Talenti preziosi: chi sono le donne dietro la creatività di gioielli su misura
Sono giovanissime, figlie d'arte o con studi prestigiosi alle spalle, e stanno delineando un'altra strada per collier, anelli, monili contemporanei.
di Silvia Paoli
3' di lettura
Da quando sono le donne a “regalarsi” i gioielli, a comprarseli, ma anche a donarli ad amiche, sorelle, figlie, nipoti, i gioielli sono cambiati. Sono diventati più divertenti, ironici, portabili e anche accessibili, rispondendo alla voglia di osare. Da quando poi sono le donne a disegnarli, ragazze giovani, appassionate e indomite nella ricerca e soprattutto nella sperimentazione, il paradigma del gioiello come accessorio delle occasioni è caduto sotto la più sostenibile leggerezza del pezzo unico, non tanto per i materiali o le pietre, ma per la lavorazione e il trattamento. Fatta di pezzi ironici, sperimentali per tecniche di lavorazione e processi compositivi.
BRILLARE H24
«Credo che sia una questione generazionale», dice Veronica Varetta, classe 1992, fondatrice di LIL Milan , «le nostre nonne utilizzavano gioielli per completare il look magari con una parure di collana e orecchini. Adesso si vuole qualcosa di più personale che non ostacoli le attività quotidiane e ci rappresenti in maniera unica, in base al proprio umore. Per me che non ho tempo durante il giorno di cambiarmi, è importante avere qualcosa che mi faccia sentire a mio agio e mi dia quello “sberluccichio” che si deve vedere».
I suoi gioielli in oro nascono «come una seconda pelle, con l'idea che si fondano col corpo, con forme fini ed eleganti». Le sue catene sono anche spalline per top di seta monospalla, un modo per rendere il ready-to-wear accessorio del gioiello e non viceversa. «La spalla è una parte molto sensuale della donna e, così impreziosita, diventa un punto di forza». L'ironia, unita a una certa consapevolezza, sta anche nei nomi e nel significato di certi pezzi, come «il mattoncino LIL Brick, che mi ricorda di non mollare, che ogni progetto si costruisce o si ricostruisce, come la vita», ma anche le Girls Tears, «che non sono però lacrime di tristezza, ma di piacere».
SEGNI D'IDENTITÀ
«Scegliendo da sé i propri gioielli, le donne hanno contribuito a farli evolvere», dice Maria Sole Ferragamo, designer e fondatrice di So-Le Studio . «Quando viene regalato, è un soggetto terzo che sceglie, prendendo in considerazione valori tradizionali; quando è la donna che lo fa, se ne deve innamorare. Ma c'è una cosa ancora più importante: il gioiello tradizionale rimanda a un'identità femminile molto specifica: non è detto che una donna oggi ci si identifichi. Il gioiello non deve dare mai un'immagine predefinita, ma essere uno stimolo a esprimere se stessi». La ricerca di Maria Sole Ferragamo è partita dal riuso della pelle di scarto, per trasformarla in accessori che vivono di un'ambiguità sorprendente: forme statiche con l'illusione del movimento, un aspetto rigido e freddo (grazie alla galvanica di ottone) che svela morbidezza e calore della pelle una volta indossato.
Tra i suoi “classici”, le collane Tourbillon e Luminos e gli orecchini Tirabaci, che raccolgono in sé tutte le caratteristiche di So-Le Studio: «L'elasticità, la trasparenza, l'idea di movimento». La sperimentazione con i materiali l'ha portata a combinare i trucioli di scarto della lavorazione dell'ottone con smalti fosfoluminescenti (quelli dei gel per le unghie), per avere gioielli che si illuminano al buio («Una cosa che neanche le pietre più fulgide possono fare»). Tra le sue future materie di sperimentazione ci sono: «Cocci di ceramica, cimose di tessuto e pvc, e anche carbonio preimpregnato nella resina, che tengo in freezer».
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