Lo scontro sul «Leone X» di Raffaello a Roma? Chi decide è il direttore degli Uffizi
Per il professor Tarasco della Direzione generale Musei del Mibact è al direttore che spetta l’ultima parola sui prestiti
di Marilena Pirrelli
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Le nuvole sulla prossima mostra su Raffaello alle Scuderie del Quirinale appaiono quasi un diversivo al dominante Coronavirus. Al grido “Fermate il ritratto di Leone X” per altro già a Roma a pochi giorni dall'inaugurazione il 5 marzo della grande mostra, il Comitato scientifico delle Gallerie degli Uffizi composto da Donata Levi, Tomaso Montanari, Fabrizio Moretti e Claudio Pizzorusso si è dimesso in blocco.
La polemica si è scatena sulla tavola che ritrae uno dei due papi che hanno fatto la fortuna di Raffaello: «Leone X» restaurato dall' Opificio delle Opere Dure di Firenze grazie al contributo di Lottomatica, restauro e contributo scientifico arrivati grazie al progetto espositivo.
Ma i professori del Comitato scientifico scrivono in una lettera di aver dato parere negativo, il 9 dicembre 2019, al prestito del «Leone X» e, sottolineano, che era stato incluso (in un altro documento approvato anche dal direttore Eike Schmidt) nella lista delle 23 opere “inamovibili” del Museo, per le loro condizioni di fragilità o semplicemente per il loro carattere “fortemente identitario “ (e questo nella fattispecie sarebbe il caso del ritratto del di «Leone X»).
Il direttore tedesco ha rivendicato la sua scelta: «La mostra su Raffaello - dice - è un evento culturale epocale, sarà uno dei motivi di orgoglio dell'Italia nel mondo e non poteva fare a meno del Leone X, un capolavoro tra l'altro in ottima salute dopo il restauro fatto dagli specialisti dell'Opificio Opere Dure».
Le dimissioni del Comitato scientifico delle Gallerie degli Uffizi di martedì 25 appaiono più un caso politico che scientifico ad Antonio Tarasco, dirigente della Direzione generale musei del Mibact e professore ordinario abilitato di Diritto amministrativo.
«Il comitato scientifico non svolge una funzione di cogestione della struttura museale, ma gli compete solo una consulenza tecnica a supporto alle decisioni del direttore. Di conseguenza l'adozione di provvedimenti amministrativi e la responsabilità sono esclusivamente in capo all'organismo direttivo cioè al direttore”. In questo caso Eike Schmidt.
Donata Levi, Tomaso Montanari, Fabrizio Moretti e Claudio Pizzorusso hanno rassegnato le dimissioni. Ricordano di aver dato parere negativo il 9 dicembre al prestito del «Leone X» che, sottolineano, era stato incluso nella lista delle 23 opere “inamovibili” delle Gallerie fiorentine. Cosa risponde professor Tarasco?
Non ha senso che il Comitato si offenda al punto da dimettersi perché nessuno aveva mai richiesto al Comitato di decidere in ordine al prestito. Ribadisco che quella del Comitato è una funzione di consulenza che non può spingersi fino al punto di co-decidere la politica dei prestiti statali. Questo non è previsto in nessuna fonte normativa.
In punto di diritto?
Secondo i regolamenti statali, la consulenza del Comitato tecnico-scientifico è relegata, appunto, esclusivamente all’ambito tecnico-scientifico: i componenti ben possono valutare la qualità della mostra, ma non possono esprimere alcuna opinione vincolante. Esiste, evvero, la lista delle opere inamovibili e anche nel caso dell'Uomo Vitruviano o in ordine ai prestiti caravaggeschi della Galleria Borghese molte opere sono identitarie. Ciò non impedisce che in casi particolari il prestito possa essere assentito. Per la mostra celebrativa dei 500 anni dalla morte di Raffaello stiamo parlando di un prestito nazionale non in favore di uno Stato straniero, ma di un prestito direi quasi Stato (museo statale) su Stato (Scuderie del Quirinale) organizzata da Ales , società in house che gestisce per conto del Mibact le Scuderie.
E il forte carattere identitario dove lo mettiamo?
Un conto è il carattere identitario e un conto il carattere straordinario dell'evento in questione. Tutte le opere nazionali di Raffaello in mostra, compreso il «Leone X» portate in prestito hanno valore di quasi 1,6 miliardo di euro. Solo l'opera contestata vale 80 milioni di euro. Il Comitato scientifico non svolge una funzione politica ma tecnica. Se il direttore sbagliasse non sta al Comitato scientifico censurare il direttore, ma organi a lui superiori.
Il Comitato non ha alcuna legittimazione a polemizzare. Del resto è evidente che nella mostra ci saranno anche altre opere identitarie di Raffaello per qualche altro museo. Se si volesse valorizzare il carattere identitario si potrebbero così spostare solo quadri di minore importanza. Tutti i musei del mondo considerano identitarie e straordinarie alcune opere eppure circolano e vengono prestate se il valore scientifico della mostra è elevato. Altrimenti non si farebbero più mostre.
Se, invece, l'indirizzo del Comitato scientifico è di bloccare una mostra se ne dovrebbe dedursi che l'intento sia latamente politico. Se così fosse, bisognerebbe comportarsi diversamente: ossia candidarsi, assumere responsabilità politica delle idee di fronte agli elettori e, successivamente, rimettersi anche al giudizio degli stessi elettori.
Ma non si utilizza strumentalmente la propria autorevolezza scientifica per condizionare la decisione di carattere tecnico-discrezionale di un dirigente museale. Il rischio è finire per dimezzare le mostre come quella su Caravaggio al Museo di Capodimonte che lo scorso aprile fu costretto a non esporre la pala d'altare delle «Sette opere della misericordia» di Caravaggio, nonostante l'accordo del proprietario, l'antichissima e nobile Fondazione del Pio Monte della Misericordia di Napoli, a causa di una opposizione ideologica che non acconsentì allo spostamento di soli di 2 km dell'opera ritenuta difficile da rimuovere dall'altare. Ma nel caso del «Leone X» non sono opponibili neanche problemi conservativi, essendo l'opera in condizioni perfette.
Insomma la lista vale quindi più o meno per bloccare la circolazione delle opere di un museo?
L'individuazione di un'opera in una lista di opere identitarie avviene con un provvedimento amministrativo; con altro provvedimento amministrativo di concessione del prestito non si fa altro che derogare a quella qualificazione, almeno limitatamente ad un caso particolare e dietro congrua motivazione. Nulla di scandaloso su un piano giuridico. Insomma: che il «Leone X» non vada spostato non è certo scritto nell'art. 9 della Costituzione.
Si contesta troppa autonomia dei musei?
Partiamo dal dato normativo insuperato: il primo profilo dell'autonomia è rappresentato proprio da quello scientifico che legittima pienamente il direttore museale a decidere ciò che può formare oggetto di prestito. Non è il Comitato scientifico a decidere per conto del museo. È semmai il direttore ad avvalersi di quel Comitato.
Chiaramente, si può sempre contestare, in linea di principio, questo assetto normativo, ma nella consapevolezza che per cambiare una norma vigente è necessario abrogarla; si tratta, eventualmente, di cambiare la norma ma non si può giudicarla inapplicabile al caso di specie. Il discorso allora si sposta dal piano giuridico a quello politico.
La stessa individuazione o meno di un'opera all'interno dell'elenco delle opere identitarie viene fatta dal direttore del museo e ad esso spetta legittimamente il potere di derogarvi, fatta salva una adeguata motivazione e purché la decisione sia assunta sempre nell'interesse pubblico.
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