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«Sul climate change si vota così». Ecco la strategia dei fondi pensione inglesi

L’associazione degli investitori previdenziali britannici (Plsa) può contare su investimenti per mille miliardi di sterline. Ha pubblicato le linee guida per gli associati sul voto nelle assemblee: climate risk tema centrale

di Vitaliano D'Angerio

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3' di lettura

I fondi pensione inglesi fanno sul serio sul cambiamento climatico e su cosa fare nelle assemblee delle aziende quotate. La parola “against” (contro) si ripete per ben quattro volte nel documento sulle linee guida al voto in assemblea, pubblicato sul sito del Pensions and Lifetime Savings Association (Plsa), l’associazione degli investitori previdenziali in UK. Alle aziende investite dai soggetti previdenziali anglosassoni viene richiesto il rispetto di una serie di parametri legati al contenimento della crisi climatica: per esempio una maggior trasparenza sulle emissioni di gas serra, remunerazioni dei manager allineate ai dati sulla sostenibilità, impegni ad adottare gli schemi di trasparenza sulle emissioni suggeriti da organismi super partes come Carbon Disclosure Project (Cdp).

In caso contrario, Plsa suggerisce di votare contro. Il climate risk sarà dunque uno dei temi chiave alla prossima tornata di assemblee delle quotate nel Regno Unito e non solo.

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Il peso di Plsa

L’associazione britannica degli investitori previdenziali tutela gli interessi di 20 milioni di risparmiatori e ha investimenti per mille miliardi di sterline (mille e 190 miliardi di euro) in Gran Bretagna e nel mondo. Plsa suggerisce di votare contro nelle assemblee delle quotate che, occupandosi di business “ad alta intensità di carbone”, non forniscono previsioni sulla riduzione di emissioni; inoltre gli associati Plsa sono invitati al pollice verso pure quando queste previsioni non sono allineate con i parametri sul taglio di CO2 deciso dal Trattato di Parigi sul contenimento della temperatura terrestre.

Remunerazioni e clima
Ancora più interessanti le richieste degli investitori previdenziali inglesi in merito alle remunerazioni dei manager. Viene sollecitato un piano di allineamento delle remunerazioni dei senior executive ai risultati della sostenibilità; performance che vanno raggiunte in un ragionevole lasso di tempo (taglio emissioni di CO2 entro il 2030 per esempio). Se non vi sono indicazioni in tal senso, Plsa invita a votare contro.

Stesso discorso se l’azienda quotata non ha prestato attenzione alle legittime preoccupazioni degli investitori: quest’ultimi, attraverso una attività di lobbying, possono aver illustrato al management gli obiettivi da raggiungere per una mitigazione del climate change. Snobbare tali istanze potrebbe appunto portare al voto contrario da parte degli investitori previdenziali presenti in assemblea.

Le iniziative italiane

La Gran Bretagna e i Paesi scandinavi sono molto più avanti dell’Italia sul versante della stewardship ovvero sulla gestione responsabile delle risorse. Ma qualcosa si sta muovendo anche da noi. I primi a partire su questi temi sono stati tre enti previdenziali dei professionisti: Enpam (medici e dentisti), Inarcassa (ingegneri e architetti) e Cassa forense (avvocati). Le tre Casse, che insieme possono contare su 50 miliardi di attivi e 800mila professionisti iscritti, hanno creato Assodire, associazione che si muoverà nelle assemblee delle quotate dove tali enti sono presenti con partecipazioni dirette. L’engagement con i manager delle quotate e gli obiettivi Esg sono tra gli impegni dichiarati da Assodire.

Sulla stessa linea si muove il Centro di tutela dei diritti degli azionisti istituzionali voluto da Assoprevidenza (fondi pensione preesistenti) e dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili (Cndcec). Fra le iniziative del Centro di tutela, vi sarà un decalogo per gli associati e un’attività di engagement e di voto per delega.  L’esempio di Plsa a questo punto potrebbe essere utile anche per gli investitori previdenziali italiani.

Per approfondire

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