Superbonus e crediti incagliati, il Mef studia nuove tutele salva-esodati
Prime aperture su un nuovo intervento normativo per proteggere chi ha avviato le operazioni di ristrutturazione in buona fede
di Giuseppe Latour e Giovanni Parente
3' di lettura
Introdurre tutele per gli esodati del superbonus. Cioè per chi, in buona fede, ha avviato lavori di ristrutturazione del proprio immobile, soprattutto se prima casa, senza riuscire ad arrivare in fondo, a causa dell’impasse sul mercato della cessione dei crediti e dei mille cambi di regole arrivati nel corso dell’ultimo anno e mezzo. Dopo le molte proteste che si sono susseguite in questi mesi, davanti al palazzo del ministero dell’Economia in via XX settembre a Roma è andato in scena in questi giorni un presidio degli esodati del superbonus.
Nel corso dei colloqui di mercoledì della delegazione del movimento degli esodati, insieme al leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte (alla manifestazione c’erano anche i rappresentati del Pd, Antonio Misiani e Ubaldo Pagano), con il responsabile del dicastero, Giancarlo Giorgetti, sono emersi i primi elementi di un intervento allo studio del Mef: si parla di soluzioni mirate e selettive per venire incontro alle istanze dei cittadini, imprese e professionisti rimasti con crediti bloccati o senza possibilità di cessione. Sul dossier sta lavorando il consigliere del ministro, Enrico Zanetti.
Le misure allo studio
L’obiettivo è garantire il legittimo affidamento di chi in totale buona fede aveva avviato lavori con la speranza di utilizzare lo sconto in fattura o della cessione del credito. Spesso, però, questi lavori sono rimasti a metà, con il rischio di pesanti strascichi legali: fallimenti delle imprese o confische degli immobili, solo per citarne due. Così gli esodati hanno chiesto misure di protezione sul fronte civilistico. Una sorta di moratoria per bloccare azioni, fallimenti e pignoramenti. Un intervento non semplice, per la necessità di contemperare tutti gli interessi in campo e non alterare anche le dinamiche di mercato.
Nuove tutele per chi era in buona fede
Da parte del Mef c'è stato ascolto e il rinnovo della disponibilità del dicastero dell’Economia a trovare soluzioni mirate e non generalizzate sui crediti incagliati. Una delle ipotesi al vaglio dei tecnici è quella di tutelare in particolare chi aveva avviato i lavori o inviato la Cilas o deliberato in condominio prima della stretta sulle cessioni varata già con il Governo Draghi all’inizio del 2022 (Dl 4/2022): questi soggetti sono quelli che avevano fatto affidamento su una circolazione pienamente libera dei crediti, che poi il Governo ha via via ridotto. Si tratterebbe di un intervento “asistematico” nel senso che sarebbe un'eccezione limitata nel tempo e nella platea di riferimento. Sia le modalità operative di questo meccanismo che il veicolo in cui inserirlo saranno oggetto di approfondimenti.
La richiesta di una nuova proroga
L’incontro è stato anche l’occasione per i partecipanti per portare anche altre richieste al Governo. Ad esempio, la proroga dei lavori già in corso sui condomìni. Dopo i problemi di questi mesi sulla monetizzazione dei bonus casa, molti cantieri avranno difficoltà a centrare la scadenza di fine 2023, essenziale per mantenere l'attuale livello del superbonus al 90 per cento; dopo ci sarà il taglio al 70 per cento. Su questo punto l’Ance ha già chiesto, a più riprese un rinvio di sei mesi, proprio per sostenere chi ha cantieri aperti.
I fondi bloccati
Resta sullo sfondo, comunque, la difficoltà a “trovare sbocco” anche per i crediti già visualizzabili nel cassetto. Si tratta di quasi 7 miliardi di euro, come precisato proprio dal ministero dell’Economia nella risposta all'interrogazione in commissione Finanze alla Camera. Anche per questo sono attese le mosse dei player del mercato finanziario per riavviare l’acquisto dei crediti.
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