Svolta a Vilnius: sì di Erdogan alla Svezia nella Nato
Il presidente turco dà nella sera del 10 luglio l’atteso e sofferto via libera di Ankara all’ingresso di Stoccolma nell’Alleanza atlantica
di Beda Romano
3' di lettura
Dopo un incredibile tira e molla dell’ultimo minuto, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dato nella sera del 10 luglio l’atteso e sofferto benestare all’ingresso della Svezia nella Nato, alla vigilia di un summit dell’organizzazione militare tra l’11 e il 12 luglio qui a Vilnius. Superato questo scoglio, da tempo sul tavolo dell’Alleanza atlantica, rimanevano ieri sera altre differenze tra i Paesi membri, in particolare sul modo in cui gestire la richiesta dell’Ucraina di entrare nella Nato, mentre il paese è guerra con la Russia.
«Ho appena avuto un incontro costruttivo con il primo ministro svedese Ulf Kristersson e con il presidente Erdogan. Sono lieto di annunciare che, a seguito dei colloqui, il presidente Erdogan ha concordato di inoltrare il protocollo di adesione della Svezia al parlamento turco il prima possibile», ha detto ieri in tarda serata il segretario generale dell’organizzazione militare Jens Stoltenberg, visibilmente soddisfatto per l’esito degli incontri che si sono susseguiti nella giornata di ieri.
L’annuncio dopo l’affondo di Erdogan
L’annuncio è giunto dopo che nella mattinata del 10 luglio il leader turco aveva deciso di alzare la posta in gioco: «Prima apriamo la strada all’adesione della Turchia all’Unione Europea, e poi apriremo la strada alla Svezia così come l’abbiamo aperta alla Finlandia», aveva detto da Istanbul. La presa di posizione aveva provocato interrogativi tra gli alleati occidentali, tanto più che assicurazioni tout court su una strada verso l’adesione della Turchia all’Unione europea apparivano irrealistiche.
Diplomatici turchi spiegavano che il Corano di recente incendiato in Svezia ha colpito molto in Turchia. Vi era quindi la necessità di lanciare un messaggio di forza alla pubblica opinione turca. Inoltre, c’è fastidio ad Ankara per il fatto che quando Bruxelles parla di allargamento si concentra sull’Ucraina, la Moldavia, i Balcani. «Mai si parla della candidatura turca che risale al 1999», notava un diplomatico turco. Nei fatti, le trattative con la Turchia sono congelate da tempo per via di incomprensioni reciproche.
Secondo le informazioni raccolte ieri a Vilnius e ad Ankara, la presa di posizione turca andava oltre il mero scambio tra rassicurazioni sul rapporto con l’Europa e il benestare turco all’adesione della Svezia alla Nato. Sul tavolo, agli occhi della diplomazia turca, c’erano obiettivi più concreti. Il governo del presidente Erdogan voleva ottenere soprattutto progressi sulla modernizzazione dell’unione doganale, così come possibilmente un atteggiamento americano più flessibile sulla vendita di armi ad Ankara.
I nodi sul tavolo delle trattative
In breve, sui due fronti ecco i nodi sul tavolo. Sul versante americano in ballo c’è la controversa vendita di caccia F16 al governo turco. Sul fronte europeo, da tempo Ankara e Bruxelles stanno negoziando una modernizzazione del trattato che regolamenta l’unione doganale tra la Turchia e l’Unione europea (si veda Il Sole/24 Ore del 7 aprile 2021). La questione è ormai urgente per un paese che ha una inflazione elevatissima, ed evidenti difficoltà economiche.
A questo proposito, primi segnali di disgelo erano giunti nella prima serata dopo un incontro definito “buono” con il presidente Erdogan, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel prometteva su Twitter «di rilanciare il rapporto turco-europeo». Lo sguardo a questo punto corre proprio al negoziato sulla modernizzazione dell’unione doganale. Da tenere presente a proposito della prossima adesione della Svezia alla Nato la posizione dell’Ungheria che ancora deve ufficializzare il suo via libera.
Su altri aspetti, il vertice di oggi e domani è segnato da tensioni. Il nodo dei negoziati dedicati alle conclusioni del summit riguarda il modo in cui trattare il desiderio ucraino di entrare nella Nato. Alcuni paesi spingono per un ingresso rapido, mentre altri, come la Germania e gli Stati Uniti, frenano per paura di trovarsi nella situazione di dover intervenire nella guerra russo-ucraina, ex articolo 5 del Trattato dell’Alleanza atlantica. Le diplomazie sono alla ricerca di un compromesso.
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