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Caldaie a gas: la Commissione europea apre a eccezioni

Sarà ammorbidito il divieto secco di vendita delle caldaie a gas a partire da settembre del 2029

di Giuseppe Latour

(Adobe stock)

2' di lettura

La Commissione si sta consultando su possibili eccezioni. Perché potrebbero esserci «situazioni specifiche nelle quali installare alternative alle caldaie a gas potrebbe essere difficile e/o molto costoso». Così si è espressa la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson , in una risposta a interrogazione del Parlamento europeo, pubblicata lo scorso 11 agosto (E-001913/2023).


La risposta riguarda la difficile trattativa per la revisione del regolamento Ecodesign sugli impianti di riscaldamento. E, sebbene non rappresenti una sorpresa per come si sono sviluppate le trattative in questi mesi, dà esplicitamente un’indicazione attesa da molti: il divieto secco di vendita delle caldaie a gas a partire da settembre del 2029, salvo colpi di scena, sarà ammorbidito. Bisogna ricordare che, nelle bozze di revisione del regolamento redatte dalla Commissione, compariva una definizione di un limite minimo di efficienza stagionale, da rispettare a partire da settembre del 2029, per la categoria delle caldaie pari al 115 per cento. Un limite che rischia di tagliare fuori dal mercato qualsiasi caldaia.

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L’incremento dei requisiti

Simson spiega che questo incremento dei requisiti è in fase di valutazione. E che la Commissione «stima che le pompe di calore diventeranno la soluzione più conveniente in Europa entro il 2030, in tutti i formati (fino a 1 megawatt)». Detto questo, però, «gli attuali costi di acquisto e di installazione sono più alti rispetto alle caldaie». Per questo motivo diversi Paesi membri hanno già attivato forme di sostegno all’acquisto di questi impianti, inclusi strumenti basati sul reddito. Resta, però, sul tavolo il problema delle difficoltà tecniche. Ci sono, infatti, casi nei quali installare le pompe di calore elettriche è impossibile o, comunque, molto costoso. In alcuni appartamenti, ad esempio, potrebbe non esserci spazio sufficiente per realizzare gli impianti. Ora, dopo il pressing di diversi Paesi membri, tra cui proprio l’Italia, la Commissione ammette di avere sotto esame il tema delle eccezioni e delle deroghe, che andranno ad ammorbidire il divieto assoluto imposto dal regolamento.Per molti osservatori, però, si tratta di una soluzione tecnicamente difficile da digerire, perché si concilia male con una norma che regola la commercializzazione dei prodotti. Se un apparecchio può essere commercializzato e acquistato, poi è difficile guardare all’utilizzo che ne verrà fatto.

Lo schema Casa green

Un’alternativa, proposta alla Commissione, potrebbe essere quella di riprodurre lo schema della direttiva Case green: qui, nella versione approvata dal Parlamento, si prevede il divieto di utilizzare sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. In questi limiti, però, non rientrano i sistemi ibridi (quelli costituiti da una caldaia a condensazione e da una pompa di calore) e le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili (come il biometano o l’idrogeno). Quindi, si potrebbe semplicemente ammettere la commercializzazione di caldaie in grado di funzionare con gas verdi.

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