Ribaltone in Grecia: alle elezioni vince il centro-destra di Mitsotakis
Nuova Democrazia, stando ai primi risultati, avrà la maggioranza assoluta in Parlamento e potrà governare senza cercare accordi di coalizione. Il suo leader Kyriakos Mitsotakis diventa primo ministro al posto dello sconfitto Alexis Tsipras
dal nostro inviato Stefano Carrer
4' di lettura
ATENE - Il primo nuovo governo greco dopo l’uscita dal salvataggio finanziario (avvenuta nell’agosto scorso) sarà targato centro-destra: Nuova Democrazia ha vinto le elezioni con un largo vantaggio e il suo leader Kyriakos Mitsotakis, con il suo programma di meno tasse e più investimenti, scalza quindi Alexis Tsipras della coalizione della sinistra radicale (Syriza) dal ruolo di primo ministro. Una affermazione largamente preannunciata dai sondaggi, che segnalavano il momentum inarrestabile del principale schieramento di opposizione dopo la già avvenuta schiacciante vittoria alle europee e amministrative del maggio scorso.
Secondo i risultati preliminari, a Nuova Democrazia è andato il 39,8% dei consensi, il che, con il bonus previsto dalla legge elettorale, le conferisce 158 seggi su 300 al Voulì, il Parlamento unicamerale. Syriza si attesta al 31,6%. Al terzo posto Kinal (derivazione del vecchio Pasok) con l’8,2%. Il Partito Comunista ottiene il 5,4%, Soluzione Greca (un nuovo partito di destra) il 3,7% e MeRA25,(il partito dell'ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che aveva mancato di un soffio il superamento della soglia di sbarramento alle ultime europee) il 3,4%. Numerosi altri partitini non hanno superato la soglia di sbarramento del 3%, a partire dal partito neonazista Alba Dorata che l’avrebbe mancata di un soffio. Morale: il centro-destra giubila e riconquista il potere, la sinistra radicale esce dalla stanza dei bottoni e si consola recuperando consensi rispetto al flop delle Europee e cementando un suo ruolo di secondo polo politico del Paese e di primo partito europeo negli schieramenti del progressismo avanzato. Prima a essere spazzata da forti venti di populismo antisistema (2015: sinistra radicale al potere e ingresso in Parlamento di neonazisti), la Grecia diventa la prima Nazione europea a tornare a scommettere sull’establishment dopo una stagione più che quadriennale in cui si è affidata a «outsider».
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La sinistra torna all’opposizione
È una vittoria che segna una inversione di 180 gradi rispetto alle doppie elezioni del 2015, in cui i votanti prima premiarono una ondata populista che travolse tutta la vecchia guardia politica puntando su accenti antisistema e poi diede fiducia a Syriza anche dopo il suo voltafaccia che lo portò a accettare nuove imposizioni da parte dei creditori. Alla sede di Syriza ci si consola considerando che comunque il partito ha recuperato qualcosa rispetto alle europee e sarà il primo partito della sinistra in Europa: potrà dunque fare una forte opposizione.
Era palpabile una voglia di cambiare pagina dopo quattro anni e mezzo di potere di Tsipras, iniziati in modo molto turbolento (tra il rischio Grexit) e proseguiti all'ombra della accettazione delle imposizioni di un terzo memorandum, che anche se scaduto nell'agosto scorso lascia il Paese con un ingente carico debitorio e impegni severi sul bilancio ancora per un paio di generazioni. Il messaggio di Tsipras - secondo cui è stata una conquista l’uscita dal memorandum e la ripresa dell’economia, da tempo intorno al +2% annuo - non ha potuto trovare una vasta eco in quanto buona parte della popolazione non percepisce un reale miglioramento in corso. L’opposizione di centro-destra ha così avuto buon gioco nel promettere una svolta, ventilando un taglio delle tasse a più livelli e suggerendo che un governo stabile del centro-destra sia meglio posizionato per stimolare gli investimenti necessari per accelerare la ripresa economica. Tsipras aveva cercato invece di avvertire sui rischi del tornare a scommettere su un establishment che ebbe gravi responsabilita' nel generare una crisi finanziaria che pesa ormai da un decennio sul Paese e che cercherà la rivincita con un liberismo economico estremo.
Nd raccoglie i frutti dell’«austerità» targata Tsipras
Il paradosso è che Nuova Democrazia può ora raccogliere i frutti di buona parte dei sacrifici che Tsipras è stato costretto a imporre una volta accettato il terzo memorandum di salvataggio e di un recupero economico senz'altro avviato, anche se non brillante e sottoposto anche alle incognite della situazione economica complessiva europea. Da ultime, la Banca di Grecia ha ridotto settimana scorsa le sue proiezioni sul Pil di quest'anno a +1,9%, meno di quando ancora prevedano organizzazioni internazionale e ovviamente il governo uscente. Da inizio anno, comunque, la Borsa di Atene risulta la migliore al mondo con un progresso di oltre il 40%, con un rally che ha interessato anche il mercato obbligazionario: la conferma di una maggioranza assoluta per ND dovrebbe portare a ulteriori scommesse degli investitori sul mercato ellenico.
«Stiamo lottando con ottimismo e determinazione per evitare che i sacrifici del popolo siano vanificati», ha detto Tsipras dopo aver votato. «Ecco il nuovo premier !»: così è stato salutato Mitsotakis - ex banchiere e venture capitalist, esponente di una delle maggiori famiglie politiche del Paese - da un gruppo di sostenitori quando si è recato al seggio per votare. Lui («Oggi i greci prendono in mano il loro destino, che da domani sarà migliore», ha detto dopo aver deposto la scheda nell’urna) è fiducioso che il suo programma di apertura a business , riforme e investimenti trovi orecchie benevole tra i creditori delle istituzioni europee: intende chiedere presto una maggiore flessibilità di bilancio, in particolare con una riduzione dei target sull'avanzo primario al 3,5% annuale fino al 2022 (che Tsipras ha dovuto accettare in sede di uscita formale dal salvataggio), in moda da creare spazi di manovra per una riduzione della pressione fiscale.
Le urne si sono aperte alle 7 del mattino in 21.478 sezioni e si sono chiuse alle 19 (le 18 ora italiana). C’era qualche timore che la calura estiva in cui si sono svolte queste elezioni «in infradito» - anticipate di tre mesi rispetto alla scadenza naturale, sulla scia della sconfitta governativa nelle elezioni europee e amministrative di maggio - contribuisse ad abbassare l’affluenza, già normalmente non alta (la percentuale di astensione alle scorse europee era stata del 41,3%, minore comunque del 43,8% registrato al voto anticipato del settembre 2015). Dopotutto, le ultime elezioni svoltesi in Grecia in piena estate furono quelle del 19 agosto 1928.
Invece l’afflusso si è rivelato relativamente robusto
Gli aventi diritto sono stati oltre 9,9 milioni, tra cui per la prima volta in elezioni politiche nazionali i 17enni ( i greci residenti all'estero possono votare solo in patria). Si sono presentati alla competizione elettorale una ventina di partiti e i due schieramenti principali hanno avuto un discreto successo nel non farsi rosicchiare troppi voti da formazioni ai loro estremi.
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