ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùDue anni di inchiesta

Su Telegram giornali, serie Tv e spettacoli gratis. La Gdf denuncia 8 persone

L’accusa è di aver amministrato 545 canali Telegram dove ogni giorno quasi 600 mila utenti per anni hanno usufruito di contenuti editoriali coperti da copyright e distribuiti illecitamente

di Alessandro Galimberti

AIE e Fieg: la pirateria editoriale costa 770 milioni l'anno

2' di lettura

Studenti, impiegati, lavoratori part-time. E pirati informatici nel tempo libero per arrotondare con ”decine di migliaia di euro” mance e stipendi, saccheggiando quotidiani e riviste, palinsesti, serie Tv e altri contenuti d'intrattenimento messi a disposizione gratuita di centinaia di migliaia di utenti di Telegram.

I finanzieri del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma, coordinati dal procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco, hanno denunciato 8 persone tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Campania “gravemente indiziate” di essere gli amministratori di 545 canali Telegram. Qui ogni giorno quasi 600 mila utenti registrati hanno ricevuto ininterrottamente e per anni (almeno dal 2020) prodotti editoriali coperti da copyright, trafugati con vari stratagemmi e messi sul mercato secondario delle chat.

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La denuncia dell’Ordine della Lombardia

L’inchiesta era nata nel 2020 dalla denuncia del presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia – rappresentato nel procedimento dall’avvocato Valerio Vallefuoco – all’esito di una indagine svolta con consulenti privati e finalizzata a stroncare un traffico illegale che, si legge nella denuncia, «crea danni irreparabili al sistema imprenditoriale interessato e pertanto ai giornalisti dipendenti e collaboratori delle aziende derubate».

Certi dell’impunità

I protagonisti denunciati per violazione dei diritti di proprietà intellettuale agivano sui canali Telegram convinti che la tecnologia della piattaforma ne avrebbe garantito l’anonimato. Invece i tecnici della Gdf e della Procura sono riusciti a individuarne gli indirizzi digitali con tecniche di indagine «innovative - dicono al Comando Gdf – incrociando una serie di dati di traffico». Tanto che, al momento della notifica del provvedimento giudiziario, gli insospettabili pirati sono rimasti “sbalorditi”, tentando di negare quello che l’analisi tecnica da remoto rendeva inconfutabile.

Il mercato illecito

Due i meccanismi di remunerazione dei provetti trafugatori di contenuti. La "affiliazione", cioè pubblicazione di link di siti di commercio elettronico, che restituivano poi agli organizzatori una percentuale sugli acquisti conclusi attraverso l'utilizzo dei collegamenti ipertestuali, e la "sponsorizzazione", cioè la pubblicazione di banner pubblicitari dietro pagamento di un corrispettivo.

Il danno per gli editori

Una stima del danno provocato al sistema di produzione di contenuti (giornalistici, artistici, televisivi, di spettacolo) è molto difficile, anche se il numero di abbonati ai canali (circa 600mila considerati anche le directory secondarie) colloca i mancati ricavi a diverse decine di milioni di euro.

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