Studentati, il Comune di Milano apre il dossier contro il caro affitti
Gli studenti contestano la ministra Bernini per la gestione dei fondi Pnrr affidati ai privati, mentre Palazzo Marino cerca il dialogo col governo per riqualificare le case popolari da dare agli studenti
di Sara Monaci
3' di lettura
Gli studenti contestano la ministra di Università e ricerca Anna Maria Bernini per l’utilizzo di 600 milioni di Pnrr affidati ai privati per realizzare case per gli studenti. Su questo tema è intervenuto - a margine dell'evento “Musa” (dedicato ai progetti di sostenibilità portati avanti dalle principali università milanesi) - il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha ricordato il confronto in corso con il governo su questo punto e sugli affitti brevi che distorcono il mercato abitativo. «Sugli studentati sto discutendo con l’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran per rifare una convocazione a Palazzo Marino per studenti e rettori, perché il problema è evidente che non si risolve velocemente, ma va affrontato», ha detto Sala.
A breve dunque Palazzo Marino convocherà un nuovo incontro con studenti e rettori degli atenei milanesi sul tema dell’emergenza alloggi. Per il sindaco «limitare gli affitti brevi è un elemento, però bisogna fare altre cose - dice Sala - Le grandi città dovrebbero concedere volumetrie anche in eccesso rispetto a quelle che ci sono nei nostri piani, se chi costruisce lascia al Comune una parte di appartamenti da dedicare agli affitti calmierati per studenti. È il momento di fare queste cose. È una questione di difficile soluzione, ma capisco bene le ragioni degli studenti». Tra i loro problemi anche quello «delle borse di studio: so che i fondi statali oggi sono incapienti, ma non possono esserlo. Bisogna ammettere che una promessa è stata fatta e quindi bisogna trovarli. La legge di bilancio nascerà con grande difficoltà, però mi pare questa una parte dello sforzo che va fatto», ha concluso il sindaco di Milano.
Legge di bilancio a parte, il Comune intanto sta aprendo a suo modo un dossier sugli studentati. Il progetto a cui sta lavorando l’assessorato alla Casa è una sorta di “studentato diffuso”. Il motivo è evidenziato da qualsiasi statistica: i posti letto a Milano sono arrivati alle stelle. Per potersi permettere una stanza singola bisogna mettere a budget 620 euro di media, mentre per un posto letto in doppia ne servono circa la metà (dati del centro studi di Immobiliare.it).
L’idea a cui sta lavorando Palazzo Marino è di mettere a bando le case popolari sfitte, dopo una riqualificazione, proprio per gli studenti, garantendo prezzi più accessibili e calcolati in base al reddito. Sarà appunto una sorta di «studentato diffuso», come lo chiama l’assessore alla Casa e al Piano quartiere Pierfrancesco Maran.
Si partirà quanto prima con le prime 300 case, per 600 studenti, che potranno accedere ad una stanza pagando dai 250 ai 350 euro, in base all’Isee. Una cifra molto più bassa rispetto agli studentati gestiti dai privati, che già ci sono o che verranno costruiti.
Le università oggi offrono possibilità miste: o a pagamento completo (intorno ai 7-800 per una singola) o con una riduzione in base al merito e al reddito familiare. Gli studentati privati in fase di costruzione - come quello che verrà realizzato da Coima a Porta Romana a seguito delle Olimpiadi invernali 2026 (trasformando il villaggio olimpico), o come quello immaginato al posto del vecchio ospedale Galeazzi di Bruzzano dal gruppo San Donato – avranno cifre che oscilleranno tra i 700 e mille euro per una stanza singola da circa 20-30 metri quadrati. Con qualche forma di convenzione pubblica si potrà scendere a 600 euro, non molto meno. Non proprio cifre che risolvono il caro affitti per gli studenti, evidentemente.
Sono stati tuttavia salutati come progetti necessari perché in Italia di studentati ce ne sono ancora pochi e la presenza del privato almeno garantisce velocità nella realizzazione, come richiesto dal Pnrr. A maggio un emendamento al dl Pa ha sbloccato 660 milioni di fondi pubblici (di cui un terzo andrebbe a Milano) per «l’acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore». È arrivato dopo un’interlocuzione con la Commissione europea che ha consentito di escludere la natura di aiuti di Stato. Questi fondi pubblici, pensati per realizzare 45mila posti letto in tutta Italia, aiutano ad abbassare le tariffe di almeno il 15% dei privati, ma questi ultimi devono comunque pianificare un rientro degli investimenti, peraltro appesantiti dal caro energia. È chiaro che si tratta di una gestione emergenziale del problema, senza vera capacità di rispondere ai bisogni di studenti con redditi medi e bassi.
Proprio per questo il Comune vorrebbe provare a realizzare questo nuovo progetto attraverso le case popolari. Per ottenere fondi per le ristrutturazioni (mediamente 30mila euro per appartamento) è partito il dialogo con il ministero dell’Istruzione, che proseguirà nei prossimi mesi.
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