Ristori” per tutto l'anno 2020 misure straordinarie di sostegno alle imprese in materia di trattamento ordinario di integrazione salariale, di assegno ordinario dei fondi di solidarietà, di cassa integrazione in deroga. Sono stati inoltre introdotti bonus destinati a categorie specifiche di lavoratori e di supporto alle famiglie (congedi e bonus baby-sitter).
Fin qui, le soluzioni messe in campo. In questo contesto, tuttavia, l'incidenza media dei cittadini extracomunitari su queste misure si attesta sul 9-10%, ad eccezione del bonus autonomi, dei congedi parentali e del bonus babysitter, in cui si ferma al 3-4%, a conferma - sottolinea il report - della generale difficoltà nell'accesso alla presentazione della domanda da parte dell'avente diritto e la scarsa appetibilità di misure che possono essere difficili da sostenere in caso di salari già contenuti (come il congedo parentale).
Maggiori disparità tra italiani e stranieri
Per quanto riguarda la misura attualmente in vigore per il sostegno alle persone in povertà, il “Reddito di cittadinanza”, Caritas e Migrantes mettono in evidenza «i limiti enormi legati alla copertura degli stranieri, dal momento che uno dei requisiti di accesso prevede la residenza in Italia di 10 anni, di cui gli ultimi due in via continuativa. I cittadini stranieri - si legge ancora nel documento - già nella situazione pre-pandemia scontavano un doppio svantaggio: la permanenza in condizioni di povertà e un'insufficiente protezione attraverso la misura ordinaria di sostegno al reddito per le persone in difficoltà economica. Data questa situazione di partenza, l'irruzione della pandemia ha reso urgente prevedere interventi che compensassero i difetti di copertura delle misure vigenti».
Le carenze della strategia vaccinale
Ma i nodi non sono emersi solo sul piano degli interventi di sostegno. «Nella programmazione delle vaccinazioni (Piano Strategico del 12 dicembre 2020 e le raccomandazioni ad interim di febbraio e marzo 2021) - sottolinea l’indagine - gli immigrati, in particolare quelli presenti nelle strutture d'accoglienza collettive, non sono stati previsti, se non teoricamente quelli vulnerabili nella salute (anziani o persone con patologie croniche). La mancanza di tessera sanitaria ha inoltre escluso interi gruppi di popolazione (italiana e straniera) dalla possibilità di prenotarsi nei portali regionali anche quando per età sarebbe stato possibile».
Più di una famiglia straniera su 4 risulta in povertà assoluta
Nel complesso, il quadro che emerge dall’indagine vede i cittadini stranieri tra i gruppi sociali più esposti alla povertà, non solo economica ma anche educativa, relazionale e sanitaria. Se negli anni di pre-pandemia la povertà assoluta nelle famiglie di soli stranieri si attestava al 24,4% (quasi un nucleo su quattro, secondo i parametri Istat, non arrivava a un livello di vita dignitoso), in tempi di Covid-19 la situazione è peggiorata; oggi risulta povera in termini assoluti più di una famiglia su quattro (il 26,7%), a fronte di un'incidenza del 6% registrata tra le famiglie di soli italiani. Nel corso di un anno, l'incidenza è salita del +2,3%, portando il numero di famiglie straniere povere a 568 mila.
L’età media degli assistiti è di 40 anni per gli uomini e 42 per le donne
Tra le persone aiutate dal sistema Caritas i cittadini stranieri rappresentano il 52%, in valore assoluto pari a 106.416 individui. Le regioni che registrano le più alte percentuali di assistiti stranieri sono quelle dove si collocano le aree metropolitane, in particolare Toscana, Liguria, Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia. In termini di cittadinanza, prevalgono le persone provenienti dal Marocco (18,5%) e dalla Romania (9,1%). In linea con gli anni precedenti, anche nel 2020 cala ulteriormente il peso dei cittadini europei, a fronte di un incremento di persone provenienti dall'Africa e dall'America Latina (in particolare dal Perù). A chiedere aiuto sono stati sia uomini che donne, pari rispettivamente al 50,7% e al 49,3%. L'età media degli assistiti si attesta a 40 anni per gli uomini e a 42 per le donne (tra gli italiani la media è invece di 52 anni).
L’impatto sull’occupazione
La condizione occupazionale dei lavoratori stranieri già presenti in Italia ha subito un forte contraccolpo a causa della pandemia. Il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri (13,1%) è superiore a quello dei cittadini italiani (8,7%), mentre il tasso di occupazione degli stranieri (60,6%) si è ridotto più intensamente, tanto da risultare inferiore a quello degli autoctoni (62,8%). Più colpiti gli occupati in alberghi e ristoranti (25,2% degli Ue e 21,5% degli extra-Ue) e altri servizi collettivi e personali (27,6 % degli Ue e 25,2% degli extra-Ue). C'è inoltre una quota rilevante di lavoratori, che nel 2020 ha superato i 2 milioni di persone (+10,9% dal 2019), che è incerta sul proprio futuro al punto tale da ritenere di poter perdere il proprio impiego.
Crescono del 2,3% gli imprenditori nati all’estero
Il report registra invece la costante crescita del numero degli imprenditori nati all'estero, che pur nell'anno della pandemia sono cresciuti del +2,3% a fronte della sostanziale stasi degli italiani (-0,02%). Per quanto riguarda i Paesi d'origine, nel 2020 la Cina si conferma il primo Paese (75.906), in lievissima crescita rispetto all'anno precedente (+0,5%). Anche Romania e Marocco contano più di 70 mila imprenditori. Sommate assieme, queste tre nazionalità arrivano a quasi il 30% di tutti gli imprenditori nati all'estero.
Comincia a diminuire anche la popolazione di origine straniera
La tendenza alla progressiva diminuzione della popolazione italiana inizia a coinvolgere nel 2021 anche la popolazione di origine straniera, che è passata dai 5.306.548 del 2020 agli attuali 5.035.643 (-5,1%). La diminuzione complessiva della popolazione in Italia è ancora più cospicua (-6,4%), attestandosi sui 59.257.600, che corrispondono a 987mila residenti in meno rispetto all’anno precedente. Quanto alla distribuzione territoriale dei cittadini stranieri residenti, prevale il Nord (58,5%), in particolare il Nord Ovest (34%). Il Nord Est e il Centro assorbono pressoché la medesima percentuale di popolazione straniera, intorno al 24,5%, mentre il Sud e le Isole rispettivamente appena il 12,1% e il 4,8%. Tutte le aree territoriali hanno subito un decremento dallo scorso anno: quello più consistente l'ha registrato il Centro (-7,5%); mentre quello più contenuto si è avuto nel Nord Est (-3,4%).
A Roma il 10% dei cittadini stranieri residenti in Italia
Le prime 5 regioni nelle quali si attesta la maggior presenza di cittadini stranieri sono la Lombardia (nella quale risiede il 22,9% della popolazione straniera in Italia) seguita da Lazio, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Quanto alle prime 10 province prevale su tutte Roma, in cui risiede il 10% dei cittadini stranieri in Italia, seguita da Milano (9,2%) e Torino (4,2%). L'incidenza della popolazione straniera sul totale si attesta sull'8,5%, con punte che superano notevolmente la media nazionale in alcune province, come ad esempio Prato (19%), Milano, Piacenza e Modena (tutte intorno al 14%).
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