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«Sulle cripto è essenziale accelerare l’applicazione della norma Ue»

Il regolamento MiCa dovrebbe entrare in vigore nel 2024, ma dopo il caso Ftx sarebbe meglio anticipare, secondo Annunziata, docente alla Bocconi

di Vittorio Carlini

Il lato fiscale delle criptovalute

3' di lettura

«È essenziale accelerare l’applicazione della norma europea». Filippo Annunziata, professore associato di Diritto dei mercati finanziari all’Università Bocconi, è perentorio. «La proposta di regolamento dell’Ue MiCa sui mercati delle cripto attività – ricorda il giurista – entrerà in vigore nel 2024. Sarebbe auspicabile che i tempi fossero accorciati. A maggiore ragione, visti gli ultimi accadimenti». Già, gli accadimenti. La bancarotta di FTX, una delle più importanti piattaforme di scambi centralizzati, ha creato un vero sconquasso del settore. Da un lato, l’effetto domino su tante imprese del cripto mondo prosegue.

Dall’altro, molti investitori hanno visto i loro patrimoni andare in fumo. Un falò di ricchezza che poteva essere evitato? «Premesso che nel mondo degli investimenti l’educazione finanziaria e la prudenza dovrebbero essere stelle polari per chiunque, credo che proprio alcune previsioni del regolamento avrebbero potuto evitare, oppure mitigare, diversi problemi». In tal senso può pensarsi, ad esempio, all’annosa questione della separazione patrimoniale tra gli asset dei risparmiatori e quella degli exchange. La prassi attualmente in vigore, va ricordato, è che il token oggetto della compravendita non rimane nella disponibilità dell’investitore, bensì è spesso custodito nel portafoglio della piattaforma.

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Dal che saltano fuori gli abusi come nel caso di FTX. «Al contrario – riprende Annunziata – la proposta di regolamento, attraverso il combinato disposto dell’articolo 3 e del 67, individua il concetto della separazione delle partecipazioni detenute per conto proprio e quelle del cliente». Certo, la presenza di una norma non implica in sé l’eliminazione dell’abuso. E tuttavia da una parte l’esistenza del divieto ha un effetto deterrente; e dall’altra, essendo la normativa pensata ad hoc per il comparto, «la gestione dell’eventuale criticità è ovviamente più facile».

Ma non è solo questione di proprietà. Altro tema rilevante è quello dell’accesso al mercato. Nel mondo dei listini tradizionali e regolati l’investitore retail non può inviare il proprio ordine direttamente alla Piazza Affari di turno. Deve passare attraverso un intermediario autorizzato al quale, a sua volta, è richiesto di associarsi (in maniera diretta o indiretta) alla controparte centrale degli scambi. Ebbene: questo meccanismo, a oggi, non esiste nella cripto sfera. Si dirà: le cryptocurrencies nascono proprio con l’intento di bypassare simili sistemi. Vero. Tuttavia, nel momento in cui si punta all’adozione di massa dei cripto asset, creando grandi piattaforme centralizzate per gestire gli scambi (non sulla blockchain), una qualche forma di regolamentazione è necessaria.

«Su questo fronte – tiene a precisare Annunziata –non si deve fare confusione. In primis, rispetto al richiamo alle Borse tradizionali, va ricordato che la MiCa non si applica agli strumenti finanziari. Nel caso in cui un asset digitale fosse assimilabile ad una security la legge è quella della finanza tradizionale». Ciò detto, «la proposta di regolamento prevede l’istituzione dei Crypto asset service provider. Vale a dire soggetti che, previa autorizzazione della autorità competente, saranno coloro che possono offrire servizi cripto: dalla custodia fino alla gestione di piattaforme di negoziazione». Ebbene: proprio in quest’ultimo caso sono richiesti diversi e importanti obblighi: dall’indicare le politiche sulle commissioni fino ai requisiti per l’ammissione di un token agli scambi.

«Non solo. Devono, ad esempio, essere resi pubblici il prezzo, il volume e l’ora delle operazioni sulle cripto-attività negoziate. Informazioni che vanno comunque messe a disposizione gratuitamente 15 minuti dopo la pubblicazione e rimanere tali per almeno due anni». Insomma: non si arriva alla istituzione di intermediari o sistemi di clearing house. E però «gli exchange diventano, in qualche modo, assimilabili di fatto agli Mtf previsti dalla MiFid. Il che è un bel passo in avanti per la stabilità del sistema e la difesa degli investitori». Infine: i tradizionali illeciti quali l’insider trading. Su questo fronte la MiCa introduce regole precise. Sennonché il regime sanzionatorio è in linea con quello degli strumenti finanziari tradizionali. Un’impostazione che pare eccessiva per asset che non sono securities.

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