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Amazon Prime Video con pubblicità: ecco quando e come

A partire dal 2024 e a iniziare dagli Stati Uniti Amazon ha ufficializzato la decisione di prevedere una versione con costo aggiuntivo per chi non vorrà avere pubblicità all’interno fi film, serie Tv e contenuti sportivi presenti nella sua piattaforma Prime Video

di Andrea Biondi

(Timon - stock.adobe.com)

3' di lettura

Anche Amazon “si arrende” alla pubblicità per la sua Prime Video. E dopo Netflix e Disney , fra gli altri, completa la schiera dei grandi “streamers” che hanno introdotto un’opzione supportata da pubblicità da proporre alla propria clientela.

In questo caso non si tratta tanto di un abbonamento a prezzo più basso dell’attuale, ma con in cambio la necessità di veder passare spot durante i programmi, che si tratti di film, serie Tv o sport, quanto piuttosto della necessità di aggiungere un extracosto per non avere la pubblicità, che arriverà di default.

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Il cambio nel 2024

Si parte con Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Canada all’inizio del 2024. E poi, come spiegato dal colosso di Seattle in un post, Francia, Italia, Spagna, Messico e Australia seguiranno nel corso dell’anno. «Non è richiesta – spiega Amazon – alcuna azione per i membri Prime. Non apporteremo modifiche nel 2024 al prezzo attuale dell’abbonamento Prime». Quella che arriverà sarà un’opzione. Altrimenti rimarrà il servizio, ma con pubblicità.

Gli Usa battistrada

Primissimi a partire saranno gli Stati Uniti, battistrada fra i paesi in cui Amazon è riuscito a raccogliere 200 milioni di abbonati al suo servizio Prime secondo quanto dichiarato lo scorso luglio.

Negli Usa Prime Video è incluso nell’abbonamento ad Amazon Prime, che costa 14,99 dollari al mese o 139 dollari all’anno. Serviranno 2,99 dollari al mese in più per la versione senza pubblicità. Occorre ricordare che Prime Video, la piattaforma streaming di casa Amazon, rientra nell’abbonamento Amazon Prime, che ha il suo servizio core nelle consegne.

Negli Usa, come servizio di streaming autonomo, Prime Video costa invece attualmente 8,99 dollari al mese. Non va dimenticato che negli Usa Amazon col la sua Prime Video ha i diritti di contenuti particolarmente pregiati come le partite “Thursday Night Football” della National Football League.

Battaglia a suon di investimenti

In Italia il prezzo è già ben diverso: 4,99 euro al mese e 49,90 euro all’anno comprensivo del servizio Prime.

Nuovi abbonamenti e introiti al di là del servizio Prime diventano in questo senso di grande valore per Amazon che, come Netflix e Disney per restare alle tre “sorelle” dello Svod, è chiamata a un grande sforzo di investimento in contenuti per tenere il passo (si parla di 7 miliardi di dollari nell’ultimo anno, contro i 15 di Netflix). Qui sta sicuramente un punto centrale della discussione.

Perché la battaglia fra gli streamers finora è andata avanti a colpi di investimenti miliardari sui contenuti. Ma ora il numero di servizi è aumentato così tanto che forse il bacino dei possibili interessati potrebbe aver raggiunto il suo limite. E quindi mantenere il ritmo di investimenti potrebbe risultare non più sostenibile finanziariamente.

Tanto più che, secondo un calcolo del Wsj, le tradizionali società di media e intrattenimento hanno riportato perdite per oltre 20 miliardi di dollari dall'inizio del 2020 sulle loro attività di streaming direct-to-consumer. Non è un caso che la stessa Amazon nel suo post abbia ricordato che questa è una mossa per poter «continuare a investire in contenuti accattivanti e continuare ad aumentare tale investimento per un lungo periodo di tempo».

Amazon e lo sport

A questo occorre aggiungere che da tempo Amazon ha approcciato anche il mondo dei contenuti sportivi su cui sta iniziando a investire con sempre maggiore determinazione. In Italia, solo per fare un esempio, Prime Video rappresenta l’unica modalità per vedere la migliore partita del mercoledì in Champions League. È così da due anni; lo sarà per altre 4 stagioni della massima competizione europea.

Un gigante dell’advertising

Lo streaming con pubblicità rappresenta quindi una variabile che in Amazon assume anche un sapore particolare. l segmento pubblicitario dell'azienda, ad esempio, è rapidamente emerso come concorrente di Google e Meta , con vendite quasi raddoppiate dal 2020 al 2022, quando hanno raggiunto i 37,7 miliardi di dollari.

E con Google e Meta vale il 40% della pubblicità mondiale. Si capisce bene come, con percentuali di crescita simili, tutte le mosse del colosso di Seattle sul versante dell'advertising finiscano per assumere un connotato particolare, sicuramente non derubricabile.

L’avanzata delle offerte con spot

In definitiva perdite e contesto sempre più affollato sono i nodi in un mercato in cui l'aumento dei prezzi per i servizi “premium” si accompagna allo spostamento verso le offerte con pubblicità, a far sempre più concorrenza alla Tv tradizionale.

Può essere la chiave di volta? In Italia uno studio uno studio condotto da The Trade Desk e YouGov ha chiarito che il 59% dei telespettatori italiani intervistati preferirebbe un servizio gratuito finanziato dalla pubblicità. La crisi economica non perdona.

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