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Sudafrica, il caso della «nave spia» cinese attraccata. Le autorità: fa attività di ricerca

Sale la tensione per il caso della Yuan Wang 5, un’imbarcazione sospettata di spionaggio militare a favore di Pechino

di Alberto Magnani

Vertice tra Macron, von der Leyen e Xi Jinping a Pechino

4' di lettura

I critici la denunciano come una nave spia di Pechino. Le autorità locali smentiscono, parlano di una imbarcazione «per la ricerca» e dichiarano di non poterne sapere di più.

È la contesa che si è aperta sulla Yuan Wang 5, una nave cinese da 25mila tonnellate di dislocamento che ha attraccato il 29 marzo al porto di Durban: lo scalo principale del Sudafrica e dell’intera regione subsahariana, uno snodo essenziale nel traffico marittimo dell’economia più industrializzata del Continente.

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Ora l’imbarcazione ha abbandonato la costa e naviga in mare aperto, secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Bloomberg, ma gli strascichi della sua tappa in Sudafrica potrebbero trascinarsi a lungo. L’approdo della nave, capace di tracciare razzi e satelliti, viene contestata come una nuova prova della vicinanza di Pretoria all’asse politico e militare fra Cina e Russia, confermando un orientamento già trasparso nelle ultime decisioni del governo. Solo lo scorso febbraio il Sudafrica ha svolto esercitazioni militari sulle sue coste con imbarcazioni di Pechino e Mosca, oltre a ospitare uno degli svariati tour diplomatici del ministro degli Esteri russo Lavrov.

Le accuse dell’opposizione e la smentita delle autorità

Il caso si è innescato quando la Yuan Wang 5 è comparsa a fine marzo nel porto di Durban, alimentando le polemiche sul collocamento del Sudafrica nello scenario internazionale. Le esercitazioni militari di febbraio, in coincidenza con l’anniversario della guerra in Ucraina, avevano già surriscaldato i rapporti con i partner occidentali, inducendo alcuni ministri del governo di Cyril Ramaphosa a difendere la scelta e rivendicare l’autonomia di Pretoria rispetto alle ingerenze di Ue e - soprattutto - Usa.

L’attracco della «nave spia» di Pechino ha scatenato ora il nervosismo dell’opposizione all’African national congress, il partito che esprime il presidente in carica Ramaphosa. «Non pensiamo oltre al nostro naso» ha attaccato il portavoce per la difesa del partito centrista Democratic Alliance, Kobus Marais, alludendo ai rischi di impatto sul commercio internazionale del Sudafrica. La Cina rappresenta oggi quasi un decimo dell’export sudafricano, con 12 miliardi di dollari nel solo 2022 che la eleggono a primo partner commerciale di Pretoria. Ma i carichi verso la Russia sono inconsistenti, mentre quelli verso le economie occidentali come Stati Uniti e Germania rappresentano da sole il 17% delle esportazioni e oltre 20 miliardi di dollari Usa in valore nelle stime.

Dopo il silenzio dei primi giorni, le autorità hanno iniziato a sbilanciarsi e ridimensionare la versione sulla «nave spia» denunciata dalle opposizioni. La Transnet National Ports Authority, l’autorità che sovrintende a otto porti commerciali in Sudafrica, ha replicato che la Yuang Wang 5 sarebbe una nave adibita alla ricerca e non allo spionaggio, anche se ha dichiarato di ignorare i motivi dello sbarco. La società «non ha il mandato per richiedere queste informazioni», ha fatto sapere, sempre secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg, rimandando a una valutazione di altre autorità.

Il precedente dell’India e le accuse al Sudafrica

I dettagli sui motivi dell’attracco a Durban potrebbero essere conosciuti dal dipartimento dei Trasporti del Sudafrica, ma al momento non sono state fornite informazioni aggiuntive. Non è la prima volta che la Yuan Wang 5 fa parlare di sé, con un precedente simile che risale all’estate 2022 e coinvolge un colosso in rapporti tutt’altro che sereni con Pechino: l’India di Narendra Modi, il leader nazionalista che ha intrattenuto una relazione ondivaga con Pechino.

Ad agosto dell’anno scorso, le autorità di Nuova Delhi hanno criticato la scelta dello Sri Lanka di concedere l’attracco della nave cinese nel suo porto di Hambantota. Il governo indiano aveva già monitorato la rotta dell’imbarcazione, annunciando che avrebbe tutelato «sicurezza e interessi economici» del Paese di fronte all’ipotesi di ingerenze esterne: un affondo che ha tradito la sua tesi di fondo sul ruolo e le funzioni della nave, innescando una replica indiretta di Pechino. «È completamente ingiustificato, per certi paesi, citare preoccupazioni di sicurezza per fare pressioni sullo Sri Lanka» hanno dichiarato le autorità cinesi, sia pure senza citare i protagonisti delle «pressioni» a spese di Colombo.

Di certo l’episodio della Yuan Wang 5 ravviva le tensioni sulle «ambiguità» del Sudafrica rispetto ai suoi rapporti con Pechino e Mosca, già acuite dalle esercitazioni militari di febbraio e gli smarcamenti di Pretoria sul conflitto in Ucraina. Il Sudafrica è il più influente dei 17 paesi del Continente che hanno scelto di astenersi nella risoluzione Onu di condanna dell’invasione di Kiev, uno strappo che il presidente sudafricano Ramaphosa ha giustificato spiegando che il testo era sprovvisto di un «impegno significativo» per un dialogo fra le parti e non forniva «l’incoraggiamento e il sostegno internazionale» a una risoluzione efficace del conflitto.

I rapporti fra Pretoria e i paesi occidentali rischiano una cesura ben più netta con il dilemma che incombe sulle autorità politiche sudafricane: l’invito e l’eventuale presenza di Vladimir Putin al summit dei paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) che si terrà nell’agosto 2023 proprio a Durban. Sulla carta, il Sudafrica dovrebbe eseguire il mandato di cattura spiccato dalla Corte penale internazionale e arrestare Putin al suo arrivo nel paese, rispettando gli impegni fissati con la sua firma allo Statuto di Roma. Nei fatti, il governo non ha mai espresso l’intenzione di fermare l’alleato e sta valutando come muoversi sul fronte legale per sbloccare l’impasse. Senza rinunciare all’oggetto della contesa, la presenza di Putin.

Riproduzione riservata ©
  • Alberto MagnaniRedattore

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: inglese, tedesco

    Argomenti: Lavoro, Unione europea, Africa

    Premi: Premio "Alimentiamo il nostro futuro, nutriamo il mondo. Verso Expo 2015" di Agrofarma Federchimica e Fondazione Veronesi; Premio giornalistico State Street, categoria "Innovation"

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