ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa crisi

Sudan, Blinken annuncia una tregua di 72 ore. Arrivato a Roma il primo aereo di italiani evacuati

Esodo dei cittadini Ue, con 96 italiani evacuati. Ankara propone un negoziato diretto ma l’escalation non si ferma

Evacuati gli italiani in Sudan, le immagini dei C130

4' di lettura

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha annunciato che i generali in guerra nel Sudan hanno concordato un cessate il fuoco di tre giorni a partire dalla mezzanotte di oggi, dopo che le precedenti offerte per sospendere il conflitto sono rapidamente fallite.

«A seguito di intensi negoziati nelle ultime 48 ore, le forze armate sudanesi (Saf) e le forze di supporto rapido (Rsf) hanno concordato di attuare un cessate il fuoco a livello nazionale a partire dalla mezzanotte del 24 aprile, per una durata di 72 ore», ha affermato Blinken in un dichiarazione.

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Intanto è atterrato all’aeroporto di Ciampino il 767 proveniente da Gibuti con a bordo parte dei 96 evacuati dal Sudan. Ad attendere sulla pista il ministro degli Esteri Antonio Tajani. I passeggeri arrivano in serata suddivisi su due voli: prima un 767, poi un C130 della 46esima brigata aerea che, per esigenze di rifornimento, atterra a Roma più tardi, dopo le 23.

Tajani: chiusa ambasciata in Sudan

La trappola di Karthoum però ormai è alle spalle e tra i primi ad esprimere soddisfazione c’è il ministro degli Esteri Antonio Tajani: “tutto è proceduto nel modo migliore. Gli italiani sono stati tutti messi in sicurezza. La nostra ambasciata è stata chiusa, molto probabilmente la sposteremo in maniera temporanea o in Etiopia o in Egitto”, dice il titolare della Farnesina

Esodo di massa

A quasi 10 giorni dallo scoppio del conflitto, è scattato l’esodo di massa di diplomatici e cittadini occidentali dal Sudan: il paese travolto dallo scontro fra l’esercito regolare e il gruppo paramilitare delle Rapid Support Forces, con un’escalation che si sta espandendo dalla capitale Khartoum al resto del Paese. L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, ha dichiarato che «oltre mille» cittadini Ue sono fuori dal Paese. Circa 100 dei circa 200 italiani residenti in Sudan, incluso l’ambasciatore Michele Tommasi, sono partiti in simultanea alle evacuazioni di diplomatici e civili francesi, tedeschi e spagnoli, dopo le operazioni di rimpatrio già concluse da Usa e Regno Unito.

Borrell: in 2 giorni dal Sudan partiti 21 voli di paesi Ue

«La buona notizia è che abbiamo completato l’evacuazione di molti cittadini europei dal Sudan: ieri ci sono stati 11 voli, oggi ci aspettiamo altri 20 voli operati dagli Stati membri, attraverso i quali abbiamo evacuato anche cittadini extra europei» ha detto Borrell al termine del consiglio affari esteri. «Al termine della giornata, oltre 1200 cittadini europei saranno stati tratti in salvo», ha aggiunto

Onu trasferisce staff, Guterres assicura: non abbandoniamo il Paese

«Fatemi essere chiaro: le Nazioni Unite non stanno lasciando il Sudan. Il nostro impegno è per il popolo sudanese, a sostegno del loro desiderio di un futuro pacifico e sicuro. Siamo con loro in questo momento terribile». Sono le parole del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha parlato di una «situazione che continua a peggiorare» dopo l’inizio, il 15 aprile, di scontri tra l’esercito regolare e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf). Guterres ha autorizzato «il trasferimento temporaneo all’interno del Sudan e fuori dal Paese di parte del personale Onu e delle famiglie»

Erdogan si propone come mediatore. Colloquio Riad e Borrell

In parallelo si manifestano i primi tentativi ufficiali di mediazione in un conflitto già costato, secondi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, oltre 400 vittime e più di 3.500 feriti. La testata locale Sudan Tribune riferisce che il presidente turco Recep Erdogan si sarebbe offerto di ospitare negoziati diretti ad Ankara, dopo aver scambiato conversazioni telefoniche con i due generali in guerra: il capo delle forze armate e presidente di fatto del Sudan Al-Burhan e il capo dei paramilitari Daglo, detto «Hemetti». Sul fronte Ue, l’alto rappresentante per la politica estera di Bruxelles Josep Borrell ha parlato con il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita Faisal bin Farhan degli «sforzi necessari» per placare le violenze in corso. Lo stesso Borrell ha poi dichiarato che bisogna «continuare a spingere per la stabilizzazione politica in Sudan. Non possiamo permettere che la situazione imploda».

Come si è arrivati al conflitto e i costi dell’escalation

Gli scontri, esplosi il 15 aprile, rappresentano una resa dei conti fra lo stesso Al-Buhran e Daglo, sue vice nella giunta militare che ha governato finora il Paese e avrebbe dovuto traghettarlo verso la transizione democratica. I due, saliti alla ribalta ai tempi della guerra del Darfur, hanno conquistato sempre più potere con la caduta dell’ex dittatore al-Bashir nel 2019, per poi orchestrare insieme il colpo di Stato che ha condotto nel 2021 alla fine del «consiglio sovrano» misto fra esponenti civili e militari. La rivalità fra i due è poi cresciuta fino allo scontro aperto che si sta consumando ora, innescato - ufficialmente - da un dissidio sui tempi di integrazione dei paramilitari nelle forze armate presiedute da Al-Burhan. Il bilancio attuale del conflitto conta centinaia di vittime, migliaia di feriti e milioni di sudanesi trincerati nelle proprie abitazioni o intrappolati nei luoghi dove si sono dovuti riparare allo scoppio delle ostilità. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati registra almeno 20mila persone in fuga dal Darfur, la regione occidentale già martoriata dal conflitto omonimo del 2003-2020 e ora insidiata dall’espansione del conflitto nell’area.

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