Taranto e la Puglia guardano all’Est Europa per crescere e diversificare
A Taranto l’incontro con le Confindustria dell’area centro orientale
di Domenico Palmiotti
3' di lettura
Gli interessi delle imprese della Puglia e di Taranto si allargano all’Est Europa grazie al ponte di Confindustria. Per le aziende della regione, già presenti in quest’area, è in gioco la possibilità di conquistare nuovi mercati e nuove opportunità. Per quelle di Taranto, invece, è una possibilità di diversificazione, soprattutto per chi fa metalmeccanica, per cercare di uscire dalla stretta dell’acciaio.
Su invito di Confindustria Taranto, hanno partecipato il 23 ottobre ad un incontro – articolatosi anche in una parte BtoB per provare a costruire le prime intese – le Confindustria di Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Bielorussia, Bulgaria, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovenia e Ungheria, tutte guidate da imprenditori italiani e capitanate da Confindustria Est Europa.
«Gli interessi di questa vasta area sono diversi – dichiara Maria Luisa Meroni, presidente Confindustria Est Europa –. Andiamo dalle materie prime al settore energetico, dal tessile-abbigliamento alla meccanica. Le nostre rappresentanze internazionali seguono vari settori strategici in base alle esigenze delle aziende, ma potenzialmente per le loro caratteristiche sono tutti interessanti. Il prossimo forum economico in Bosnia Erzegovina sarà mirato su agritech, transizione energetica e meccanica. Un altro forum a Tirana sarà sulle fonti energetiche».
Secondo Meroni si viene da un periodo difficile tra pandemia e aumento dei costi dei trasporti, ma proprio questo «ha evidenziato l’importanza di questo vicinato strategico tra i nostri Paesi. Le imprese del Sud – aggiunge – non sono diverse da quelle del Nord. Sono tutti imprenditori che vogliono internazionalizzare per avere uno sbocco migliorativo, naturale, senza dover andare in altri Paesi lontani dove non c’è più la certezza delle forniture e dei costi delle forniture. A pochi chilometri per qualunque settore questi Paesi si presentano interessanti».
Sono più di 1.000 le imprese associate a Confindustria Est Europa con 150mila lavoratori, «ed è un dato in crescita – evidenzia Meroni – che ci fa capire quanto sia importante che gli imprenditori italiani vedano questi Paesi con altri occhi». Per Giulio Bertola, presidente di Confindustria Romania e vice presidente vicario di Confindustria Est Europa, «per le aziende pugliesi la Romania é un territorio estremamente interessante. Parliamo di 18 milioni di cittadini che hanno una grande attenzione verso i prodotti italiani e a quello che l’Italia può offrire. Il settore agricolo è molto sviluppato. Ci sono grandi investimenti nell’agroindustria, agroalimentare, impiantistica, coltivazioni di mais e grano. Anche la catena distributiva è molto articolata e questo può interessare i prodotti pugliesi».
Mentre Alessandro Saglio, direttore generale Confindustria Polonia, osserva che «la meccanica è la manifattura più forte, ma negli ultimi anni c’è stata una grande evoluzione di elettrodomestico, aerospaziale e aeronautico. Adesso c’è un trend sulle energie rinnovabili che stanno crescendo in modo esponenziale e dove la Puglia può dire tanto. Mi riferisco all’eolico ma anche alla trasformazione dei rifiuto per generare energia, visto che la Polonia dipende ancora dal 70 per cento del carbone».
Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia e Confindustria Albania, rileva che «accanto a Ice e ambasciate, abbiamo una presenza di Confindustria in queste Nazioni e c’é un’enorme opportunità di sviluppo per le nostre imprese anche grazie agli strumenti dello Stato come Simest e Sace», mentre Salvatore Toma, presidente di Confindustria Taranto, parla di «tassello della nostra politica di diversificazione. Dopo le visite nei mesi scorsi in alcuni di questi Paesi, iniziamo un percorso di collaborazione anche come reti di impresa. Si può andare fuori non da soli ma insieme».
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