Case, tasse per 40 miliardi all’anno. Ma il 68% dei proprietari ha reddito basso
Negli ultimi 10 anni, i prezzi delle case in Italia sono scesi in media del 20%, a differenza di quanto accaduto in Europa, dove sono cresciuti del 20%
di Andrea Carli
I punti chiave
- Un rialzo dei valori catastali colpirebbe i contribuenti a reddito medio basso
- Oltre 40 miliardi di euro di tasse all’anno sugli immobili
- Proprietari di case concentrati per oltre il 78% nelle aree a minor reddito
- Acquisto dopo anni di lavoro e risparmi
- Il 17% dei contribuenti stranieri è proprietario di casa
- Ogni anno un milione di persone chiedono un prestito per acquistare casa
- Dall’Imu circa della metà delle imposte sul mattone
- La Valle d’Aosta è la regione con il patrimonio immobiliare residenziale più alto
- Il confronto tra i prezzi delle case in Europa e in Italia
- Trentino Alto Adige primo per valore medio delle abitazioni principali
5' di lettura
Una fotografia sulla tassazione degli immobili che viene scattata proprio nel momento in cui all’interno della maggioranza è in corso un braccio di ferro tra il centrodestra (Lega e Fi) e le altre forze politiche che sostengono l’esecutivo Draghi sull’opportunità di inserire nella delega sul fisco la riforma del catasto. Nell’annunciare per la prossima settimana il via libera alla delega, il presidente del Consiglio in occasione della conferenza stampa per la presentazione della Nadef (la Nota di aggiornamento del Def) ha chiarito che se finora ha rinviato la misura non è perché i partiti gli hanno detto di no: il prossimo Cdm, ha assicurato in quella sede, la approverà perché bisogna fare chiarezza e «trasparenza» di un’Italia catastale che è meno estesa di quella geografica. Sarà un percorso di emersione degli immobili e revisione delle rendite lungo anni. Ma le tasse non saliranno, ha sottolineato Draghi: «Nessuno pagherà di più o di meno e nessuno pagherà per la prima casa». Parole che non sono bastate a tranquillizzare i partiti, tanto che il prossimo Cdm si annuncia in salita.
Un rialzo dei valori catastali colpirebbe contribuenti deboli
Ed è proprio su questo tema così di attualità e così discusso dalla politica che interviene un’analisi di Elexia, uno studio di 40 avvocati e commercialisti di Milano, Roma e Firenze. Il ventilato rialzo dei valori catastali degli immobili, è il messaggio che viene fuori dal report, rischia di colpire soprattutto i contribuenti a reddito medio-basso, ovvero la grande maggioranza di chi possiede o acquista una casa. Fra i 25,8 milioni di italiani che vivono in un appartamento di proprietà, infatti, il 68% ha un reddito sotto i 26mila euro lordi annui e 8 su 10 hanno contratto un mutuo per acquistarla.
Oltre 40 miliardi di euro di tasse all’anno sugli immobili
Il carico fiscale sugli immobili supera i 40 miliardi di euro l’anno e - sostiene l’indagine - potrebbe subire un’impennata con la revisione dei valori catastali, la base per calcolare i tributi su compravendite, successioni e donazioni e l’Imu su seconde case e abitazioni di lusso. Negli ultimi dieci anni, i prezzi delle abitazioni in Italia sono scesi in media del 20%, a differenza di quanto accaduto in Europa, dove sono cresciuti del 20%. I mutui sono invece in costante crescita e hanno superato i 406 miliardi di euro. «Milioni di italiani hanno pagato mutui per decenni per comprare la casa in cui abitano - ricorda Andrea Migliore, avvocato partner di Elexia, specializzato in campo immobiliare -. Sui proprietari gravano già ingenti costi di gestione e manutenzione e un’elevata tassazione. Ulteriori aggravi rischiano di frenare il settore e penalizzare anche chi la casa vuole acquistarla per viverci».
Proprietari concentrati nelle aree a minor reddito
L’analisi di Elexia, basata sui più recenti dati disponibili, traccia l’identikit dei possessori di abitazioni in Italia. La maggiore concentrazione di proprietari di case si trova nelle aree a minor reddito, sud e isole, con il 78,2%, mentre al centro sono il 72,3% e al nord il 74,1%. Nel complesso circa tre quarti delle famiglie italiane (75,2%) è proprietaria della casa in cui abita. Un livello superiore alla media europea (70%), ma inferiore ad altri paesi come Romania (96%), Polonia (84%) e Spagna (76%).
