Città del Capo

Sudafrica assetato: si allontana «day zero»

di Franco Sarcina

(Reuters)

4' di lettura

Anche se forse Città del Capo riuscirà, grazie agli sforzi dei suoi abitanti, ad evitare il “day zero”, il giorno fatidico in cui l'acqua corrente non uscirà più dai rubinetti di case e uffici, l'emergenza idrica che sta colpendo la popolosa città sudafricana è tutt'altro che superata. Per ora, infatti, il day zero, giorno in cui i serbatoi idrici che alimentano gli acquedotti cittadini si ridurranno sotto il 13,5% della capacità complessiva e la distribuzione dai rubinetti verrà interrotta, rimane. Attualmente, anche se nel corso del tempo questo giorno fatidico è stato spostato in avanti, day zero è ancora ufficialmente previsto per il prossimo 27 agosto, ma molto ormai ritengono che la data possa essere ulteriormente posticipata, finanche al 2019. La popolazione dell'area urbana (circa 4 milioni di persone) spera nella stagione delle piogge, prevista per il prossimo inverno (Cape Town è nell'emisfero sud), che potrebbe riuscire a rifornire, almeno in parte, i bacini idrici che alimentano gli acquedotti cittadini. Nel frattempo, restano in vigore le limitazioni al consumo individuale di acqua (50 litri al giorno pro capite) e le misure che le autorità cittadine hanno imposto a residenti, agricoltori e industrie per cercare di fronteggiare l'emergenza.

Sudafrica, a Città del Capo la peggior siccità da un secolo

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Però, comincia ad esserci un po' di ottimismo. Innanzitutto, le restrizioni ai consumi e gli inviti alla popolazione stanno funzionando: con l'eccezione della settimana scorsa, il trend dei consumi idrici è in discesa. Lo stesso sindaco di Città del Capo, Ian Neilson, ha detto che «se riusciremo a proseguire nei nostri sforzi per consumare meno acqua, il day zero potrebbe essere del tutto evitato quest'anno. Tuttavia – precisa Neilson –non possiamo fare previsioni sulla portata delle piogge. Se le piogge nella stagione invernale saranno scarse come quelle dello scorso anno, o addirittura inferiori, rischiamo di raggiungere il day zero all'inizio del prossimo anno».

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Gli sforzi dei residenti vengono comunque riconosciuti. Mmusi Maimane, leader del maggior partito di opposizione del Sudafrica, la Democratic Alliance, al governo nella città e nella Provincia del Capo Occidentale, in un retweet ha elogiato i residenti, sottolineando che la città ha ridotto del 60% i propri consumi idrici dal febbraio del 2015.

Mmusi Maimane, leader della Democratic Alliance, è ottimista: «Day Zero potrà essere spostato al 2019»

Impossibile quantificare i costi della siccità
Nel frattempo, appare difficile quantificare complessivamente i costi economici che sta sostenendo la metropoli sudafricana in seguito a tre anni consecutivi di siccità. Il canale news Cnbc ha interrogato a proposito la South African Reserve Bank (Sarb), la banca centrale del Paese: gli impatti della siccità nella zona del Capo non sono, di fatto, stati calcolati nelle previsioni economiche stipulate dell'istituto per l'anno in corso. «Realizzare delle stime è complicato, ma stiamo lavorandoci», hanno comunicato i funzionari Sarb.

L'economia sudafricana nel suo complesso è decisamente fiacca, con una crescita del Pil che nel terzo trimestre del 2017 è stata, rispetto all'anno precedente, solo dello 0,8%, mentre la disoccupazione nel Paese nell'ultimo trimestre del 2017 è del 26,7% e addirittura quella giovanile a Città del Capo del 31,7%.

La città negli ultimi è cresciuta notevolmente, soprattutto attirando a sé la popolazione rurale: il tasso di crescita, negli anni dal 2001 al 2011, è stato del 2,6%, e anche sostenere questa crescita, ha sottolineato lo stesso sindaco, «è stato certamente un problema. Attualmente - sottolinea ancora pragmaticamente Neilson - siamo più interessati nel trovare una soluzione alla crisi che nello scoprire sistemi per misurarne l'impatto economico». A livello statale, tuttavia, non mancano le polemiche. La Democratic Alliance che amministra città e provincia, è stata accusata di non aver saputo affrontare per tempo l'emergenza: «la città ha iniziato a porre delle limitazioni ai consumi di acqua troppo tardi», sostiene, non isolato, Rian le Roux, strategist e responsabile per il Sudafrica della società di investimenti Old Mutual. Criticata anche l'amministrazione centrale: il parlamento del Sudafrica aprirà un'inchiesta accusando di cattiva gestione il Dipartimento per l'acqua e le strutture igienico-sanitarie della nazione.

I bacini idrici che approvvigionano Città del Capo

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Di sicuro la siccità ha colpito sfavorevolmente sia la produzione vitivinicola, assai diffusa nella zona del Capo, sia quella ortofrutticola, scese rispettivamente anno su anno del 20% e del 15%. La popolazione locale tuttavia non ha sofferto di rincari particolari dei prodotti agricoli, grazie ai buoni raccolti degli ultimi anni in altre zone del Sudafrica e al generale basso andamento dei prezzi agricoli. Però, sottolinea Paul Makube, esperto in agricoltura della First National Bank del Sudafrica, sentito dalla Cnbc, «se la siccità dovesse protrarsi ancora per un'altra stagione, gli impatti potrebbero essere pesanti».

Anche se il prossimo inverno dovesse piovere parecchio, difficile comunque che l'emergenza nella zona di Cape Town si risolva definitivamente. Per affrontare il problema, sottolinea Makube, serve «un cambio definitivo dello stile di vita».

Non solo Città del Capo
L'emergenza acqua nei grandi centri urbani del pianeta non è una esclusiva di Città del Capo, e gli esempi nella storia recente sono diversi. Come sottolinea uno studio della sezione locale del Wwf, realizzato con la collaborazione di altre sedi locali dell'organizzazione internazionale, diverse città hanno dovuto affrontare in anni recenti emergenze simili. A San Paolo del Brasile dal 2014 al 2016 due terzi della popolazione complessiva (che, se consideriamo l'intera municipalità, ammonta a circa 21 milioni di persone) ha sofferto di carenza

idrica, con 20 giorni di blocco totale dell'acqua dai rubinetti delle abitazioni. Lo studio indica tra le cause la mancanza di soluzioni a lungo termine del problema dell'approvigionamento idrico, scarsi incentivi alla limitazione dei consumi da parte di cittadini e industrie, il degrado delle foreste e delle sorgenti idriche nei dintorni.
A Città del Messico l'emergenza acqua è cronica: in questa megalopoli da 21 milioni di abitanti il 18% dei residenti non riceve acqua tutti i giorni, mentre il 32% è costretta ad acquistarla per sopperire alle proprie necessità. L'amministrazione sta cercando di risolvere il problema a livello legislativo.

Grave la situazione anche a Karachi, in Pakistan: l'acqua distribuita ai 17 milioni di residenti viene formalmente gestita da un ente, il Karachi Water and Sewerage Board, ma in realtà il 25% della distribuzione è in mano alla cosiddetta “water tanker mafia”, la mafia delle navi cisterna.

L'emergenza non è limitata alle grandi megalopoli dei cosiddetti paesi emergenti o del terzo mondo: situazioni di rischio ci sono anche a Los Angeles in California, dove fin dal 2011 vi è uno stato di relativa siccità, tanto che l'89% dell'acqua arriva da oltre 300 chilometri di distanza, a Brisbane in Australia e, dal 1992 al 1995, a Siviglia in Spagna.

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