Svolte radicali per rilanciare la borsa
Ma basteranno i provvedimenti oggi in discussione a risollevare le sorti della nostra Borsa? Personalmente temo di no.
di Fabio Sattin
3' di lettura
Potrà la Borsa tornare a ricoprire il ruolo di grande volano di sviluppo a supporto delle imprese e dell’economia del Paese? In molti si stanno ponendo questa domanda e ci sono numerosi tavoli aperti che stanno giustamente cercando di affrontare e risolvere questo problema, mitigando potenziali disallineamenti e cercando di introdurre importanti innovazioni, certamente necessarie.
È tuttavia fondamentale che queste modifiche vengano fatte in modo attento, evitando di penalizzare alcune categorie di imprese rispetto ad altre (ad esempio le società in via di quotazione rispetto a quelle già quotate) o escludere da tali riforme segmenti di mercato particolarmente interessanti e dinamici, come il segmento Euronext Growth, che peraltro è quello di maggiore interes
Ma basteranno i provvedimenti oggi in discussione a risollevare le sorti della nostra Borsa? Personalmente temo di no.
La Borsa è un mercato (o meglio, uno dei mercati oggi a disposizione delle aziende che hanno bisogno di finanziarsi) che necessita inevitabilmente di “compratori” disposti a pagare un prezzo “giusto”, altrimenti chi vende si rivolgerà a chi questo prezzo è disposto a pagarlo, spesso operatori privati stranieri. Il vero tema è quindi come incrementare il numero dei compratori “al prezzo giusto”. E per farlo, la strada è quella di rendere tale mercato il più efficiente, efficace, diretto ed economico, in modo che possa veramente competere con le soluzioni alternative a disposizione delle imprese. E quando si parla di rendere efficace, efficiente e meno costosa una relazione di business, di qualsiasi genere essa sia, è inevitabile pensare a come le nuove tecnologie abbiano in numerosi settori spazzato via i paradigmi di riferimento, anche stravolgendo lo scenario competitivo e gli operatori coinvolti, riducendo se non azzerando i livelli di intermediazione e rendendo tutto più veloce, diretto, semplice ed economico. È quindi difficile pensare che ciò non possa accadere anche in questo caso e non saranno certo le normative, i vincoli e la burocrazia a bloccare un eventuale sviluppo in tal senso: potranno solo rallentare, per poco, il processo, senza peraltro impedire il possibile ingresso di nuovi operatori dotati di caratteristiche e competenze più competitive e adatte alle attuali esigenze degli investitori e dei mercati.
Il fatto che gli attuali tavoli di lavoro siano in gran parte composti da istituzioni ed intermediari che già operano – anche in maniera esperta - in questo mercato certo non agevola tale genere di riflessioni, in quanto essi sono anche comprensibilmente e inevitabilmente orientati a mantenere un certo ordine nelle cose, nei ruoli e nei processi, pur cercando di innovarli e migliorarli, ma entro certi limiti e meccanismi. Ma sono proprio questi che dovrebbero essere messi in discussione.
Ritengo quindi sia assolutamente necessario allargare lo spettro dell’analisi, cercando di capire e possibilmente anticipare queste tendenze e valutando anche la possibilità di cambiamenti molto radicali, se non altro per non farsi cogliere impreparati da quelli che potrebbero essere anche in questo settore gli effetti dirompenti di nuovi paradigmi operativi che potrebbero stravolgere lo scenario competitivo e il ruolo degli operatori e intermediari coinvolti.
Il processo è di fatto già in corso e per fermarlo non basteranno argini di tipo regolamentare o divieti. Intendiamoci, la regolamentazione ci vuole, così come sono necessarie l'incentivazione fiscale, l’allineamento normativo e la tutela degli investitori e dei risparmiatori, ma non è scritto da nessuna parte che questi debbano essere perseguiti con gli attuali strumenti tecnici, autorizzativi e di controllo, spesso troppo lenti, complicati, poco efficienti e costosi. Né che sia da mantenere l’attuale articolazione del sistema di intermediazione.
Intendiamoci: io stesso faccio parte di questo sistema e forse anch’io dovrei augurarmi che le cose non cambino troppo o troppo velocemente. Tuttavia, per onestà intellettuale e semplice osservazione di come si stanno evolvendo le cose in numerosi settori non posso esimermi, non senza timori, da un' attenta riflessione su tali aspetti. Ed è quello che mi sento di suggerire, in modo forte e deciso, a tutti i soggetti attualmente coinvolti in questo genere di tematiche, anche a livello politico e legislativo. E di farlo non solo a livello “teorico” ma nel concreto e subito, dotandosi delle competenze adeguate. Facciamo quindi i nostri migliori auguri non solo alla Borsa e a tutti i soggetti che ne compongono l’attuale ecosistema, ma soprattutto al nostro Paese, alle nostre imprese e ai nostri investitori, sperando che possano presto usufruire, in modo controllato e ordinato, di tutto ciò che oggi le tecnologie possono offrire a loro vantaggio ovvero, alla fine, a vantaggio della nostra competitività e del nostro futuro.
- Argomenti
- borsa valori
loading...