Superbonus, in Parlamento via in salita per le modifiche
Forza Italia prepara emendamenti e chiede un rinvio, mugugni anche in Fdi e Lega. Resta centrale il nodo della cessione dei crediti. M5S annuncia barricate
di Barbara Fiammeri
3' di lettura
Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy lo rivendica ad alta voce: «Lui, che si chiamava Draghi, lo ha detto. Noi lo abbiamo fatto». Il riferimento manco a dirlo è alle correzioni decise dal Governo al Superbonus giovedì scorso. E in effetti le novità vanno esattamente nella direzione già tentata dall’allora presidente del Consiglio: dalla riduzione dell’incentivo dal 110 al 90% a un’ulteriore limitazione della platea dei beneficiari alla impossibilità della cessione del credito d’imposta che - come ha detto chiaro e tondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti - «non è un diritto». C’è da capire se lo era e in che termini visto l’alto numero di crediti in pancia a banche e imprese.
Strada tracciata
La scelta del Governo indica però che la strada è tracciata. Anche perché avendo poche risorse i risparmi prodotti dalla stretta sul superbonus potrebbero favorire l’adozione di altre misure promesse in campagna elettorale ma oggi non perseguibili. La prova parlamentare per il nuovo superbonus si annuncia però non proprio in discesa. I dissensi nella maggioranza per ora vengono espressi quasi sottovoce. Forza Italia al grido di «non si possono cambiare le regole in corsa», pur condividendo la necessità di una stretta perché «non possiamo più permetterci una misura così costosa», con i capigruppo Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, ha già preannunciato la presentazione di una proposta di modifica per far slittare «di almeno un mese» le modifiche alla disciplina introdotta dal decreto Aiuti quater «per non penalizzare cittadini e imprese, a cominciare da chi ha già deliberato degli interventi e stipulato i relativi contratti».
I mugugni nella maggioranza
Una posizione tutt’altro che isolata quella dei forzisti. Anche dentro la Lega i mugugni non mancano. Il tema che sta più a cuore al Carroccio è quello legato alla cessione dei crediti che coinvolge migliaia di imprese. «Cercheremo di intervenire sullo stock esistente perché è un problema reale di molte imprese, stiamo definendo una via di uscita», ha assicurato Giorgetti. È la stessa risposta che il ministro dell’Economia ha ribadito anche in occasione del confronto a Palazzo Chigi con le associazioni imprenditoriali e durante il quale Giorgia Meloni ha dato la massima disponibilità al confronto con l’apertura di un tavolo di lavoro.
I correttivi
Ma al di là di quel che deciderà nelle prossime ore il Governo possiamo dare per certo invece che il passaggio parlamentare porterà a più di un correttivo. «La scelta dell’esecutivo di fare un tagliando al superbonus è corretta ma non si possono cambiare le carte in tavola» quando la partita è ancora in corso perché si «rischia di fare danni e innescare contenziosi giudiziari con costi non indifferenti per lo Stato». A parlare non è un esponente dell’opposizione ma Andrea de Bertoldi, deputato di Fratelli d’Italia, commercialista di Trento e tra gli esperti del partito della premier che non rinuncia a esprimere sia pure in modo molto pacato le sue perplessità.
Rischio percorso accidentato
Del resto quando a voler imporre la stretta sul superbonus era Mario Draghi a schierarsi a difesa dell’incentivo non erano solo gran parte dei partiti dell’ex maggioranza ma anche l’allora opposizione. Alcuni come il leader M5s Giuseppe Conte che da premier lo promosse ne hanno fatto un vero e proprio cavallo di battaglia e ora sono pronti a tornare sulle barricate. Ma a difendere il bonus sono state gran parte delle forze politiche comprese quelle che oggi sostengono il governo Meloni. Ecco perché il rischio di un percorso accidentato per il decreto Aiuti quater è tutt’altro che remoto.
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