Talenti preziosi: la creatività femminile applicata al mondo del gioiello
Al di là delle mode e con un gusto spiccato per la ricerca: si fa strada una nuova generazione di giovani artiste dell'oro e delle pietre
di Silvia Paoli
3' di lettura
Tre personalità diverse, tre modi di intendere la creazione di pezzi unici e preziosi con uno sguardo a metà fra arte e artigianato.
OLTRE LA STORIA DI FAMIGLIA
Nella storia di Madina Visconti ci sono tre generazioni di donne legate al mondo dei gioielli: «La nonna, che ha 91 anni, è una collezionista di gioielli d'artista, le piacevano i pezzi particolari anche da giovanissima. La prima volta che il nonno la vide – aveva 18 anni – portava un gioiello all'avanguardia, un mono-orecchino collana. La mamma, dopo la scuola di gemmologia a New York, ha creato gioielli prima per hobby e poi come lavoro e dopo è passata al design di oggetti per la casa, come tavoli in bronzo, e allora, dopo i miei studi a Milano e a Londra, ho continuato io».
Seppur nella discontinuità, Madina, 30 anni, ha voluto reinserire il bracciale The Name Cuff, una creazione che la madre aveva ideato per la sorella. «È uno dei best seller e mi intenerisco quando mi raccontano delle madri che lo passano alle figlie, il segno di una longevità che mi piace che il gioiello abbia, senza vivere di mode o tempi troppo brevi». Il bracciale è un pezzo unico: «Viene modellato sul polso della cliente e varia a seconda della lunghezza del nome: non ce n'è mai uno uguale all'altro». Tra i suoi pezzi distintivi anche il cerchietto, nato «perché volevo qualcosa da mettere in testa per un matrimonio. Ho pensato: perché non farlo io stessa?». Con la tecnica della fusione a cera persa, in ottone bagnato in oro 24 carati, ha realizzato il cerchietto panzè, un pezzo che lei stessa indossa in tante foto.
UN BESTIARIO DA INDOSSARE
«Tolto il valore del materiale, passando dall'oro al bronzo, al gioiello rimane un valore sentimentale». Per Bona Calvi , creare e indossare gioielli ha molto a che fare con le emozioni, l'umore, i sentimenti, appunto. Classe 1989, studi d'Arte e poi la Scuola Orafa Ambrosiana di Milano la portano a trovare la sua forma di espressione più congeniale nella modellazione e nella tecnica della fusione a cera persa. Nascono così le sue micro sculture da indossare, spesso animali, tanto che uno dei suoi best seller è «l'anello polpo, uno dei primi anche a essere pubblicato e che continua ad avere successo, credo per il modo in cui fascia e veste il dito».
Il suo “bestiario” comprende leoni dalle fauci spalancate, acciughe con squame e occhi di pietre e anche animali a richiesta del cliente come «un lupo cecoslovacco, il cane di una coppia che il ragazzo mi ha fatto realizzare per un anello di pre-fidanzamento da regalare alla fidanzata. Un ragazzo argentino invece mi ha chiesto di realizzare per lui un anello con due teste di drago, un pezzo massiccio, molto interessante». Per Bona il rapporto con il cliente è parte del processo creativo: «Mi sorprende come le persone siano in grado di capire il lavoro artigianale, mostrando pazienza e attenzione. Lo stimolo che si riceve è sempre avvincente, a volte io sono solo la mano che realizza, l'idea arriva da loro».
DIVERTIRSI IN TUTTE LE TAGLIE
«Per me, in quanto designer, i gioielli sono pezzi di design, non accessori, ma oggetti che vengono portati sul corpo e lo valorizzano, per fortuna. Sono come delle collezioni portatili, che si possono indossare e mostrare». Bea Bongiasca , 31 anni, ha creato nel 2013 il suo brand, dopo la laurea alla Central Saint Martins di Londra. I tratti distintivi sono «colore, ironia e una passione per il pop». Uno stile fuori dagli schemi che le donne esprimono comprandosi i gioielli da sole perché «è difficile che un uomo scelga qualcosa fuori dalla norma, a volte non sa bene neanche cosa sia la norma. Preferisce andare sul sicuro, per non sbagliare».
Anche se indossarli, oltre al divertimento e alla leggerezza, deve far sentire a proprio agio: «Per questo i primi anelli che ho creato con i diamanti ho scelto di accoppiarli a una fascia di smalto colorato, che si può togliere e mettere, per renderlo meno flashy». Gli anelli di smalti colorati sono il suo segno distintivo e sono stati indossati da influencer mondiali (una su tutte, Kim Kardashian), ma a lei piacerebbe che li portassero «Rihanna, e anche personaggi diversi, come, per esempio, il primo ministro neozelandese (Jacinda Ardern, ndr)». Non solo star, ma tutte le donne: «Il gioiello è democratico, non c'è un'età o una taglia giusta, magari ci sono gusti diversi, ma come vestibilità va bene per tutte. E se quella particolare misura di anello non c'è, la faccio fare. Voglio che tutti possano metterlo».
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