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Supply chain sempre più digitalizzate, dati e IA per renderle più resilienti

Occorre adottare modelli pù resilienti e guidati dai numeri, appoggiati a flussi di lavoro intelligenti e, naturalmente, anche sostenibili

di Gianni Rusconi

(REUTERS)

3' di lettura

L’80% delle aziende su scala mondiale ha subìto una o più interruzione della propria catena di approvvigionamento fornitura negli ultimi dodici-diciotto mesi a causa della volatilità della domanda e dell’attuale contesto macroeconomico, con importanti ripercussioni su produttività e profitti per un'organizzazione su due. Uno scenario ormai noto fra gli addetti ai lavori quello descritto da Deloitte nel rapporto “Meeting the challenge of supply chain disruption”, uno scenario costellato da diverse variabili incidentali (per esempio i blocchi ai porti e il conseguente innalzamento dei prezzi delle materie prime e dei costi di trasporto delle merci) che obbliga tutti gli attori in gioco a capire (e in fretta) come costruire un nuovo modello di supply chain. Più resiliente e guidata dai dati, appoggiata a flussi di lavoro intelligenti e, naturalmente, anche sostenibile.

In questo mutamento annunciato, la tecnologia ricoprirà un ruolo da protagonista. Stando all’Annual Industry Report 2022 di Mitsubishi Heavy Industries, infatti, il 64% delle imprese globali aumenterà gli investimenti destinati alla digitalizzazione dei processi della supply chain e di queste ben il 66% ha dichiarato che destinerà allo scopo un budget superiore al milione di dollari nei prossimi due anni con il preciso obiettivo di aumentare l’efficienza e ridurre i costi.

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Una tendenza incoraggiante, indubbiamente, se non fosse che per l’88% delle organizzazioni rimane latente l’allarme sulla cybersicurezza (furto di dati o di proprietà intellettuale, vulnerabilità delle informazioni legali e finanziarie) a causa della fragilità dell’ecosistema della supply chain. Se la necessità di proteggere informazioni e sistemi critici lungo la catena preoccupa ancora la maggior parte delle imprese, l’adozione su larga scala di nuove tecnologie è ormai un passaggio obbligato per dare l’abbrivio alla supply chain del futuro.

Ecco che allora l’attenzione dei manager del procurement va soprattutto ai tool per l’ottimizzazione dell’inventario e della rete di logistica e distribuzione, gli ambiti (sempre secondo il report di Mitsubishi) dove per l’appunto si concretizzeranno i principali investimenti. Un’altra voce importante di questo processo di trasformazione all’insegna del digitale sono i servizi cloud, che vedranno un tasso di adozione prossimo al 90%, di pari passo con gli strumenti per l’identificazione automatica (come i tag RFID e il barcoding) delle merci.

C’è invece ancora un po’ di strada da fare per la blockchain e la tecnologia del momento, vale a dire l’intelligenza artificiale, che entro i prossimi cinque anni dovrebbe entrare nei sistemi di gestione della filiera di circa il 70% delle aziende.

“Stiamo assistendo - osserva in proposito Luca Musso, Chief Technology Officer di Primeur Group, azienda multinazionale italiana attiva in ambito internazionale nel campo delle soluzioni di data integration - a un’evoluzione del procurement, che va dall’attuale sistema di gestione basato sugli accordi con i fornitori a loop in cui il mondo fisico e quello digitale comunicano tramite un flusso continuo di dati e informazioni provenienti da diverse fonti inerenti lo stato di beni e servizi di interesse per l’azienda. Ma solo con la digitalizzazione di tutte le fasi della catena del valore sarà possibile creare un sistema di approvvigionamento in grado di affrontare le nuove disruption del mercato e rendere il procurement più reattivo ai cambiamenti”.

Gli esempi di applicazione di questo nuovo paradigma non mancano. Tramite l’intelligenza artificiale, come spiega ancora il manager di Primeur Group, sarà possibile prevedere la domanda e il contestuale consumo di materiale, anticipando gli ordini e riducendo i rischi di rimanere senza un determinato bene. Grazie al lavoro degli algoritmi sarà possibile analizzare le spese (si pensi all’aggiornamento in tempo reale di dazi doganali), eseguire l’audit dei fornitori anche in un’ottica di sostenibilità e semplificare e/o automatizzare processi eliminando le operazioni ripetitive.

In questo contesto di evoluzione digitale, sottolinea Musso, le soluzioni di data integration avranno un peso importante (se non decisivo), proprio perché le aziende si trovano a dover gestire dati che arrivano da fonti eterogenee e nei formati più disparati, e devono poterlo fare con efficienza.

Un dato, estratto dal rapporto “State of Supply Chain Management 2022” pubblicato dal portale specializzato supplychain247.com, rende bene l’idea delle difficoltà con le quali convivono molte aziende: l’80% di esse non riesce infatti a tracciare digitalmente il movimento delle proprie merci e appare di conseguenza evidente come occorra un nuovo approccio per permettere al procurement di prendere decisioni in tempo reale (e data driven) con maggior potere discrezionale all'interno dei processi aziendali.

“Saranno necessari nuovi modelli operativi e talenti in grado di utilizzare al meglio queste nuove tecnologie - conclude Musso - ma grazie ai dati e alle analisi che saranno disponibili la funzione acquisti potrà disporre delle migliori informazioni per rendere più efficienti i processi di gestione e migliorare nel contempo il valore dei contratti di fornitura e la qualità delle strategie aziendali”.

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