oscar 2020

Straordinario «Parasite»: al film coreano gli Oscar più importanti

Il lungometraggio di Bong Joon-ho ha ottenuto quattro statuette: miglior film, regia, sceneggiatura originale e film internazionale

di Stefano Biolchini e Andrea Chimento

Il regista sud coreano Bong Joon-ho riceve il premio Oscar (Afp)

2' di lettura

Finalmente è successo davvero. Per la prima volta nella storia degli Oscar il premio più significativo – quello per il miglior film – è andato a un lungometraggio parlato in lingua non inglese.
Si tratta di «Parasite», straordinaria pellicola del regista sudcoreano Bong Joon-ho, che aveva già trionfato a Cannes conquistando la Palma d'oro lo scorso anno e aveva poi vinto diversi altri riconoscimenti, tra cui il Golden Globe per il miglior film straniero.

Ed è un tributo meritato per quello che è uno dei titoli più importanti degli ultimi anni e che ha ottenuto anche le statuette per la miglior regia, per la miglior sceneggiatura originale e per il miglior lungometraggio internazionale.

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La trama vede al centro una famiglia che vive in un seminterrato e affronta ogni giorno grandi difficoltà per poter mangiare e sopravvivere al meglio. Quando il figlio maggiore ha la possibilità di essere assunto per aiutare a studiare una ragazza più giovane e appartenente a una famiglia molto agiata, sembra arrivato il momento della svolta: il giovane cercherà in ogni modo di approfittare della situazione.

La narrazione, sempre ricca di sorprese e colpi di scena, è capace di trattare il tema delle diseguaglianze sociali utilizzando spesso anche il registro della commedia (nera), proponendo una serie di potenti spunti politici (legati anche agli Stati Uniti) e dando vita a una cartolina universale, dove la Corea del Sud fa soltanto da sfondo a un film che manterrebbe la stessa valenza in diverse altre nazioni.

Non è semplice trovare un lungometraggio in grado di coinvolgere in maniera così straordinaria, che unisca scene tanto divertenti a spunti di riflessione così profondi: non c'è troppo da stupirsi che ci sia riuscito un regista formidabile come Bong Joon-ho, che aveva già dato vita a pellicole altrettanto significative come «Memories of Murder», «The Host» e «Madre».

Dopo le due parentesi, comunque valide ma meno incisive, in lingua inglese («Snowpiercer» e «Okja»), il regista ha ritrovato in patria il vecchio smalto, riuscendo a costruire una serie di personaggi credibili e interessanti e proponendo un finale sorprendente e geniale.

Un film amatissimo da critica e pubblico, anche per merito della grande prova dell'ottimo cast capitanato da Song Kang-ho, volto notissimo ai fan del cinema della Corea del Sud.

L'Oscar al miglior film è davvero la ciliegina sulla torta, un premio che rappresenta una vera e propria tappa nella storia degli Oscar e nella storia del cinema… storia di cui ormai «Parasite» fa pienamente parte.

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