Sulle montagne di Modena si torna a filare (e a indossare) la fibra di ortica
La cooperativa di comunità Ortika produce abbigliamento e cosmetici con l’ortica nera e riporta in vita la storia tessile del paese di Fanano, tra filande e atelier. Con un piano di sviluppo per aprire negozi a Bologna, Verona, Milano
di Natascia Ronchetti
3' di lettura
Fanano (Modena) – Un tempo aveva una filanda, varie tintorie, laboratori di tessitura e atelier sartoriali. Un patrimonio artigianale, tramandato di generazione in generazione, fatto di saperi e competenze. Ora Fanano, nemmeno tremila abitanti sulla montagna modenese, ha riscoperto l'antica vocazione. «Ma non è una operazione nostalgica: siamo tornati al punto di partenza, sì, ma innovando la tradizione», dice Luisa Ciocci, presidente di Ortika, società cooperativa con undici soci che ha riportato in vita il tessuto ricavato dal fusto dell'ortica nera per produrre abbigliamento da donna e da uomo, con due collezioni continuative e alcune flash capsule.
Gonne, pantaloni, top, camicie, abiti. A volte sono ricavati dall'ortica al cento per cento, a volte sono realizzati lavorando il fusto insieme a canapa, lino, seta, lana. Il risultato è prima di tutto una straordinaria lucentezza. E il tessuto è anche anallergico, antibatterico, super traspirante, antistatico. Merito di quel tipo di ortica – in natura ce ne sono più di venti – che cresce a partire da quota 800 metri. E di cui gli anziani del luogo ricordavano caratteristiche e peculiarità. Avevano ragione, come hanno confermato, in Francia, l'Università della Lorena e la Scuola di agricoltura e paesaggio di Roville, che hanno collaborato con Ortika per mappare tutto il territorio di Fanano e individuare la pianta migliore: «Abbiamo impiegato mesi per conoscere bene le proprietà dell'ortica e per capire come coltivarla», spiega Ciocci. Il frutto di uno studio condotto grazie a un finanziamento dell'Unione europea, nell'ambito del programma Horizon 2020: 50mila euro per mettere a punto il progetto e decidere come realizzarlo per ridare lustro a una tradizione che si era spenta negli anni Settanta con la chiusura dell'ultima cooperativa di sarte, la Cimon Style. Ma anche per creare valore sociale, ambientale ed economico in un territorio che come tanti borghi di montagna è a rischio di spopolamento.
La formula individuata è stata infatti quella della cooperativa di comunità, concepita per restituire vita, servizi, occupazione ad aree marginali. Oggi i soci di Ortika – tra coltivatori che conferiscono la materia prima, lavoratori e finanziatori – non nascondono di pensare in grande: «Abbiamo quattro sarte e vendiamo tutto quello che produciamo – prosegue Ciocci -. Per ora commercializziamo i nostri prodotti in un atelier adiacente al laboratorio, oppure online o agli eventi ai quali partecipiamo. Ma abbiamo un piano di sviluppo che prevede l'apertura di alcuni negozi. Prima a Bologna, poi nel medio periodo anche a Milano e a Verona».
Con l'ortica nera producono anche tisane, infusi, sieri e unguenti. Da settembre lanceranno una linea cosmetica completa, che comprende creme e lozioni per il viso e per il corpo e prodotti per i capelli. Fino a poco tempo fa gran parte delle terre che si estendono intorno a Fanano erano il primo anello della filiera del Parmigiano Reggiano: qui si ricava prevalentemente il foraggio destinato al nutrimento delle mucche da latte. Adesso è iniziata una diversificazione. Siamo ai primi passi, ma Ortika dispone già di tre ettari per la coltivazione di questo tipo di ortica, tra Fanano e Montese, e si appresta ad aggiungere un altro appezzamento sulla montagna della provincia di Reggio Emilia. Obiettivo: arrivare a quota sette ettari.
La parte creativa, per l'ideazione delle collezioni e delle capsule, è il risultato di un lavoro di gruppo insieme alle sarte, una delle quali è anche modellista: «Il nostro prodotto deve essere raccontato – osserva Ciocci -. Ha alle spalle una storia di recupero, per rendere anche appetibile un territorio valorizzando le sue unicità e particolarità. I nostri clienti? Hanno dai 25 ai 60 anni, tutti con una spiccata sensibilità per l'ambiente».
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