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Superbonus, nuovo allarme sul 110%: 30 miliardi di crediti incagliati

L’Ance calcola sul territorio ben 180.000 interventi bloccati, tra villette unifamiliari e condomini

Sportello superbonus: il caso 110% fra regole ed effetti economici

2' di lettura

I crediti del Superbonus rimangono ancora incagliati e, a dispetto delle norme approvate per trovare una soluzione, stanno crescendo. Fino ad oltre 30 miliardi (come anticipato dal Sole 24 Ore del 30 maggio scorso), secondo le stime diffuse dall’Ance, che calcola sul territorio ben 180.000 interventi bloccati, tra villette unifamiliari e condomini. Un danno enorme sia per le imprese sia per i livelli occupazionali, denuncia l’associazione, che chiede una proroga delle operazioni di 110% attualmente in corso.

La situazione si è aggravata

La situazione si è molto aggravata di recente, se si considera che solo quattro mesi fa l’Agenzia delle Entrate stimava incagli per 19 miliardi. Anche perchè, denuncia l’Ance, la piattaforma per l’acquisto dei crediti nata nel corso dell’esame parlamentare del decreto sulle cessioni non riesce proprio a decollare. La consapevolezza dello stato delle cose c’è anche nel governo: nel corso di un’interrogazione presentata dal M5S in Commissione Finanze della Camera la sottosegretaria al Mef Sandra Savino ha risposto dichiarando che la piena operatività della piattaforma “è prevista entro il mese di settembre”.

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La piattaforma

Ci sta lavorando EnelX, di concerto con alcuni istituti bancari, mentre a livello pubblico non è stata intrapresa nessuna iniziativa diretta. Tra le banche e gli operatori, gli acquisti diretti sono ripresi solo da parte della stessa EnelX, di Intesa Sanpaolo e di Sparkasse. Hanno riaperto anche Credit Agricole, Unicredit e Banco Bpm (in maniera selettiva). Poste al momento sta ultimando le procedure per dare avvio al procedimento. Banche e costruttori avevano proposto a inizio anno di compensare attraverso i modelli F24 i crediti relativi al superbonus. Il governo non aveva accettato e il decreto legge cessioni di febbraio, dice Ance, “dall’oggi al domani ha eliminato la cessione e lo sconto in fattura: i pilastri del successo della misura”. Un provvedimento che è stato solo l’ultimo dei 20 cambiamenti normativi da quando esiste il 110%: “un continuo susseguirsi di modifiche che ha generato un’elevata confusione e inquietudine in tutti gli operatori”.

Il rallentamento dei cantieri

E così, lamenta l’associazione, le imprese, non riuscendo a cedere i crediti, si trovano senza soldi, perché di fatto non incassano per i lavori che eseguono. Questo, a sua volta, ha degli effetti sulla puntualità dei pagamenti dei lavoratori e delle filiere di fornitori, e porta infine al rallentamento o al blocco dei cantieri in corso. Per questo l’associazione dei costruttori chiede a gran voce una “proroga di almeno 6 mesi delle operazioni di 110% in corso, in modo da dare il tempo agli operatori di concludere gli interventi iniziati”. Anche perché le ricadute positive della maxidetrazione ci sono, sottolinea ancora l’Ance, e sono testimoniate dall’Istat e anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio in termini di Pil, ambiente, traguardi Pnrr raggiunti e benefici per le fasce meno abbienti. “Siamo consapevoli che è stato concepito come uno strumento straordinario, ma l’impianto tecnico, giuridico e dei controlli ha rappresentato una struttura ottima sulla quale costruire il futuro”, afferma l’associazione.

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