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Taglio parlamentari, in Senato comitato bipartisan per referendum

Un comitato bipartisan per chiedere il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari parte anche in Senato, su iniziativa della Fondazione Luigi Einaudi, che ora cercherà di raccogliere la firma di 64 senatori, necessari per chiedere la consultazione popolare

di Andrea Gagliardi

Taglio dei parlamentari: tutte le nuove regole

2' di lettura

Non c’è solo l’iniziativa alla Camera di Roberto Giachetti di Italia Viva e Benedetto della Vedova di +Europa che hanno annunciato l'intenzione di raccogliere le firme dei deputati. Un comitato bipartisan per chiedere
il referendum confermativo
sul taglio dei parlamentari (approvato definitivamente dalla Camera) parte anche in Senato, su input della Fondazione Luigi Einaudi, che ora cercherà di raccogliere la firma di 64 senatori, necessari per chiedere la consultazione popolare. L'iniziativa è stata presentata nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Madama a cui erano presenti Laura Garavini (Iv), Tommaso Nannicini (Pd), Andrea Cangini, Nazaro Pagano e Giacomo Caliendo di Fi e l'ex M5s Gregorio De Falco.

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Poiché la legge non ha ottenuto il via libera di due terzi dei componenti di entrambi i rami del Parlamento nella seconda lettura, in base all'articolo 138 della Costituzione potrà essere sottoposta a referendum popolare se, entro tre mesi dalla pubblicazione, ne faranno domanda un quinto dei membri di una Camera o 500mila elettori o 5 consigli regionali.

Cangini ha affermato che il taglio dei parlamentari «è stata una riforma nata solo per esigenze di parte», e il referendum ha come obiettivo quello di «trasferire nel Paese un dibattito che nel Palazzo non c'è stato». «Questo non è un comitato per il 'no' - ha sottolineato Nannicini - ma perché ci sia il referendum, poi ognuno voterà come crede». «Il taglio - ha osservato l'esponente Dem - ci può stare ma come conseguenza di altre riforme, mentre qui si parte dalla coda. Io come parlamentare che ha votato due volte no spero di poter votare si', se saranno approvati quei contrappesi su cui la maggioranza si è impegnata, altrimenti voterò per la
terza volta no».

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Laura Garavini di Iv, ha sottolineato come questo taglio sia «particolarmente penalizzante per le comunità italiane all’estero»; «in questi anni il numero degli elettori all'estero è aumentato del 20%, quindi il taglio penalizza in modo più forte questi concittadini». Gregorio De Falco ha sfidato i suoi ex colleghi di M5s a essere essi stessi tra i promotori del referendum: «Il referendum è un istituto di democrazia diretta, e come ogni scelta importante anche su questa riforma i cittadini dovrebbero
avere il diritto di pronunciarsi
». Quanto al merito della riforma, De Falco ha detto che essa «è diretta solo contro il Parlamento. Perché - si è domandato - non si parla anche di spese dell'esecutivo?».

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Davide Giacalone, presidente della Fondazione Einaudi ha osservato come la differenza di voto tra Senato e Camera (nel primo è mancato il quorum dei due terzi, nella seconda il voto è stato quasi unanime) «suggerisce che tenere il referendum sia cosa prudente». Quanto al merito della riforma, Giacalone ha affermato che «un Parlamento con meno eletti può pure funzionare, ma a determinate condizioni, di cui non si parla minimamente» né nella riforma né in quelle che la dovranno accompagnare.

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