Interventi

Tabacco, come difendere la salute senza mandare in fumo il gettito fiscale

A un ragionato incremento della tassazione sui prodotti senza combustione, dovrà corrispondere un incremento almeno uguale della tassazione sulle sigarette

di Massimo Paradiso

(ANSA)

4' di lettura

Il fisco questa volta sembra essere sulla strada buona. Almeno riguardo la tassazione delle sigarette: il gettito dei primi nove mesi dell'anno risulta in moderato aumento, di 40 milioni. Un dato che pare conciliarsi con la tutela della salute. Dal momento che, come riportato nel libro blu 2019 dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, il volume di vendita delle sigarette è diminuito in un triennio di circa il 7%.

Lo stesso rapporto attribuisce la riduzione alle campagne di sensibilizzazione sugli effetti nocivi del fumo ed alla sostituzione delle sigarette principalmente con i prodotti del tabacco riscaldato.

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Ma è opportuno osservare che questo è anche, non secondariamente, l'effetto prodotto dal progressivo incremento della parte specifica dell'accisa gravante sulle sigarette; pure coinciso con l'introduzione per il tabacco riscaldato di un'accisa specifica pari al 25% di quella sulle sigarette, prossima alla media europea. Con ciò è stata finalmente sovvertita l'inerzia storica che faceva prevalere gli interventi sulla parte ad valorem dell'accisa, ossia la tassazione proporzionale al prezzo di vendita.

È bene ricordare che l'accisa specifica, come ripetutamente sostenuto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, sia la modalità di tassazione più appropriata per ridurre il consumo di sigarette poiché lega il prelievo alle quantità consumate e non ai prezzi.

Oltretutto consentendo una coerente conciliazione tra l'obiettivo di garantire gettito per l'erario e l'obiettivo di tutela della salute: il gettito complessivo proveniente dai tabacchi lavorati nel 2019 (circa 13,9 miliardi) è rimasto sostanzialmente invariato rispetto agli anni precedenti, sebbene significativa sia stata la riduzione del consumo. E il fatto che in Europa sia generalmente applicata l'accisa specifica per la tassazione del tabacco riscaldato così come per le sigarette è segno che – anche in vista della revisione della Direttiva Accise nel 2021 - si stia attuando una implicita armonizzazione del disegno di tassazione di tutti i prodotti del tabacco.

Ma con una differenziazione nelle aliquote sulla base di principi riferibili alle specifiche caratteristiche, modalità di consumo, classificazione doganale dei prodotti e non da ultimo alla crescente letteratura scientifica internazionale che rileva la minore tossicità del tabacco riscaldato rispetto alle sigarette.

Lungo questo percorso occorrerà proseguire con una graduale variazione dell'accisa specifica sull'intero settore dei tabacchi, che deve continuare a disincentivare il consumo di sigarette, mantenendo un ragionato differenziale di prezzo con tutti i prodotti innovativi.

Ciò, senza lasciarsi condizionare da speciose argomentazioni riguardo l'opportunità di avvicinare significativamente il livello di incidenza fiscale tra le sigarette e gli altri prodotti.

Questi argomenti, che avevano attratto l'attenzione mediatica a metà di questo anno, sono nuovamente riemersi a proposito del tabacco riscaldato mentre Governo e Parlamento discutono di legge di Bilancio. I fini sarebbero apparentemente lodevoli: favorire l'erario e magari sostenere la spesa sanitaria ai tempi del Covid. Il che però manifesta una forse imprevista eterogenesi dei fini, sia sanitari sia erariali.

Riguardo il gettito, sembra ripetersi una certa abitudine politica, priva di valore scientifico, a considerare che aumenti di prezzo dei tabacchi in genere, per mezzo di interventi fiscali, non abbiano significativa conseguenza sui consumi: che invece generalmente hanno per le sigarette, ed evidentemente hanno anche per il tabacco riscaldato e le sigarette elettroniche, prodotti sostitutivi delle stesse sigarette.

Cosicché, vale per tutti questi prodotti che all'aumentare del prezzo i consumatori reagiscano riducendone il consumo, associandolo o sostituendolo con quello del prodotto meno costoso.

Attesi incrementi di gettito da un aumento della tassazione del tabacco riscaldato devono fare i conti con la reazione dei consumatori agli aumenti di prezzo, che implicherebbero una non modesta sostituzione di tabacco riscaldato con le più economiche sigarette, il cui consumo andrebbe invece disincentivato.

L'incremento al 50% dell'attuale aliquota sul tabacco riscaldato, proposto nuovamente mentre al ministero dell'Economia si confeziona la manovra, genererebbe un incremento dei prezzi di oltre 1 euro a pacchetto, modificando inevitabilmente le scelte di consumo dei fumatori indirizzandoli verso le sigarette.

Dunque, non sarebbe l'incremento di gettito da tabacco riscaldato a produrre apprezzabili risultati erariali, bensì quello dalle sigarette per effetto dell'incremento dei consumi. Con buona pace della tutela della salute.

Sarebbe perso così l'importante effetto di sostituzione tra sigarette e prodotti senza combustione, sostenuto con crescente favore da associazioni mediche e istituzioni sanitarie internazionali sulla base della evidenza scientifica sulla minore tossicità dei nuovi prodotti, in linea con il principio della riduzione del danno da fumo.

Conciliare gettito e tutela della salute rimane necessario anche nella corrente emergenza finanziaria: uno studio condotto dallo University College of London ha rilevato come un effetto dell'epidemia sia stato quello di ridurre il consumo di sigarette.

Una tendenza positiva che si suggerisce di sostenere con adeguate politiche di informazione e di tassazione, che diminuiscano il consumo di sigarette anche incentivandone la sostituzione con prodotti alternativi.

Per tutto questo, eventuali interventi richiesti dalle necessità della finanza pubblica sarà opportuno che procedano lungo la strada dell'accisa specifica, già intrapresa in Italia come nel resto d'Europa, agendo sull'intero settore dei tabacchi: a un ragionato incremento della tassazione sui prodotti senza combustione, dovrà corrispondere un incremento almeno uguale della tassazione su sigarette e altri prodotti da fumo.

Occorre, contrariamente a un ricorrente animus politico, preoccuparsi di utilizzare la fiscalità dei tabacchi senza trascurarne gli effetti sulle scelte di consumo e sui danni del fumo. Senza incoerenze, gettito e salute si possono conciliare.

Università di Bari e Centro di ricerca sull'economia e la finanza pubblica, Università Roma TRE

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