Studio sull’Italia creativa. Franceschini: «Ampliare il consumo culturale»
di Nicola Barone
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«L'L'Italia che crea, crea valore». Più di uno slogan, è la sintesi di quanto venuto fuori alla presentazione milanese della seconda edizione di uno studio di Ernst&Young con il supporto delle principali associazioni di categoria guidate da Mibact e Siae, alla presenza del ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini. Per il secondo anno consecutivo l'indagine ha analizzato i numeri relativi all'industria della cultura e della creatività in Italia, con focus sulle minacce per il settore e sulle opportunità di crescita non colte, o non del tutto.
Volano per la crescita degli occupati
Nel 2015 si è registrato nel nostro Paese un valore economico complessivo di 47,9 miliardi di euro, pari al 2,96% del Pil, con un tasso di crescita rispetto all'anno precedente del 2,4% dei ricavi diretti (+951 milioni di euro). Dato di assoluto riguardo tenuto conto che il prodotto interno è aumentato dell'1,5%. Dall’analisi viene fuori ancora che l'86% del totale è rappresentato da ricavi diretti, derivanti cioè dalle attività della filiera creativa quali la concezione, la produzione e la distribuzione di opere e servizi culturali e creativi, mentre il rimanente si deve agli “indiretti”, ovvero quelli relativi a funzioni collaterali o sussidiarie. Di rilievo anche il fatto che la filiera creativa ha occupato oltre un milione di persone, circa il 4,6% della forza lavoro italiana, di cui l'86% nei servizi economici diretti con circa 880mila posti (+15 mila, in aumento dell'1,7% rispetto al 2014). La crescita è risultata superiore rispetto alla variazione complessiva degli occupati in Italia, che nel 2015 ha segnato un +0,8%.
Attenzione alle norme e internazionalizzazione
Gli ambiti identificati da Italia Creativa e dalle associazioni che hanno fornito i dati per realizzare lo studio vedono in prima posizione il fronte normativo, con le iniziative volte a rafforzare il dialogo con le istituzioni sia italiane sia europee affinché accolgano le richieste degli operatori di settore o intervengano per colmare eventuali lacune. Quindi sensibilizzazione su possibili attività di regolamentazione fiscale e di formazione (tax credit, Iva, agevolazioni fiscali, estensione patent box, coinvolgimento del Miur per esigenze formative e soluzioni tecnologiche contro la pirateria). E ancora puntare maggiormente sull'internazionalizzazione, attivando nuove sinergie con l'Ice, gli Istituti di cultura, le Camere di commercio.
Franceschini: lavoro principale è ampliare consumo
Regole, incentivi e sostegno all'industria culturale, ma non solo. Per il ministro Franceschini «il lavoro principale è ampliare il consumo culturale». Il messaggio portato alla platea degli addetti ai lavori riunita alla Triennale di Milano in occasione del convegno riassume parte delle politiche seguite sinora. Come la prima domenica del mese gratuita al museo «che ha avuto un effetto traino, facendo aumentare gli incassi e gli ingressi dei paganti», o la card ai diciottenni, «la cui copertura costa 290 milioni l'anno, quasi un altro Fus», o i mercoledì al cinema a 2 euro «importanti perché riavvicinano le persone alle sale» e che il ministro vorrebbe far proseguire per altri sei mesi. Quello che importa è «il fattore educativo, pedagogico, se vai al cinema leggi un libro, se vai al museo poi vai a teatro, quello che si fa in un settore aiuta il resto». In ciò una delle novità più recenti, ricorda il ministro, è stata «la rapida approvazione da parte del Parlamento della legge sul cinema, una riforma attesa da oltre cinquant'anni, che aumenta i fondi di oltre il 60%, introduce strumenti automatici di finanziamento con forti incentivi per i giovani autori, per chi investe in nuove sale e a salvaguardia dei cinema storici e inoltre allarga il perimetro di quello che è oggi il mondo dell'audiovisivo, estendendo ad esempio il tax credit anche alla produzione e alla distribuzione di videogiochi».
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