La guerra in Ucraina

Sullivan e Yang Jiechi, chi sono i due capi delegazione dei colloqui Usa-Cina a Roma

Uno è il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti più giovane degli ultimi 60 anni, l’altro è il nome cinese associato alla gestione delle relazioni di Pechino con gli Usa

Colloqui tra il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jack Sullivan e il responsabile della politica estera del partito comunista cinese Yang Jiechi

2' di lettura

Uno è il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti più giovane degli ultimi 60 anni. L’altro è il nome cinese associato alla gestione delle relazioni di Pechino con gli Usa. Ecco chi sono Jake Sullivan e Yang Jiechi, i due capi delegazione di Stati Uniti e Cina per i colloqui a Roma sull’invasione russa dell’Ucraina.

Sullivan, a fianco di Hillary Clinton e Obama

Jake Sullivan, 45 nni, viene descritto come un uomo con maturità molto maggiore di quella che si può immaginare alla sua età. Anche, e soprattuto, grazie all’esperienza accumulata negli anni in cui è stato il braccio destro di Hillary Clinton, quando l’ex first lady, superata la sconfitta della sua campagna presidenziale del 2008 - per la quale il giovane avvocato di Minneapolis, con lauree a Yale ed Oxford in relazioni internazionali, aveva lavorato - divenne segretario di Stato di Barack Obama. Chiamato al dipartimento di Stato, dove divenne il più giovane direttore dell’ufficio politico, Sullivan ha avuto un ruolo cruciale nei negoziati segreti con l’Iran che condussero all’accordo sul nucleare. Figura immancabile al fianco di Clinton, Sullivan in quegli anni ha anche registrato il numero record di 111 missioni al fianco dell’ex first lady in giro per il mondo.

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Con il secondo mandato di Obama, non più al dipartimento di Stato, Sullivan viene nominato consigliere per la Sicurezza nazionale dell’allora vice presidente Biden, incarico che manterrà per 18 mesi, gli unici quindi passati al fianco di Biden prima di entrare nella sua campagna nel 2020, dopo aver lavorato a quella del 2016 di Clinton. Investito da critiche, ed anche qualche richiesta di dimissioni, come uno dei responsabili del disastroso ritiro americano dall’Afghanistan, Sullivan, è arrivato alla Casa Bianca con posizioni da falco sulla Cina. In saggi pubblicati pochi mesi prima le elezioni del 2020 affermava che «i segnali che la Cina si stia preparando a contestare la leadership globale americana sono incontestabili e onnipresenti». Non è al suo primo faccia a faccia con Yang Jiechi.

La “tigre”, l’uomo a Pechino per gli Usa

Nell’Ufficio politico del Comitato centrale del Partito comunista cinese e capo dell’ufficio della Commissione esteri del Comitato centrale del Pcc, ex ambasciatore cinese a Washington ed ex ministro degli Esteri, Yang Jiechi, 72 anni,ha una lunga relazione con gli Usa. La “tigre” lo chiamò George Bush padre, che Yang accompagnò da interprete anche in Tibet durante un viaggio nel 1977 ben prima che Bush diventasse presidente.

L’ultimo faccia a faccia tra Yang e Sullivan risaliva a ottobre, dopo le scintille ad Anchorage nel marzo del 2021 alla presenza del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e del ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, in quello che era il primo incontro tra le due potenze nell’era Biden a cui la Cina si presentava con i suoi volti di riferimento per la politica estera che raramente viaggiano assieme. Un incontro di sei ore, quello di ottobre a Zurigo, che aveva spianato la strada al vertice virtuale di novembre tra Joe Biden e Xi Jinping.

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