Fondi Ue

Sud, al via il riassetto del Fondo coesione: 79 miliardi in 12 obiettivi

Mezzogiorno. Spesa ferma al 7%, ridotti da 900 a 42 gli strumenti di programmazione per interventi che riguardano ricerca, imprese e salute

di Carmine Fotina

(Mimmo Chianura / AGF)

3' di lettura

Per oltre 79 miliardi di fondi di coesione cambiano le regole di gestione. È servito molto più tempo del previsto ma alla fine è stata portata a termine la ricognizione delle risorse che era stata fissata da un decreto legge del 2019 ed è finalmente arrivata in Gazzetta ufficiale la delibera del Cipess, il comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile.

Il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) ha il compito di finanziare, con risorse aggiuntive nazionali, interventi finalizzati al riequilibrio territoriale ed è destinato per l’80% al Mezzogiorno. Per cercare di migliorare performance di spesa drammatiche, che per il ciclo 20214-2020 fanno segnare appena un 7% di pagamenti rispetto alle risorse programmate, l’idea è incardinare presso ogni amministrazione titolare di risorse - ministeri, regioni o città metropolitane - uno specifico «Piano sviluppo e coesione». Secondo la delibera Cipess i nuovi piani dovranno contenere interventi in 12 aree tematiche: ricerca e innovazione, digitalizzazione, competitività e imprese, energia, ambiente e risorse naturali, cultura, trasporti e mobilità, riqualificazione urbana, lavoro e occupabilità, sociale e salute, istruzione e formazione, capacità amministrativa.

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La cifra di 79,4 miliardi è frutto di una lunga ricognizione avviata dall’Agenzia per la coesione, dallo scorso aprile guidata da Paolo Esposito, e dal Dipartimento per le politiche di coesione, guidato da Ferdinando Ferrara, sulla base dell’articolo 44 del Dl 34/2019 e relativa ai cicli di programmazione 2000-2006, 2007-2013 e 2014-2020. Poco meno di 32 miliardi fanno capo ai ministeri, oltre 47,5 miliardi alle regioni e a breve si aggiungeranno i piani delle città metropolitane. Obiettivo dell’operazione è la creazione di un unico piano «in sostituzione degli attuali molteplici documenti programmatori, al fine di garantire un coordinamento unitario in capo a ciascuna amministrazione, nonché una accelerazione della spesa degli interventi finanziati a valere sulle risorse del Fondo». Negli anni si sono stratificati circa 900 strumenti attuativi, in prevalenza accordi di programma quadro ma anche vecchi piani azioni e coesione, patti per lo sviluppo, programmi operativi complementari. Il tutto con frastagliate e disordinate regole di governance. Il nuovo schema prevede in tutto 42 strumenti, di cui al momento 30 già approvati dal Cipess. Per la gestione di ciascuno dei 42 piani sono previsti un’autorità responsabile, un comitato di sorveglianza e in alcune situazioni un organismo di certificazione. Anche le nuove risorse del ciclo 2021-2027 approvate con la legge di bilancio 2021, per un ammontare pluriennale di 50 miliardi, saranno agganciate al nuovo meccanismo.

Come da copione da diversi anni, da quando si chiamava Fondo aree sottoutilizzate, compito del ministero per il Sud sarà salvaguardarne il vincolo territoriale e scongiurarne l’uso stile “bancomat”. Nel riassetto è stata inserita una clausola in base alla quale eventuali rimodulazioni finanziarie dei piani, che comportino modifiche del riparto tra Centro-Nord e Mezzogiorno, saranno possibili solo con motivata decisione della cabina di regia dell’Fsc e successiva approvazione del Cipess. Tema di estrema attualità, come dimostrato dai 700 milioni di quota Fsc prelevati in Parlamento dal Fondo complementare nazionale e indirizzati a destinazioni varie. Nella versione finale dell’emendamento, il ministero guidato da Mara Carfagna ha ottenuto che fosse messo nero su bianco che le risorse saranno comunque assegnate dal Cipess, previo parere della Conferenza Stato-Regioni e nel rispetto della percentuale di riparto territoriale. Pochi si illudono però che non si ripeteranno assalti dei partiti alla ricca torta del ciclo 2021-27. Per questo al ministero del Sud c’è l’intenzione di accelerare la programmazione nei prossimi mesi per tentare di blindare la cassaforte.

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