Taranto, una dote di oltre 300 milioni per cambiare volto
di Domenico Palmiotti
3' di lettura
La rigenerazione urbana è, insieme alle nuove infrastrutture per la mobilità e alla valorizzazione a 360 gradi del mare, uno dei settori su cui Taranto sta spingendo molto negli ultimi tempi. Questo prim’ancora che si delineassero le opportunità del Recovery Plan e l’affermazione del concetto di sostenibilità ambientale in una città che, con oltre 60 anni di industria dell’acciaio, ha proprio nello stato dell’ambiente un punto critico.
Non a caso, dal 2013 c’è sia una legge per la bonifica di Taranto, sia un commissario di Governo ad hoc, anche se i programmi su questo versante – dopo i cambi al vertice della struttura commissariale – sono in stallo.
«La rigenerazione urbana – spiega il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci – fa parte del nostro piano di transizione, denominato “Ecosistema Taranto”, e serve a disegnare un nuovo modello di città. Basta con l’etichettare Taranto come città dell’Ilva, perchè ci sono tante altre risorse da valorizzare». «Dallo scorso 22 maggio e sino al 21 novembre prossimo – aggiunge l’assessore all’Urbanistica, Ubaldo Occhinegro – Taranto è nel padiglione Italia della Biennale di architettura di Venezia come testimonianza di città resiliente».
E allora, vediamo i progetti. Borgo, che è la parte centrale della città; città vecchia, l'isola antica sui due mari congiunta al resto di Taranto dai caratteristici due ponti (girevole e di pietra); rione Tamburi, il quartiere che convive con l’acciaieria nella quale da poco è ritornato lo Stato con Invitalia; Paolo VI, a nord della città, edificato negli ultimi 50 anni: queste le quattro aree al centro degli interventi. Le leve finanziarie azionate sono diverse e vanno dai bandi nazionali del ministero delle Infrastrutture (Mit) al Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) normato da una legge del 2015. Eppoi i fondi regionali, quelli Sisus (Strategie integrate di sviluppo urbano sostenibile) e quelli centrali delle delibere Cipe per Taranto. Una macchina che muove più di 300 milioni.
La città vecchia assorbe molte risorse pubbliche. Solo sul versante Cis ci sono 90 milioni destinati al recupero dei palazzi storici dell’isola antica, tutti di proprietà comunale. La Regione Puglia aggiunge 20 milioni per il social housing, 5 milioni vengono dalla Sisus per progetti integrati, 18 milioni sono di Arca (l’ex Iacp) per la ristrutturazione delle case popolari. Presentato anche un progetto da 15 milioni per accedere ad un bando Mit “Qualità dell'abitare”. Accanto al pubblico, però, un contributo è chiesto anche ai privati. Di qui il secondo bando case a un euro lanciato dal Comune e che si chiude il 30 giugno. Si cede la proprietà dell’immobile a condizione che il privato si faccia carico dei lavori di ripristino. Sul mercato vanno 9 edifici “cielo-terra” per un totale di 50 unità. Col primo bando, invece, messe in offerta 7 unità ed assegnate 4. Il nuovo stock di appartamenti è in varie parti della città vecchia. Importanti i lavori di cui necessitano gli immobili perchè abbandonati da molti anni e in condizioni di evidente degrado, tra ingressi murati e puntellature di ferro per mantenerne la stabilità.
Ai due mari di Taranto, Mar Grande e Mar Piccolo, è dedicato il progetto congiunto – già approvato dal Mit – Comune-Autorità portuale da 32 milioni, 16 dei quali dell’Authority, per riqualificare il water front. Si parte dalla zona del porto per arrivare sino al centro città. Una passeggiata panoramica a mare è tra le le opere previste. «In città vecchia – spiega Occhinegro – sono partiti i lavori per riqualificare il Cantiere Maggese-ex convento San Gaetano con la Sisus, è in rampa di lancio l’avvio lavori per i piani superiori di Palazzo Amati da 1,5 milioni, ed entro fine estate partiremo con Palazzo Troylo. Per Maggese ed Amati, destinati ad attività sociali e culturali, Fondazione per il Sud aiuterà il Comune a scegliere le proposte migliori per la gestione».
Il rione Tamburi assorbe una fetta significativa di risorse tra demolizione delle fatiscenti case parcheggio e ricostruzione in altre aree urbane (7 lotti per complessivi 25 milioni del Mit), lungomare terrazzato sul Mar Piccolo (10 milioni), foresta urbana (7 milioni), riqualificazione generale (13 milioni) tra strade, marciapiedi e pubblica illuminazione completamente rinnovati e l’80% in più di aree verdi. In quest’ultimo caso, lavori attesi prima dell'estate.
Tra le infrastrutture, gioca un ruolo chiave la nuova rete Brt (Bus Rapid Transit): due linee elettriche veloci per unire la città da un capo all’altro. La prima già finanziata con 135 milioni del decreto “Rilancio”, con Cassa Depositi e Prestiti coinvolta per la consulenza tecnico-finanziaria. I cantieri partiranno l’anno prossimo. Nel frattempo il Comune attende l’esito del bando Mit per finanziare con 120 milioni la seconda linea. «Il modello al quale stiamo lavorando col Pums, Piano urbano mobilitá sostenibile, sarà decisivo per la diversificazione produttiva del territorio», dice il sindaco Melucci.
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