Talenti emergenti, a Trieste il primo museo di ITS Arcademy
In Italia è un’iniziativa pionieristica. La mostra inaugurale, curata da Olivier Saillard, ricapitola i vent’anni del concorso raggruppando le creazioni in sezioni che evidenziano la forza espressiva degli autori in erba
di Angelo Flaccavento
2' di lettura
In Italia, complice un penoso stigma culturale, un vero museo della moda ancora non esiste, ma la vocazione decentralizzata dei singoli continua a produrre iniziative di rilievo.
A Trieste, luogo di frontiera sotto ogni aspetto, è stato inaugurato lo scorso 4 maggio ITS Arcademy - Museum of Art in Fashion, il primo museo dedicato alla creatività dei talenti emergenti. L’iniziativa, pionieristica e orgogliosamente laterale rispetto ai piani del fashion system nazionale, ma proprio per questo aperta e priva di confini o barriere, è il frutto del lavoro ormai ultraventennale di Barbara Franchin e del suo team, espresso in primo luogo attraverso un contest, International Talent Support, la cui prima edizione si è svolta nel 2002.
È stata proprio la messe unica di materiale raccolto e accumulato negli anni - i portfolio, ossia la presentazione dei progetti su carta, sovente nelle forme piú fantasiose; e poi naturalmente gli abiti, con un outfit completo donato da ognuno dei finalisti passati per Trieste - a spingere Franchin, vera pasionaria, paladina del talento puro e crudo, a creare un museo.
Museo sui generis, naturalmente: perché ITS Arcademy è, come suggerisce il nome di invenzione, un po' arca che custodisce, un po' accademia in cui si apprende: guardando il lavoro degli altri o praticando la creatività tessile nel piccolo laboratorio sartoriale che fa da appendice allo spazio espositivo. ITS Arcademy nasce infatti come luogo di scambio, sperimentazione, educazione e formazione. La mostra inaugurale, curata dall'ottimo Olivier Saillard, ricapitola i vent'anni del concorso raggruppando le creazioni in sezioni che evidenziano la forza espressiva degli autori in erba.
L’unicità di Arcademy sta infatti nella specificità, creativa ed emotiva, dei materiali raccolti: un fermo immagine di invenzioni concepite a scuola, un attimo prima di diventare professionisti e adulti, quindi al picco della libertà. Questa purezza, a tratti anche struggente, arriva dritta e chiara allo spettatore, in una esperienza piena di pathos, che è poi la sigla vera di Franchin e dei suoi, che fa di ITS da sempre una entità sui generis.
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