Effetto Covid

Svolta per la birra artigianale Ora gli affari si fanno online

Chiusi ristoranti, pub ed enoteche: l'unica via distributiva da percorrere è quella dell'e-commerce. La padovana Crak Brewery consegna a casa birra al luppolo refrigerata

di Nicola Brillo

Imbottigliamento nella fabbrica di 32 Via dei Birrai

4' di lettura

Il mondo della birra artigianale si sta confrontando con una sfida enorme, quella di sopravvivere ai tempi del Coronavirus. Chiusi ristoranti, pub ed enoteche: l’unica via distributiva da percorrere è quella dell’e-commerce.

Per i microbirrifici arrivare sugli scaffali della grande distribuzione è infatti un’impresa impossibile. «Non è la grande distribuzione il nostro territorio – spiega Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai, che unisce 361 piccoli birrifici indipendenti in Italia - è un canale improponibile per le nostre dimensioni. Invece ci sono ancora spazi da conquistare nel sistema Horeca classico ed enoteche. Per fronteggiare l’emergenza Cononavirus oggi molte realtà si stanno organizzando con la vendita attraverso gli e-shop».

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Le piccole realtà artigiane stanno infatti vivendo con enorme difficoltà questo periodo e si organizzano (o potenziano) il proprio canale distributivo online per resistere. Lo scoglio più importante, dopo saper fare un buon prodotto (e non è scontato), è sempre quello distributivo. E a Nordest si sperimentano varie soluzioni.

Il fenomeno microbirrifici è scoppiato nel 2015 con la nascita di numerose piccole aziende artigianali, l’anno scorso invece c'è stata una leggera flessione nel numero. «A distanza di 5 anni stiamo assistendo al consolidamento delle imprese – prosegue Ferraris -. Non nascono più realtà come una volta, ma ora le aziende cominciano a strutturarsi e a mettere in atto azioni commerciali importanti».

Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai, che unisce 361 piccoli birrifici indipendenti in Italia

I birrifici associati a Unionbirrai sono 40 in Veneto, 11 in Friuli e 10 in Trentino. «A Nordest c’è un numero importante di birrifici, molte realtà locali forti sul territorio e riconosciute dai clienti – prosegue Ferraris -. Il Triveneto è un territorio estremante interessante, dove vi sono realtà di livello altissimo, e consumatori attenti alla proposta di birra di qualità».

I birrifici in Italia sono circa 900, con una media di produzione molto bassa, circa 600 ettolitri. La quota di mercato di birra artigianale nei consumi nazionali è pari al 3,7%. Progressivamente le aziende stanno uscendo dalla nicchia di intenditori e anche i distributori del settore si stanno avvicinando al mondo della birra artigianale. E inseriscono nel proprio portfolio anche birre artigianali. «Avvicinare il settore della distribuzione organizzata è una grande opportunità», aggiunge Ferraris.

Tra i nomi storici del movimento birraio italiano c'è la trevigiana 32 Via dei Birrai, fondata nel 2006 a Pederobba, e pluripremiata nei concorsi internazionali. Oggi vende 3mila ettolitri l’anno, con il 20% della produzione che va all’estero, i mercati migliori sono Giappone, Cina, Canada e Francia. Qui la scelta è stata fin da subito di creare una propria rete commerciale, che ora impiega 64 collaboratori in tutta Italia. «Affidarsi ad un distributore unico è un grosso rischio – spiega Loreno Michielin, tra i fondatori della società e oggi direttore commerciale del microbirrificio -. All’inizio ho percorso decine migliaia di chilometri in furgone per portare in giro la nostra birra, poi abbiamo creato una rete di collaboratori. All’estero ci affidiamo ad importatori».

Con Loreno a fondare il microbirrificio trevigiano furono Alessandro Zilli, ingegnere appassionato di homebrewing, e Fabiano Toffoli, mastro birraio. Oggi sono sette i dipendenti e tutto viene lavorato nel Trevigiano. La distribuzione è solo nel canale Horeca. «La grande distribuzione è un canale difficilissimo da occupare per birrifici artigianali – aggiunge Michielin -. Meglio puntare allora su ristoranti ed enoteche, dove c'è voglia di raccontare e ascoltare il prodotto»

32 Via dei Birrai ha tre negozi monomarca “Beer Shop Bistrot” negli outlet di Noventa di Piave (Ve), Castel Guelfo (Bologna) e Serravalle Scrivia (Alessandria), chiusi in questo periodo. Oggi è sempre più attiva la distribuzione online.

Fin da subito è stata riservata estrema cura al packaging delle bottiglie. «Bisogna colpire all’inizio l’occhio, poi assaggiando senti il valore del prodotto – prosegue Michielin -. Serve un imprinting visivo e degustativo, unico e coerente. La scelta del formato, solo da 75 cl e oltre, è per distinguersi dalla birra delle multinazionali. Nonostante la pressante richiesta da parte dei nostri clienti per 33cl. La scelta della magnum è per invitare a bere la birra insieme».

A puntare esclusivamente nella consegna diretta, gestita attraverso l’e-commerce per privati e locali, è stato il birrificio di Campodarsego (Padova) Crak Brewery. Nato nel 2012 con Marco Ruffa, Anthony Pravato, Claudio Franzolin, Giorgia Pravato, si è imposto in breve tempo a livello internazionale per la qualità della produzione e numerosi premi. A febbraio scorso è stata varata la nuova modalità distributiva, unici in Italia e tra i pochi in Europa. «Dopo alcune settimane dall’avvio la risposta dei clienti è stata soddisfacente – spiega Franzolin, responsabile commerciale -. Stiamo andando molte bene. Abbiamo deciso di specializzarci con uno stile preciso, così possiamo offrire un prodotto di maggiore qualità e gestiamo solo via e-commerce le consegne».

Crak Brewery, con 7mila ettolitri venduti nel 2019 (export al 5%), è tra i primi 10 birrifici artigianali italiani. Si sono specializzati in una determinata tipologia: le birre luppolate. Ma queste hanno due nemici: la temperatura alta e luce. Quindi la scelta della lattina e la distribuzione con vettore refrigerato, dalla produzione all’indirizzo di consegna, è per garantire la catena del freddo. L’uso della lattina (da 0,4 l) permette poi di realizzare confezioni molto curate sotto l’aspetto estetico. L’anima di Crak è la TapRoom, il locale dove vengono servite e spillate le birre prodotte. E presto se ne aggiungerà un altro, il Crak Casana a Padova con la ristrutturazione di un casale di campagna.

In questo periodo a cambiare è anche la formazione. Unionbirrai ha lanciato la propria formazione online con la piattaforma UB Academy. Il portale offre lezioni per corsi di degustazione, rimandati a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19.

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