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Stress test, banche europee resilienti anche negli scenari peggiori

Gli stress test di Eba e Bce evidenziano una grande solidità dei maggiori istituti, in grado di resistere in situazioni estreme di recessione, iperinflazione e crollo delle Borse

di Isabella Bufacchi

(IMAGOECONOMICA)

3' di lettura

Il sistema bancario europeo è talmente solido che riuscirebbe a finanziare l’economia anche con una recessione grave, in uno scenario ipotetico triennale estremamente avverso, segnato da un calo del Pil cumulato del 6%, tasso di inflazione cumulata al 20%, elevata disoccupazione, crollo dei prezzi delle Borse azionarie e del settore immobiliare, allargamento pesante degli spreads tra il 2023 e il 2025 in un contesto di alti tassi più a lungo.

È questo il confortante risultato dello stress test 2023 pubblicato venerdì e condotto in tandem dall’Eba (European banking authority) e dalla Bce/Ssm su 70 grandi banche europee (di cui 57 nell’area dell’euro e vigilate dalla Bce/Ssm) e condotto in aggiunta dalla sola Bce su 41 banche di medie dimensioni: 98 istituti dell’area dell’euro in tutto equivalenti a circa l’80% degli assets totali. La resilienza delle banche europee sotto stress è dipesa principalmente dal margine d’interesse (Nii con impatti molto eterogenei per business model e per la ripartizione tra prestiti a tasso variabile o fisso) e dal conseguente aumento della profittabilità. Ma pesa favorevolmente anche la riduzione delle sofferenze sotto il 2%, a conferma di una crescente qualità degli impieghi che contribuisce a rafforzare il settore bancario.

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Per Eba e Bce, tuttavia, il buon esito dello stress test – con le banche che nello scenario avverso riescono ad andare avanti comunque con CET1 sopra il 10% – non le porterà ad abbassare la guardia in quanto l’incertezza a livello macroeconomico resta elevata, soprattutto per le tensioni geopolitiche. I supervisori e regolatori continueranno a monitorare da vicino il leverage, la liquidità come anche il rischio climatico e il rischio cibernetico che non sono rientrati nello stress test.

Le banche sottoposte allo stress test quest’anno sono risultate a livello aggregato “resilienti” principalmente per la tenuta del CET1: nello scenario avverso, il peggiore al quale siano mai state sottoposte da quando esiste lo stress test, il CET1 aggregato al 15% delle 70 banche (il livello più alto di Common equity tier 1 dalla grande crisi bancaria) calerebbe al 10,4% con una riduzione del capitale quantificata dall’Eba in 459 punti base e perdite complessive da rischi di credito, di mercato e operativi per 496 miliardi. Il tutto con rarissime eccezioni. Per l’Eba solo tre banche, di cui due in maniera modesta, su 70 banche (contro le 50 dello stress test del 2021) non hanno soddisfatto – nello scenario avverso – il requisito prudenziale Tscr, il capitale complessivo Srep (processo di revisione e valutazione prudenziale) che è dato dal Pillar 1 requirement sommato al Pillar 2 requirement. Quattro banche non hanno invece soddisfatto un altro requisito, sul leverage ratio. Nello scenario avverso, il leverage ratio aggregato scende al 4,3% dal 5,4% di fine 2022 (al momento della fotografia dei bilanci).

In aggiunta, ieri stesso la Bce ha reso noto l’esito di un’altra indagine parallela di resilienza delle banche significative, questa volta connessa al portafoglio di bond detenuti fino a scadenza e mirata ai rischi scatenati dal rialzo dei tassi d’interesse: le perdite potenziali (unrealized losses) sono risultate pari a 73 miliardi al febbraio di quest’anno (erano 124 miliardi nel dicembre 2022), grazie a un’intensa attività di copertura.

Lo stress test, che è statico perché fotografa il bilancio in un dato momento e non tiene conto dei fattori mitiganti, non è una pagella di banche promosse e bocciate ma un puro test di resilienza che contribuisce qualitativamente all’analisi effettuata dalla Bce sul risk management banca per banca nell’ambito dello Srep per i requisiti di secondo pilastro (P2R) ma che pesa quantitativamente per le linee guida di secondo pilastro (P2G). Lo stress test è inoltre prevalentemente bottom-up e si basa sulle stime interne delle banche, spesso velate di ottimismo.

La novità di quest’anno è l’introduzione di un’analisi top-down sulle commissioni nette (che potrebbe aprire la strada a un allargamento del metodo top-down nello stress test), una stima più approfondita delle esposizioni suddivise per 16 settori industriali e commerciali, con distinzione tra le controparti non finanziarie corporate dalle controparti Pmi. Nel dettaglio, l’Eba calcola che nello scenario avverso le perdite su crediti concessi a grandi imprese e alle Pmi assorbirebbero il 50% delle perdite su crediti totali. In quanto ai settori, lo stress test indica che dalle grandi aziende manifatturiere deriverebbe un quinto delle perdite e che i settori più colpiti nello scenario avverso, sarebbero ricettività, ristorazione e costruzioni, commercio al dettaglio e all’ingrosso, attività professionali ed accademiche.

Riproduzione riservata ©
  • Isabella Bufacchivicecaporedattore corrispondente dalla Germania

    Luogo: Francoforte, Germania

    Lingue parlate: inglese, francese, tedesco, spagnolo

    Argomenti: mercato dei capitali, ECB watcher, fixed income e debito, strumenti derivati, Germania

    Premi: Premio Ischia Internazionale di Giornalismo per l’analisi economica, Premio Q8 per giovani giornalisti economici

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