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Svizzera, referendum sulla minimum tax per le multinazionali

Gran parte dei Cantoni svizzeri sin qui ha applicato aliquote inferiori. Molti sondaggi hanno indicato la possibilità di una maggioranza del 70% per il sì

di Lino Terlizzi

(eyetronic - stock.adobe.com)

3' di lettura

La Svizzera vota questa domenica su un capitolo fiscale che ha risvolti particolari, dal punto di vista economico ma per alcuni aspetti anche da quello politico. I cittadini elvetici sono chiamati a pronunciarsi in votazione popolare sul progetto Ocse-G20 che riguarda l'aliquota minima del 15% per le imprese multinazionali. La gran parte dei Cantoni svizzeri sin qui ha applicato aliquote inferiori. La Confederazione fa parte dell'Ocse ed ha aderito all'accordo, che è stato sottoscritto da circa 140 Stati. Il Governo e il Parlamento elvetici sostengono la misura, ma per poterla introdurre la Svizzera deve adeguare le sue norme e anche la sua Costituzione, di qui la necessità del voto popolare.

La gran parte dei sondaggi ha indicato la possibilità di una maggioranza attorno al 70% per il sì. Una maggioranza ampia, quindi, anche se in calo rispetto ai mesi scorsi. Da un punto di vista politico, l'approvazione dell'aliquota minima Ocse-G20 porrebbe la Svizzera in luce migliore agli occhi dei principali partner internazionali, si tratterebbe infatti in sostanza di un altro passo in direzione di una concertazione fiscale su punti qualificanti. Da un punto di vista economico, per la Confederazione ci sono invece le classiche due facce della medaglia: da una parte più soldi per le casse pubbliche nell'immediato, dall'altro il rischio di veder diminuire nel tempo la sua attrattività. Governo e Parlamento ritengono peraltro che quest'ultima nel complesso non sarà intaccata.

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Sin qui l'aliquota media sugli utili delle multinazionali nei Cantoni elvetici è stata tra l'11% e il 13%, a seconda dei metodi di calcolo. L'adeguamento al 15% potrebbe apparire un piccolo problema ma in realtà le cifre in ballo non sono proprio piccine. Le stime del Governo indicano che con il passaggio all'aliquota minima del 15% potrebbero arrivare alle casse pubbliche maggiori introiti per 1-2,5 miliardi di franchi (più o meno la stessa cifra in euro) per il primo anno. L'Esecutivo di Berna sottolinea anche il fatto che non aderire alla misura Ocse-G20 significherebbe lasciare ad altri Stati la possibilità di riscuotere a loro favore la differenza sino al 15%. Dei 26 Cantoni, secondo i dati 2022 di Economiesuisse (l’associazione delle imprese elvetiche) 18 hanno un'aliquota media inferiore al 15%, 1 è a questo livello e 7 sono sopra. Se approvata, la misura del 15% dovrebbe entrare in vigore nel 2024.

L'aliquota minima Ocse-G20 riguarda imprese e gruppi presenti in più di uno Stato e con un fatturato annuo pari ad almeno 750 milioni di euro. Economiesuisse, che si è espressa per il sì al 15% minimo, stima che vi siano un po' più di 200 imprese e gruppi con sede in Svizzera e attivi a livello mondiale; a questi vanno aggiunte circa 2 mila succursali di aziende estere. Secondo l'Ufficio federale di statistica, nel 2020 in Svizzera erano attive nel complesso circa 617 mila imprese, dunque la percentuale di quelle che saranno sottoposte al 15% minimo è davvero molto bassa. Ma occorre considerare naturalmente che la taglia del fatturato e degli utili è quasi sempre molto maggiore per le imprese con attività internazionali. Ci sono casi estremi come quelli dei giganti elvetici Nestlé nell'alimentare, Novartis e Roche nella farmaceutica, Holcim nel cemento. Ma ci sono anche molti altri gruppi svizzeri o esteri rilevanti, di taglia grande o media.

Il Governo indica appunto che l'attrattività della piazza economica elvetica non sarà compromessa con l'aliquota minima Ocse-G20. Secondo Berna, la tassazione in Svizzera resterà nel complesso moderata e continueranno a farsi sentire le buone condizioni quadro che tradizionalmente incoraggiano le attività economiche delle imprese elvetiche e attirano quelle estere. L’Esecutivo vuole impiegare le maggiori entrate legate all’aliquota minima per incrementare l’attrattività.

Liberali, Centro (democristiani), destra nazionalista Udc sono favorevoli all'aliquota minima del 15% sulle imprese internazionali. I socialisti invece si oppongono, naturalmente non al concetto di una maggiore equità fiscale, ma alla ripartizione dei maggiori proventi proposta dal Governo. L'Esecutivo di Berna vuole infatti destinare le maggiori entrate derivanti dall'aliquota minima per il 75% ai Cantoni, con il 25% che andrebbe invece alla Confederazione. Secondo i socialisti, questo schema darebbe vantaggi soprattutto ai Cantoni che ospitano le multinazionali e accrescerebbe la concorrenza fiscale interna, di qui la richiesta di una maggiore quota alla Confederazione e il no in questa votazione. Dubbi anche da parte dei Verdi elvetici, che non hanno dato indicazioni di voto. Domenica pomeriggio il risultato della votazione.

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