Social housing

Taranto, intervento da 20 milioni finanziato dal Cis

Il Comune ha approvato il progetto di fattibilità tecnica-economica per un ampio intervento di social housing in una delle zone più abbandonate e degradate dell’isola antica al centro dei due mari

di Domenico Palmiotti

4' di lettura

Muove un altro passo il recupero della città vecchia di Taranto dopo il finanziamento del waterfront del Mar Grande col Programma di Azione e Coesione (16 milioni dal PAC più altrettanti dall'Autorità di sistema portuale del Mar Ionio). Il Comune ha infatti approvato il progetto di fattibilità tecnica-economica per un ampio intervento di social housing in una delle zone più abbandonate e degradate dell’isola antica al centro dei due mari, Mar Piccolo e Mar Grande. Si tratta di un cantiere da 20 milioni di euro finanziato con i fondi del Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) istituito dalla legge n. 20 del 2015 per consentire all’area di Taranto di superare la crisi Ilva.

L’intervento, denominato “Casa+”, è compreso nella scheda Cis 2.19 e riguarda una vasta porzione della città vecchia che gravita nell'area del cosiddetto “salto di quota”, ovvero il collegamento attraverso la postierla via Nuova (si tratta di una scalinata e nella città vecchia di postierle ve ne sono diverse) tra la parte alta dell’isola, via Duomo, e quella bassa, via Garibaldi, prospiciente il Mar Piccolo.

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Il quadro economico dell'intervento, stilato da Rpt Studio Guendalina Salimei, prevede che i 20 milioni siano così suddivisi: 13.430.000 per lavori, 268.600 per oneri della sicurezza e infine 6.301.400 per somme a disposizione dell'amministrazione.

I passaggi da fare ora

Col via libera del Comune, il progetto di fattibilità tecnica ed economica viene inviato all'autorità di gestione (Regione Puglia-politiche abitative) e i passaggi successivi sono la redazione del progetto definitivo e l'acquisizione dei pareri degli enti terzi (dalla Soprintendenza ai gestori dei servizi) prima dell'approvazione del definitivo. Previsioni di massima, di fonte Comune, indicano che nel giro di tre mesi potrebbe esserci il definitivo mentre a settembre potrebbe partire il cantiere.

Da tener presente che la zona in questione è vincolata e in base al Codice Urbani (decreto legislativo n. 42 del 2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio voluto dall'allora ministro Giuliano Urbani) per realizzare un appalto si deve possedere il progetto esecutivo. A tal fine, osservano fonti comunali, si potrebbe bandire la gara lavori con la richiesta dell'esecutivo all'operatore economico. Questo agevolerebbe sul piano dei tempi anche se oggi, aggiungono le fonti contattate da “Il Sole”, un definitivo equivale sostanzialmente ad un esecutivo.

Ventimila mq, la zona più compromessa. «Il social housing – spiega Paolo Cottino, direttore scientifico di KCity-Rigenerazione Urbana, che ha assistito il Comune nell’operazione – è rivolto a persone che faticano ad accedere all’offerta di mercato e, al tempo stesso, non posseggono i necessari requisiti per accedere all'edilizia pubblica. Il team multidisciplinare coordinato da KCity ha lavorato su un comparto di circa 20mila metri quadrati». È la zona della città vecchia più compromessa dal punto di vista strutturale, con la maggior parte degli edifici degradati o crollati. Si calcolano infatti 5mila mq di superfici crollate e 4.200 mq di superfici pericolanti. Inoltre, spiega Cottino, «gli accessi sono interdetti e quindi è sicuramente la zona della città che piú necessita di riqualificazione».

Si punta a 150 nuovi appartamenti

«Il progetto di chiama “Casa+” – prosegue Cottino – perché siamo convinti che non sia sufficiente la riqualificazione fisica. Per rendere attrattiva questa zona della città, servono anche servizi, opportunità di lavoro, occasioni di incontro e di aggregazione che rendano interessante per le persone tornare a vivere in questo posto».

L’intervento è articolato in 150 nuovi appartamenti per 450 nuovi residenti a cui si aggiungono circa 3mila metri quadrati di nuovi servizi, dalla biblioteca all'ambulatorio, dalle serre ai laboratori e alle attività educative per i bambini. A questo si aggiungono spazi pubblici aperti per 2.500 mq, ricavati attraverso il piano di recupero Blandino del 1971. «Si useranno tecnologie sostenibili e innovative compensando le emissioni con l’uso delle risorse naturali» aggiunge Cottino. Si pensa poi agli studenti (nella zona, in via Duomo, ex caserma Rossarol, c’è il dipartimento di Scienze giuridiche dell'Università di Bari) come «target privilegiato per l’offerta abitativa legata a questa iniziativa». Strada facendo, occorrerà tuttavia chiarire alcuni aspetti del progetto. Il numero degli appartamenti, per esempio, è stimato in 150, ma fonti tecniche ipotizzano un costo medio per unità di circa 150mila euro e questo potrebbe portare a rivedere il numero degli alloggi intorno ai 130.

C’é poi l’impatto, da valutare, degli accresciuti costi delle materie prime e dell'energia, tant’è che si aspetta dalla Regione Puglia un prezziario rivisto alla luce della situazione nuova. Inoltre, occorrerà vedere come si svilupperà il confronto con la Soprintendenza dati i vincoli dell'area. «Tenendo presente che ci sono stanze centrali senza illuminazione ed areazione, penso che pur mantenendo la storia, si debba fare un recupero intelligente che tenda alle necessità attuali della residenza. Il piano Blandino lo prevedeva già» spiega Cosimo Netti, dirigente Urbanistica del Comune di Taranto. «Quest'intervento – aggiunge Netti – è il primo a scala di isolato che attacca la trama urbana. Recuperiamo in modo strutturale l’area ma non arriviamo al finito. Faremo un 70%, dopodiché c’è un 30% di ultimazione e finitura che riguarderà i soggetti interessati».

Appaltati i lavori per la residenza universitaria

Il social housing è stato messo in pista dalla giunta comunale guidata dal sindaco Rinaldo Melucci e si connette ad altri interventi la cui matrice è la ripresa della città vecchia. Non solo il waterfront Mar Grande, ma anche l’offerta in proprietà, con due bandi già chiusi, di case ad un euro che fanno parte del patrimonio comunale e il recupero di complessi diroccati per farne residenza per gli universitari. È il caso dell'edificio tra via Garibaldi e vico Novelune, un progetto anch’esso finanziato dal Cis. Si è da poco concluso l'appalto, aggiudicato ad un’Ati per 1.532.730 euro con ribasso del 19,5% sulla base di gara.

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