Acquisto dopo anni di lavoro e risparmi
Due terzi (66%) dei proprietari hanno più di 50 anni, segno che l’acquisto avviene in genere dopo anni di lavoro e risparmi (o ereditando la casa dai genitori). I proprietari sotto i 30 anni sono solo il 3%. Fra chi possiede la casa gli uomini sono il 52%, le donne il 48%. Il profilo tipo dei proprietari, mette ancora in evidenza l’indagine Elexia, appartiene alle classi di reddito medio-basso. Circa un quinto dei proprietari di case ha redditi inferiori a 10mila euro lordi annui. Il 68% ha entrate che non superano i 26mila euro annui. E il 94% ha introiti annuali fino a 55mila euro. Solo il 3% vanta proventi oltre i 75mila euro. Circa il 42% dei proprietari di abitazioni ha come fonte principale un reddito da lavoro dipendente, in media 28.400 euro lordi. Il 40,4% ha una pensione (in media circa 20.480 euro). I lavoratori autonomi sono l’11%, con un reddito medio di 29.800 euro. Solo il 6% dei contribuenti proprietari ha i proventi da fabbricati come fonte principale di introito.
Il 17% dei contribuenti stranieri è proprietario di casa
Un nuovo trend segnalato dalla ricerca è la crescita dei proprietari di case cittadini extracomunitari: sono circa 231mila, pari al 17% dei contribuenti stranieri, con un picco in Lombardia, dove arrivano al 24%. Fra gli extracomunitari che risiedono e lavorano regolarmente in Italia, 1 su 6 è riuscito a comprarsi una casa.
Un milione di persone l’anno chiede un mutuo per la casa
La ricerca segnala poi la costante crescita dei mutui ipotecari per l’acquisto della casa, il cui stock ammonta a circa 406 miliardi di euro, rispetto ai 393 miliardi di dieci anni prima. Ogni anno sono circa 1 milione gli italiani che chiedono un prestito per acquistare la casa.
Dall’Imu circa della metà delle imposte sul mattone
Le imposte che gravano sulle case in Italia superano i 40 miliardi di euro, di cui circa metà dall’Imu (seconde case e abitazioni di lusso) e il resto da Irpef, cedolare secca sugli affitti e imposte sugli acquisti (registro, ipotecarie e catastali). Il gettito dal mattone è diminuito di circa 3 miliardi, in seguito all’eliminazione dell’Imu sulla prima casa.
Valle d’Aosta regione a maggior patrimonio immobiliare
Le regioni in cui il patrimonio immobiliare residenziale ha il valore più elevato rispetto al Pil sono la Valle d’Aosta, con 6,3, la Liguria con 5,7 e il Trentino Alto Adige con 5,1. Il valore inferiore è in Lombardia con 2,8, dovuto alla forte capacità produttiva della regione. Il patrimonio immobiliare residenziale delle città maggiori, con oltre i 250mila abitanti, rappresenta circa un quinto del valore complessivo.Le rendite catastali restano inferiori al valore di mercato. Tuttavia, osserva la ricerca Elexia, negli anni la forbice si è ridotta perché il costo delle abitazioni in Italia è diminuito, a differenza di quanto accaduto nel resto del continente.
Il confronto tra i prezzi delle case in Europa e in Italia
Dal 2010 al 2019 i prezzi delle case in Europa sono cresciuti in media del 20% con punte del 24% in Spagna e del 28% in Germania. Nella Penisola, invece, i prezzi sono scesi di circa il 20%. Le quotazioni in Italia sono poi rimaste stabili come effetto della pandemia, mentre hanno continuato a correre in Europa.
Trentino Alto Adige primo per valore medio delle abitazioni principali
L’analisi Elexia stila infine una classifica delle regioni in base al valore medio delle abitazioni principali. In vetta c’è il Trentino Alto Adige, con circa 327.000 euro, seguito da e Lazio (256.000) Toscana (242.000). In coda la Calabria (104.000) e il Molise (105.000).In generale, il valore delle case cresce in base alle dimensioni del Comune. Si va da circa 117.000 euro in media nei piccoli centri, fino a 5.000 abitanti a 252.000 euro nelle città con oltre 250.000 abitanti.
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