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Superbonus al 110%, condomìni in corsa per non perdere l’incentivo più alto

Gli interventi di riqualificazione energetica comunicati all’Enea dal 2020 fino a oggi risultano completati in media per il 73,7 per cento. Gli addetti ai lavori segnalano rallentamenti e ritardi diffusi

di Cristiano Dell'Oste e Valeria Uva

Illustrazione di Giorgio De Marinis/Il Sole 24 Ore

5' di lettura

La corsa contro il tempo nei condomìni è ormai partita. Da qui al 31 dicembre restano 145 giorni - ferie comprese - per completare lavori agevolati dal superbonus pari a quasi 12 miliardi di euro. Per i ritardatari lo spettro è quello di un taglio del bonus dall’attuale 110% (o 90%) al più magro 70% previsto per le spese sostenute nel 2024. Un taglio che potrebbe far saltare l’equilibrio finanziario di molte operazioni, impedire di completare il progetto o generare contenziosi, con una domanda che aleggia minacciosa sullo sfondo: chi pagherà la quota di investimento non più coperta dal bonus?

IL QUADRO NELLE REGIONI
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Nuovi cantieri anche a luglio

Gli interventi di riqualificazione energetica comunicati all’Enea dal 2020 fino a oggi risultano completati in media per il 73,7 per cento. E già così non sarebbe facile per tutti centrare l’obiettivo di fine anno. Ma gli ultimi dati mostrano che ogni mese si aggiungono nuovi cantieri: solo a luglio, per quasi 3.700 edifici è stata trasmessa la prima asseverazione (possibile dopo aver raggiunto un avanzamento di almeno il 30%). E comunque tutti questi dati non considerano gli interventi che sono ancora più indietro a livello di avanzamento e le opere antisismiche, non monitorate dall’Enea.

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Con il mercato delle nuove cessioni praticamente fermo - eccezion fatta per Poste, che l’8 agosto scorso ha comunicato la riapertura degli acquisti, ma solo da privati - come è possibile che ci siano tanti interventi in rampa di lancio? «Probabilmente chi sta partendo con i lavori in questo periodo ha già ottenuto da tempo un’intesa consolidata con una banca per la cessione del credito, anche perché per il resto ci risulta ancora del tutto irrisolto il problema dei crediti d’imposta incagliati per i quali non si trova un acquirente», osserva il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.

Anche chi ha una promessa d’acquisto firmata, comunque, non può sottovalutare il fattore tempo. Perché può bastare un fermo di qualche mese nell’iter di cessione del credito - come spesso capitato in passato - per creare tensioni o far saltare il cronoprogramma.

Lavori in ritardo

I dati Enea indicano che le regioni più indietro - perché si va a rilento o perché si è iniziato di recente - sono la Campania (64,5% di completamento delle opere), la Liguria (64,6%) e il Lazio (66,1%); la zona in cui sembrano esserci meno intoppi, invece, è il Trentino-Alto Adige (83,7%), dove c’è anche la più alta incidenza - il 3,1% - di condomìni riqualificati sul totale degli edifici plurifamiliari censiti dall’Istat.

Gli addetti ai lavori segnalano rallentamenti e ritardi diffusi. «Inutile nascondersi - conferma Francesco Burrelli, presidente degli amministratori condominiali di Anaci -, molte imprese sono ferme o procedono al rallentatore perché hanno ancora crediti incagliati, mentre anche chi, dopo mesi di attesa, è riuscito a monetizzare le somme ha perso molto tempo».

«C’è stato ed è ancora in corso un forte rallentamento dei cantieri - conferma Stefano Betti, vicepresidente Ance - in molti sono a corto di liquidità perché non riescono a cedere i crediti acquisiti e quindi riducono l’attività e rallentano le forniture». Per le imprese in questa situazione è difficile rispettare gli impegni: interventi che erano stati stimati fattibili in 12-13 mesi, cioè, rischiano di durare di più. Ecco perché l’associazione dei costruttori chiede «al più presto» una proroga della scadenza del 31 dicembre «anche per i condomìni, come per le villette visto che, tra l’altro, sono lavori più complessi e più in difficoltà». Conclude Betti: «Il paradosso è che le imprese con portafoglio lavori pieno rischiano il fallimento per mancanza di liquidità. E alla fine a rimetterci saranno i proprietari chiamati a sobbarcarsi spese impreviste. Facile a questo punto prevedere una valanga di contenziosi».

Molti operatori chiedono un meccanismo analogo a quello che - grazie da ultimo al decreto Omnibus (Dl 104/2023) - ha permesso ai proprietari di villette di arrivare a fine 2023 con il 110 per cento. Si tratterebbe di stabilire che i condomìni che avranno raggiunto un certo avanzamento a una certa data (ad esempio il 30% al 31 dicembre), manterranno anche per il 2024 il superbonus con la percentuale prenotata per il 2023 (cioè il 110 o il 90% a seconda della data di deposito della Cilas e della delibera).

Ma è chiaro che, oggi, puntare sulla proroga significa assumersi un rischio. «Se dovessi dare un consiglio ai proprietari di casa, direi: “Chi può, aspetti ad avviare gli interventi”, con l’auspicio che Governo e Parlamento definiscano un quadro certo e durevole degli incentivi disponibili a partire dal 2024. Sarebbe un errore non farlo pensando che siano sufficienti le misure già esistenti», commenta Spaziani Testa. Che aggiunge: «Abbiamo ormai capito che senza cessione del credito, o un altro meccanismo che produca gli stessi effetti, i lavori in condominio non vengono realizzati».

Ritorno in assemblea

«A Milano abbiamo condomìni con ponteggi già installati, ma del tutto fermi - racconta Angela Panza, consigliera del locale Ordine degli architetti -. In questo caso ci sono due problemi: la responsabilità per la sicurezza delle strutture, che resta in capo al coordinatore della sicurezza, e il fatto che i progettisti che non hanno ancora ricevuto i pagamenti potrebbero non voler più proseguire».

Le casistiche sono molte e complesse. Anche nei cantieri che stanno “marciando” persino ad agosto gli imprevisti e le varianti sono all'ordine del giorno. «Abbiamo proprietari che sono partiti per le vacanze dimenticandosi di lasciare le chiavi per accedere a soffitte e solai da coibentare - lamenta Burrelli - oppure balconi ancora ingombri di lavatrici e scaffali. Così il cappotto non si può installare». A settembre poi con l’avvio di molte opere del Pnrr potrebbe essere più difficile trovare maestranze specializzate.

Una strada su cui stanno riflettendo progettisti, imprese e condomìni per recuperare tempo prezioso è rinunciare ad alcune opere, tra quelle non indispensabili a ottenere il doppio salto di classe energetica. «Si può intervenire sui lavori trainati nelle singole abitazioni - spiega ancora Panza - ad esempio eliminando zanzariere o schermature solari, ma sono scelte da comunicare al più presto in trasparenza al condominio».

Gli amministratori, al momento, hanno però il problema inverso, con continue richieste di lavori extra. Riassume Burrelli: «Si fatica a far capire che, ad esempio, i camini, non sono mai agevolati». Per alcuni materiali o finiture da settembre si profila un effetto imbuto. «Gli infissi, ad esempio - aggiunge Betti - perché li montano tutti alla fine e quindi ci sarà un boom di richieste con conseguenti ritardi nella consegna». La strada più logica è tornare in assemblea per valutare eventuali varianti e fare il punto sullo stato avanzamento lavori. E la discussione potrebbe non essere sempre così serena.

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